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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

18 marzo 2016

Diffusione del Tabacco in Italia - Nascita dei Primi Tabacchi Indigeni

Il viaggio che portò il tabacco in Italia fu lungo e tortuoso, nascendo sulle Ande Sud Americane e le Coste Peruviane, passando per il Mesoamerica e l’Europa occidentale e finendo fin nelle nostre valli Italiane. Tutto questo viaggio è spiegato in più capitoli della serie “Origini e Storia del Tabacco”: dalla sua nascita e domesticazione al X Secolo, passando per la scoperta Europea del tabacco, e concludendosi con l'arrivo e la diffusione del tabacco in Europa; spiegando superficialmente il viaggio del tabacco dal Nuovo al Vecchio Mondo, e che ci ha dato la possibilità di scoprire ed usufruire di una vastissima gamma di prodotti e tipologie di tabacco ad oggi presenti in tutto il mondo.
In questo articolo continueremo questa storia e ci concentreremo sull'introduzione del tabacco in Italiano, insieme alla creazione dei primi tabacchi indigeni.

Fig. 1: Mappa illustrativa dell'introduzione e diffusione del tabacco in Italia e la nascita dei primi tabacchi indigeni (Jacopo Niccolò Cerasoni)


Primo Contatto

Le prime origini del tabacco in italiana risalgono al 1561, quando dei semi di Nicotiana vennero portati dal Cardinale Prospero Pubblicola di Santa Croce, al ritorno da una missione diplomatica in Portogallo, in dono al Papa Pio IV che li fece coltivare dai Monaci Cistercensi nei dintorni di Roma. La coltivazione della pianta rimase confinata nelle mura degl’orti dei monaci per diversi anni per scopi medicamentosi. La pianta venne inizialmente chiamata “erba di Santa Croce” o “erba santa”, ed i primi riferimenti di questa pianta sono presenti in Herbario Nuovo (1585). Ad oggi sappiamo che questa prima varietà di tabacco arrivata a Roma non era il tabacco che conosciamo oggi (N. tabacum), bensì una varietà di Nicotiana rustica.
Il Vescovo Nicolò Tornabuoni, Nunzio del Papa Gregorio XIII e ambasciatore di Toscana a Parigi presso la Corte di Francia, portò i primi semi di Nicotiana tabacum, varietà brasiliensis, allo zio Alfonso Tornabuoni, Vescovo di Sansepolcro, intorno al 1574. Tornabuoni li seminò nel suo giardino per utilizzare le piante a scopo medico. La pianta fu sopranominata in onere del vescovo “erba Tornabuona”, e descritta anche dal medico Andrea Cesalpino in De Plantis, nel 1585, e presente in un erbario ducale del Ferrarese, creato dal 1858 al 1598, sotto la denominazione di Tabacho over Herba Regina.
Questa prima varietà di N. tabacum var. brasiliensis diede nascita’ alla tipologia che oggi identifichiamo come 171x104: il tabacco indigeno italiano più antico presente ancora oggi. Le ultime piante che hanno mantenuto la loro autenticità genetica, senza sottoporsi ad ibridazioni fin dalla sua nascita vari secoli fa, sono presenti nella valle di Sansepolcro, e commercializzato sotto forma di sigari nostrani su tutta la penisola Italiana.

Espansione

Cosimo I de’ Medici, amico del Vescovo Tornabuoni, iniziò la coltivazione della pianta nei poderi di Chitignano, in provincia di Arezzo. Da queste piantagione nacque la prima polvere di tabacco mai prodotta in Italia.
Dalla Toscana il tabacco passò a Chiaravalle, nelle Marche, per opera dei monaci Cistercensi. Grazie ai monaci il tabacco si diffuse non solo per il suo uso medico, come rimedio per molte malattie, ma gli ecclesiastici cominciarono a creare tabacco in polvere e ad utilizzarlo come tabacco da fiuto, prodotto nei loro molini in pietra. Da questa coltivazione a Chiaravalle nacque una tipologia indigena dell’area, lo Spadone di Chiaravalle. Esso fu coltivato fin dal 1750, e grazie alla sua alta forza nicotinica fu utilizzato prevalentemente come polvere da fiuto, anche se le migliori foglie della varietà scura (ne esistevano tre: giallo, chiaro e scuro), venivano utilizzate anche per trinciati da pipa.
Verso la fine del 16° Secolo si cercò di coltivare la nuova pianta nel Veneto e nell’Umbria. In Umbria il tabacco fu portato, grazie alla grandissima vicinanza con Sansepolcro, nella Repubblica di Cospaia (anche chiamata "La Repubblica del Tabacco"), dove fu coltivato il medesimo tabacco presente a Sansepolcro. Nel Veneto la coltivazione del tabacco iniziò nei cosiddetti Sette Comuni dell’altipiano (Asiago, Rotzo, Roana, Gallio, Foza, Lusiana ed Enego) e nei comuni della Valle del Brenta (Valstagna, Oliero, Campolongo, Campese e Valrovina). La varietà che oggi identifichiamo come tabacco Nostrano del Brenta fu introdotta proprio in queste zone grazie ai Padri Benedettini di Campese.
C’è da precisare che il tabacco coltivato e domesticato nella Valle del Brenta differisce enormemente dal resto del tabacco presente nello stesso periodo nelle valli Nord del Tevere, avendo origini ben più lontane ed ignote. A differenze della N. tabacum e N. Rustica introdotte in Toscana e nel Lazio attraverso canali di trasporti Europei, i tabacchi nella Valle del Brenta e più in generale nel Veneto hanno origine da tabacchi di varietà macrophylla, nello specifico N. tabacum var. macrophylla subpetilatifolia. Le varietà macrophylla indigene del veneto sono:
1.        Nostrano del Brenta
2.       Avanone
3.       Cucchetto
4.      Avanella rotonda
5.       Avanella liscia
      Il genere machrophylla è originario del Messico, rendendo plausibile la possibilità che i semi portati in Veneto verso la fine del ‘500 venissero originariamente dall’America Centrale, senza alcuna ibridazione Europea.
Alla fine del ‘500 l’utilizzo del tabacco trinciato per pipa era già presente e diventato popolare in Inghilterra. Nel 1590 questa tradizione britannica fu introdotta a Roma alla Corte pontificia per opera del Cardinale Crescenzio, al quale era stata fatta conoscere da Don Virginio Orsini di ritorno da un viaggio in Inghilterra. A partire dall’inizio del ‘600 il tabacco cominciò ad essere trinciato e fumato in pipa, dando nuova vita ad un prodotto precedentemente utilizzato solo per scopi medici o come prodotto da fiuto.

Sud Italia & Le Isole

Nel 1615 il tabacco fu introdotto anche al Sud Italia, più precisamente in Sicilia. Dei semi di tabacco furono coltivati ed ibridati nel Giardino Botanico di Misilmeri, diretto dall’abate F. Cupani. I tabacchi coltivati nell’isola furono suddivisi in 4 tipi:
1.       Erba santa majuri
2.       Erba santa minuri
3.       Tabaccu di lu Brasili
4.       Erba santa di lu Brasili
Le prime tre tipologie erano tutte N. tabacum. Dato il nome si può ipotizzare che le prime due venissero dal Lazio, seppur non originarie dalle prime piante di N. rustica portate a Roma. Il terzo, il tabaccu di lu Brasili, probabilmente proveniva dai tabacchi toscani, di tipologia brasiliensis, ed utilizzato sia come tabacco da fiuto che come trinciato. L’ultimo tabacco era sicuramente una varietà di N. rustica, ed adattandosi molto bene all’area diede luogo al Brasile selvaggio.
Verso la meta’ del 1650, in provincia di Sassari, furono coltivati i primi due tabacchi Sardi, il Secco e Rigadio di Sardegna. Il Rigadio veniva utilizzato esclusivamente per preparare polvere da fiuto, tipicamente chiamato Zenziglio, mentre il Secco veniva preparato come polvere da fiuto comune o trinciati per sigarette di bassa qualità.

Questo breve riassunto è una superficiale analisi dell’introduzione del tabacco in Italia e la sua prima espansione attraverso l’Europa ed il Centro America. Le varietà indigene in Italia sono molte, ma la maggior parte sono state prodotte a partire dal XVIII Sec., create attraverso ibridazioni e spostamenti di territori geografiche e aree climatiche partendo dalle varietà elencate in questo articolo. In futuro parleremo anche di queste varietà e della creazione di tabacchi indigeni italiani, insieme all’effetto che questa diffusione ebbe sull’uso che se ne fece negl’ultimi 300 anni.  

3 commenti:

  1. Un contributo molto interessante, al pari dei precedenti. Complimenti.

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    Risposte
    1. Ti ringrazio Maurizio! L'intento di questi articoli e' proprio quello di condividere la storia di quel che oggi definiamo tabacco, perche', senza la conoscenza del passato, non si potra' mai apprezzare appieno quel che consideriamo il mondo del fumo lento.

      PS: Riguardo la tua richiesta precendente di una bibliografia, essa verra' pubblicata molto presto in compagnia di un articolo futuro.

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  2. Ti ringrazio! Anche se alcuni testi sono ormai difficilmente reperibili, é comunque utile a chi volesse approfondire...
    Grazie per il tuo contributo alla cultura del tabacco!

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