Oggi invece, ci tengo a far sentire al lettore il fatto che io ci sia,
perché dopo lunghi mesi nei quali non potevo umanamente scrivere alcunché a
causa di uno studio veramente asfissiante, è un piacere per me sedermi qui,
davanti al computer, e immaginare di parlare veramente con ognuno di voi. E
così, vorrei
rendervi partecipi delle mie opinioni. Perciò, sarà mia precisa intenzione tenere un registro formale, ma non rigido.
rendervi partecipi delle mie opinioni. Perciò, sarà mia precisa intenzione tenere un registro formale, ma non rigido.
Parliamo, ovviamente, del Toscano
Originale 1815, un sigaro che ha affascinato, emozionato, ma ha indotto
anche pareri contrastanti, addirittura sul metodo di fumata. Ma procediamo con
ordine.
Una volta appurato, però, che l’oggetto della nostra attenzione sia
notevole come il 1815, è necessario capire quanto lo sia, in relazione agli
altri suoi simili e a se stesso. Sarà, pertanto, necessaria una profonda e
accurata analisi sulla sua anima, che ci porti a capire il reale valore, e che
ci permetta altresì di speculare su fenomeni di corollario, come gli
abbinamenti di distillati e il rapporto qualità-prezzo.
Perciò, il tabacco arrotolato da provare dovrà essere tanto, proveniente
da diverse scatole e a diversi parametri di conservazione. Ebbene, in questi
mesi in cui non ho potuto scrivere, non è che abbia anche smesso di fumare, e
così accumulavo dati su dati da proporvi in occasioni come queste. Ciò che
andrete a leggere è una media tra sigari fumati (1) da diverse scatole, (2) in
diverse condizioni meteorologiche, e conservati in humidor (3) a diversi
livelli di UR, (4) per un periodo più o meno lungo di tempo.
L’aspetto oscuro ricorda il mogano, con una bella presenza, leggermente
untuoso al tatto, duro e panciuto. I toni tendenti al bruno non nascondono una
luminosità viva, che apparentemente entra in contrasto con una superficie
ruvida, ma che in realtà è in perfetto equilibrio con essa. Le venature sono
gli unici punti in cui esistono micro-difetti cromatici, visibili solo in
appena due dei cinque esemplari vagliati.
La costruzione è assolutamente ottima, una delle migliori di casa MST.
L’olfatto viene avvolto da un intenso profumo , che ricorda il legno, lo
stallatico, l’erba fresca, il fieno ed è caratterizzato da tratti affumicati.
A crudo, percepiamo distintamente cuoio, legno, erba in una sorta di
omeostatica dolcezza. Tiraggio e combustione ci risultano essere eccellenti, e
la cenere solida, molto stratificata, di un naturale color grigio topo, con
sfumature tortora, ocra, e tendenti al nero.
L’evoluzione è a pendolo: il primo tercio,
intenso, amaro e rude, è il preambolo della pancia, dove si raggiunge dolcezza
e raffinatezza, per poi di nuovo ricongiungersi all’inizio della fumata,
tornando ad una forza pressoché implacabile. Il primo tercio comprende anche note tanniche e umami, mentre gli ultimi due
sono maggiormente contraddistinti da sensazioni balsamiche e di frutta secca.
In fumata, l’ingresso è aperto, dalle tonalità dolci che si
intermezzano a quelle più amare. Si denota subito un’ottima persistenza e un
equilibrio notevole. La seconda fase è molto più lineare e piena: il fumo ha
assunto caratteristiche vellutate e a tratti più fresche. L’ultimo tercio è il più forte, e acquistando
carica nicotinica, tende a perdere qualcosa nella paletta aromatica.
Su una scala da 1 a 10, il Toscano Originale 1815 si pone attorno a
8,5, rimanendo costante nel corso di tutta la fumata, della durata media di 2
ore e 10 minuti. Nell’arco della sua
combustione, alcuni aromi rimangono costanti, come quelli liquoroso, erbaceo,
pepato, tostato, e quelli di legno e cuoio. Altri compaiono solo in alcuni
momenti, tendenzialmente l’ultimo o gli ultimi due terci. Parliamo di una rosa aromatico-gustativa che spazia dalla
liquerizia al miele, dalla gomma a toni profondamente balsamici.
Nonostante questo, però, la complessità non è degna delle aspettative:
leggendo così tanti sentori diversi appare impossibile, ma in effetti molte delle
sfaccettature descritte risultano così sottili da diventare impercettibili,
mentre quelle più imponenti sono fra loro sia simili che complementari, dato
che vanno tutte nella stessa direzione: quella della tradizione, come legno,
cuoio e stallatico. Una qualità assoluta, certo, ma che comunque rende leggermente
più piatta la fumata, specie nel momento in cui la forza e la corposità
aumentano.
Ciò va però in favore dell’equilibrio che, assieme alla costruzione perfetta e ad un saggio lavoro di blending, risulta totalmente armonico, con una finezza
eccellente. La persistenza è lunga, e l’evoluzione buona, in quanto cambia la
paletta aromatica in maniera piacevole, ma mai con viraggi sorprendenti o
eccelsi.
Parliamo di una fumata sorprendente, costruita eccellentemente, uno
storto da rivalutare più e più volte, indicato per la riflessione e per il
riposo. Ritengo il Toscano Originale 1815 il miglior componente della variegata
famiglia Manifatture Sigaro Toscano da alcuni anni a questa parte, anche se
francamente mi sarei aspettato qualcosa di più, in quanto ampiamente declamato
come un fuoriclasse, commenti forse sovradimensionati alla sua reale natura. I
quattro anni di stagionatura in botte e l’ulteriore anno di invecchiamento
avevano creato mormorii ben speranti, e già si invocava al ritorno del vero
sigaro toscano, quello di una volta. In realtà, si continua a sentire che,
nonostante sia un prodotto davvero incredibile, ci sia ancora qualcosa di
diverso rispetto a quelli che fumavano i nostri nonni – kentucky americano a parte.
La valutazione complessiva media dei cinque esemplari testati risulta
essere di 88/100.
Un buon sigaro il 1815, soprattutto se "tenuto" bene, ovvero se messo nell'humidor per un po' di tempo. Mi sono comununque capitati esemplari secchi, come al solito.
RispondiEliminaSui distillati io cambierei direzione: via la solita grappa e ben arrivato Calvados! Da provare almeno una volta.
Col Calvados ti piace vincere facile :)
Elimina;D
EliminaSono d'accordo con Tobacco, bisogna sdoganare i soliti luoghi comuni sugli abbinamenti
RispondiEliminaDi per se i distillati in generale nn permettono una grande fruizione di fumata, perché tendono ad "anestetizzare" le papille gustative, questo non toglie che una cosa è degustare ed un altra è godere di una fumata
Ho sperimentato diversi abbinamenti e sono arrivato al punto che i vini passiti siano la cosa migliore con il Kentucky fire cured
Quindi al primo posto sicuramente il Vin Santo proprio per rispetto del terroir, ma stanno benissimo dei passiti a bacca rossa o comunque con in acidità equilibrata, mi viene in mente un Pantelleria o un Moscato di Scanzo
Buone fumate
Ritengo l'analisi sui vini più originale che quella sul calvados, anche se la degustazione per contrasto credo si presti meglio per altri sigari.
EliminaCome dico sempre, però, sono tuttora convinto che il miglior abbonamento possibile sia con un bicchiere di acqua frizzante ;)