Come promesso ai nostri lettori, ecco il nostro reportage della visita al primo negozio al mondo di soli sigari Nicaraguensi, lo scorso 10-11 Febbraio.
Arrivo ad Amsterdam con il primo volo del mattino, alle 8:30 atterro a
Schiphol, dove la giornata non è delle più accoglienti dal punto di
vista climatico. Neve e vento tagliente la fanno da padrone, mi dirigo velocemente verso il bus che mi porta nei pressi del mio hotel, lascio lo zaino, e ben chiuso nel mio giaccone mi dirigo verso Cigaragua. Il negozio, situato ad Amsterdam, in Baerlestraat 56/H, giusto di fronte allo Stedelijk Museum, è di proprietà di Sasja van Horssen, da tre generazioni nel business dell'importazione di tabacco in Olanda. Arrivo pochi minuti dopo l'orario di apertura, e Sasja lascia il suo sigaro che stava fumando nella lounge, venendo ad accogliermi nel suo negozio. Gli spiego che sono venuto appositamente dall'italia, per visitare Cigaragua, essendo stato già altre volte ad Amsterdam, conosco la città. Ho preso un aereo il mattino presto, per una full immersion in questa nuova realtà, e l'indomani mi aspetta il volo di ritorno, nel pomeriggio. Piuttosto stupito mi ringrazia dell'interessamento, e mi fa salire nel walkin, dove faccio una prima panoramica per farmi un'idea di ciò che mi interessa, e prendo un sigaro da fumare nella Lounge. Scelgo un San Lotano Connecticut Lancero. Amo il marchio, ma la linea connecticut non è tra le mie preferite, tuttavia, per una fumata mattutina decido di provare questo prodotto, che si rivela
eccezionale, ed estremamente più gradevole di tutto il resto della linea.
Durante la mia fumata, ho la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il proprietario del negozio, (che ha anche diversi altri negozi di sigari in Olanda ndr-) e gli chiedo come mai ha intrapreso questa scelta. Sasja mi risponde che è una scommessa, sulla qualità che il Nicaragua oggi è in grado di esprimere. Il paese ha incrementato diffusamente la qualità dei propri prodotti negli ultimi 10-15 anni, ed oggi è in grado di soddisfare praticamente qualsiasi tipo di fumatore. "Anche storici marchi dominicani, oramai consolidati ed affermati, Si rivolgono oggi al Nicaragua per l'impressionante gamma di tabacco che riesce ad offrire" dice Sasja. "Quando un cliente entra e ci chiede un Cohiba o un Montecristo, gli spieghiamo che nel nostro negozio non può trovare sigari cubani, gli esponiamo il nostro progetto, e se vuole lo orientiamo verso la scelta di un prodotto che possa soddisfare le sue esigenze". Chiedo a Sasja quale sia secondo lui il motivo per cui il Nicaragua, nonostante una importante produzione in termini di qualità e quantità, sia ancora percepito come novità, e non come una realtà consolidata al pari di Cuba. "Cuba vende il paese, nella sua totalità, inclusi i sigari, si affaccia sul mercato con un fronte unico, e questa è un'ottima strategia di marketing, i produttori nicaraguensi, molti dei quali per altro di origine cubana, hanno un approccio più aziendalista, e spingono, giustamente, il loro singolo brand, questo in termini di impatto sul consumatore è meno efficace". Come non essere d'accordo con questa affermazione! Sempre secondo Sasja diversi importatori oggi stanno chiedendo a gran voce ai produttori nicaraguensi di spingere il paese nella sua interezza, oltre che promuovere i singoli prodotti. Solo così si può dare al consumatore la percezione di una realtà consolidata.
Scambiamo diverse vedute sulla situazione attuale del paese, raccontandoci le reciproche esperienze fatte nelle manifatture nicaraguensi (il reportage di Cigar Blog potete trovarlo accedendo ai vari post da questo articolo-indice). Sasja mi porge un libro, che porta lo stesso nome del negozio, e di cui poi mi farà omaggio come segno di gratitudine per aver preso un volo dall'italia per fargli visita. Il libro Cigaragua, è ricco di foto, aneddoti e racconti, inerenti la vita di Estelì e le principali manifatture del paese.
Dopo un pranzo presso il ristorante francese del Conservatorium Hotel, a pochi metri dal negozio, e presso il quale si trova una bellissima Casa Del Habano, mi reco nuovamente a Cigaragua, per ributtarmi nel Walkin e fare le mie scelte fumose, da riportare a casa. Scelgo esclusivamente prodotti non importati, poichè la differenza minima di prezzo rispetto al mercato italiano, non rende molto conveniente l'acquisto. Tuttavia la scelta di prodotti aggiuntivi, che da noi non sono reperibili, è davvero allettante, e riempio ben 3 cassettine con i vari sampler che desidero provare, prendo inoltre un box di Sobremesa, di cui troverete recensione sul blog a breve. Ed effettivamente nel walkin di Cigaragua c'è tutto il Nicaragua che
conta in termini fumosi, dai grandi nomi, fino alle produzioni di
nicchia, dai piccoli formati, fino ai formati Giant, passando per le
vitolas amate da chi vi scrive, come Lanceros e Lonsdales.
Scelgo un secondo sigaro per la fumata pomeridiana nella lounge (un churchill My Father Le Bijou), e mi ributto a fumare nella sala, decisamente più affollata rispetto al mattino. Ho occasione di parlare con diverse persone di diverse età, quasi tutti fumano a 360°, il che mi conferma ancora una volta che, mentre da un lato esistono i fumatori di soli sigari cubani (o di soli toscani in particolare in Italia), dall'altro lato non esistono fumatori che fumano solo Nicaragua, o solo Dominicano. Chi esplora nuovi paesi nelle proprie fumate, passa ad un approccio più consapevole, che punta a massimizzare la qualità di ciò che fuma, e difficilmente chiude le porte ad uno dei 4 grandi paesi produttori, ciascuno dei quali è in grado di offrire le proprie eccellenze.
Torno in hotel col mio bottino, che sistemo accuratamente nei miei travel humidor, e nello zaino, esco a cena con un mio amico, che oggi lavora e vive in Olanda, e vado a letto. Il mattino successivo, faccio colazione, e puntuale come un orologio sono al negozio all'orario di apertura, giusto il tempo di un sigarino post colazione, e mi avvio verso pranzo, e verso il mio aereo che mi riporta a casa con una nuova, entusiasmante esperienza, grazie a questa passione fumosa che amo ogni giorno di più, grazie anche a realtà come Cigaragua, che aprono nuove finestre su questa passione, da una diversa prospettiva.
ENGLISH VERSION:
As promised to our readers, here following our reportage about the visit to
the first “Nicaraguan only” cigar shop in the world, on February 10-11, 2017.
I land in Amsterdam with the earlier morning flight from Milan, at 8:30 AM I
am in Schiphol, where the weather is not so cozy. Snow and wind are dominating
the city, I move fast toward the bus that will drop me in front of the hotel,
where I leave my backpack. Well sealed inside my coat I move towards Cigaragua.
The shop, placed in Amsterdam, just in front of the Stedelijk Museum, in Baerlestraat
56/H, is owned by Sasja van Horssen. His family is involved in tobacco business
since three generations, and he’s nowadays importing in the Netherlands several
brands, and owning different cigars shops in the country.
I arrive in the shop just few minutes after the opening time, Sasja
leaves his cigar in the ashtray of the lounge, and comes to welcome me. I tell
him that I have been in Amsterdam before, and I know the city, but this time I
come from Italy just to visit his shop. I tell him that I took an early morning
plane, for a full immersion in this new concept of shop, and the day after I will go back
home. Fairly surprised, Sasja thanks me for the interest on his business, and let
me enter the Walk-in, where I have a first overview on the available products,
I pick up a Connecticut Lancero By San Lotano, and I move to the lounge for a
morning smoke. I love San Lotano, but generally the Connecticut line is not my
preferred choice, however for a early morning smoke, I decided to try this
stick, that changed completely my mind about the Connecticut line. Very intense
and extremely balanced, this cigar is really outstanding!
I have a chat with Sasja while smoking, and I ask him why he choose to open
such a shop, why only Nicaraguan cigars? He says that is a bet, on the high
quality that nowadays Nicaragua can ensure. “the country has diffusely and
widely increased the quality of the
products in the last decade, and today can satisfy any kind of smoker. The
variety of tobacco is impressive, and also historical Dominican brands, are now
looking at Nicaragua to expand their product portfolio”.
“When a customer enter in my shop asking for a Cohiba or a Montecristo, we
tell him that here Cubans are not available, we explain our project, and if he
wants we help him in the choice of a cigar that can be satisfactory for him”.
I ask Sasja what is in his opinion the reason why, even though Nicaragua is
a very important country in terms of quantity and quality of cigars, is still
perceived as a new emerging country in this business, and not as a consolidated
reality as Cuba. “Cuba “sells” Cuba as a country” he says, “this is a very good
marketing strategy, and the tobacco
business in Cuba is in the hands of a single company, which is Habanos SA.
Nicaraguan brands are owned by different families, most of them native from
Cuba, they have a company oriented approach, which is reasonable, and they of
course push their brands separately, with different marketing strategies. This
in terms of overall perception of the consumer is less effective”
How to disagree with this sentence?! According to Sasja, several importers
are asking to producers to adopt a common market strategy in order to “sell”
the Nicaraguan cigar as a unique concept, beyond the marketing of single
products.
We exchange some information on several experiences that both of us had in
Nicaragua, in several factories (you can find our reportage about Nicaragua in
this index article (in Italian only)), Sasja gives me a book, produced for Cigaragua and titled with the
same name of the shop, plenty of pictures, stories and anecdotes about Nicaragua,
Estelì and several factories in the area.
After a
lunch in the French restaurant of the Conservatorium Hotel, few meters distant
from the shop, where is also locate a Casa del Habano Shop, I come back to
Cigaragua, to jump again in the Walk-in an make my selection of cigars to bring
back home. I choose only non-imported products (in Italy), since the price
difference is not so huge to justify to buy cigars that I can also find in my
hometown. However the choice of additional non imported product is huge, and
very interesting. And indeed, in the walk-in, there’s all the Nicaragua that
counts, in “smoky” terms! Starting from the “big names” to the niche
productions, from small sized cigars up to giant vitolas, through the shapes
that I really love such as Lonsdale and lanceros.
I end up
with 3 full trays of cigars, with samplers that I would like to try, plus a
full box of Sobremesa, I choose another cigar to smoke in the lounge (A Churchill
Le Bijou of My Father), and I come back to the smoking room, that meanwhile
become more crowded than in the morning. I have the possibility to talk to different
people of different ages, all of them are “360°” smokers. This confirms one
time more that while there are few “only Cuban” smokers, is very difficult to
find a “only Nicaraguan” or “only non-Cuban” smoker. A smoker that decides to
explore cigars from new countries, normally leaves the “stereotype” approach to smoke, for a more quality-oriented choice. In this framework is quite
difficult to find somebody that leaves completely the products of one of the 4
most important countries in cigar business (Cuba, Nicaragua, Honduras and
Dominican R.), since each country can offer some excellent products.
I come back to the hotel, i carefully place all the cigars in my travel
humidors, and I go for dinner with an old friend, that now lives in the
Netherlands. The morning after, I have a breakfast, and I arrive at 10.00 at
Cigaragua, where I smoke a Noellas from Tatuaje, then I go for lunch before moving to the Airport, towards home, with my cigar treasure in the backpack, and
another thrilling experience, thanks to this passion for cigars, which I love every
day more, also thanks to places like Cigaragua, that can open new windows on
this passion, with a different perspective on this wonderful “smoky” world.
Pochi possono capire il senso di un simile sbattone... Beh, io son tra questi! Bel reportage Simone!
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