Qualche mese fa,
durante una visita presso la manifattura di Sansepolcro, sede della Compagnia
Toscana Sigari, mi è stato presentato un nuovo membro della futura famiglia CTS.
Ebbene, dopo mesi di silenzio, osservazione ed analisi scrupolose è arrivato il
momento di condividerlo anche con voi lettori di CigarBlog.
Era noto già da
tempo che questa nuova manifattura ha il desiderio di rivoluzionare il mondo
del fumo lento Italiano, e la loro continua ricerca verso le novità ha portato alla
nascita di un nuovo prodotto, primo nel suo genere: il sigaro Biologico. L’unicità
di questo sigaro risiede nella natura della coltivazione e produzione del
tabacco utilizzato, temi che vale la pena approfondire e studiare nel
dettaglio.
Ultimi fasci di tabacco Biologico (Manifattura CTS, Sansepolcro) |
Il tabacco
biologico che costituisce questo sigaro innovativo è coltivato nel comune di
Montalcino, presso un’importante azienda vitivinicola, che oltre a produrre ottimi
vini nel passato era vocatissima per la produzione di tabacco. Il tabacco è
stato coltivato seguendo i dettami dell’agricoltura biologica come tutte le
altre coltivazioni aziendali. Essendo stato coltivato con pochissimi input, ed
in assenza di prodotti di origine chimica, la produzione è stata veramente
esigua con una percentuale di materiale fasciante bassa.
Il processo di
produzione dei sigari, comparato con il metodo tradizionale, era alquanto
ostico. In media sono stati prodotti circa un terzo dei sigari che si producono
normalmente con tabacco tradizionale per due principali origini di ragione. La
prima era la limitata quantità di tabacco disponibile, derivante solamente dal
piccolo appezzamento di Montalcino. La seconda ragione era la ridotta quantità
di materiale fasciante raccolta, molto esigua a causa della coltivazione
biologica ed il selezionamento categorico da parte di CTS per la sola raccolta
delle migliori foglie fascianti (in media sette foglie per pianta). A causa di
questa scarsità di materiale CTS ha dovuto attingere a tutta l’esperienza delle
loro maestre sigaraie che hanno seguito tutta la produzione del Biologico dal
primo all’ultimo sigaro. Grazie alla loro maestria con la lavorazione di fasce
fresche, a differenza delle fasce pretagliate e congelate comunemente usate
oggi, le sigaraie sono state in grado di utilizzare al meglio il materiale
disponibile, tirando fuori il meglio da ogni singolo lembo di foglia con cui si
poteva fasciare un sigaro.
Dopo la prima
fase di cura, il tabacco fu sottoposto a due fasi fermentazioni. La prima in
massa a bassa temperatura e poi con una seconda fermentazione in cassa di legno
previa bagnatura gestita a 4 rivolgimenti. Quest’ultima fase permette alla fascia
che non ha subito fermentazione di fermentare a sua volta, affinando il futuro
sigaro. La cura e attenzione in queste fasi di fermentazione hanno un ruolo
fondamentale sulla riuscita di un buon sigaro, perché, se è indispensabile
dell’ottimo tabacco per ottenere un buon sigaro, la tecnologia di produzione
gioca un ruolo altrettanto importante.
Anche se la
coltivazione ed il selezionamento del tabacco per il Biologico non sono stati
compiti da poco, per contro la valutazione del materiale prima della produzione
dei sigari ha riservato grandi sorprese: le foglie mature erano di grana aperta
e colore vivace, all’olfatto oltre ad un marcato affumicato erano ben presenti
i sentori tipici del Kentucky CTS.
I sigari prodotti
con il tabacco di Montalcino sono leggermente più lunghi ma soprattutto con una
sezione ancor più generosa, con una tipica forma di un bitroncoconica long-filler a fascia
singola.
Questa novità verrà
presentata al pubblico nel 2017, e verrà distribuita in numeri limitatissimi,
essendo un’edizione speciale ed irripetibile.
Prima di concludere, voglio lasciarvi un piccolo indizio sulla
prossima edizione limitata CTS, prossimamente solo su CigarBlog.
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