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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

04 aprile 2012

Buoni e cattivi

Le tanto dibattute, semplici o complesse schede di degustazione che ogni aficionado si è trovato a compilare, oppure a leggere nelle recensioni altrui, servono per dare indicazioni sulla qualità dei puros, che vadano al di la del semplice buono o cattivo. Come sappiamo ci sono caratteristiche soggettive che non esprimono la qualità in senso stretto, un fumatore può prediligere aromi tostati e speziati associati a toni sapidi, mentre un altro può apprezzare maggiormente note aromatiche di legno o terra, e sapori più dolci. Al netto della cura con cui un sigaro è costruito, le caratteristiche organolettiche che esprimono invece più oggettivamente la qualità (complessità, equilibrio, persistenza, qualità o finezza ed evoluzione) hanno una componente fondamentale nel definire se un sigaro è buono o meno. In realtà ognuna di queste caratteristiche è molto importante, in questo post però volevo chiedere a voi lettori qual'è secondo il vostro parere la caratteristica assolutamente irrinunciabile che un sigaro deve avere, senza la quale ricade inevitabilmente fra i puros di bassa qualità. Prima di descrivervi il personale parere di chi vi scrive, elenco brevemente per i neofiti che ci leggono cosa si intende con i termini sopra indicati:

Complessità = numero degli aromi diversi percepiti contemporaneamente durante il corso della fumata
Equilibrio = grado di omogeneità degli aromi percepiti, e di prevalenza fra aromi sapori e forza, se un aroma predomina sugli altri il sigaro è poco equilibrato, così come se la forza prevarica sui sapori e gli aromi, viceversa aromi di pari intensità e forza commisurata all'intensità aromatica denotano un sigaro equilibrato
Persistenza = lasso di tempo dopo il singolo puff entro cui percepiamo ancora chiaramente la sensazione di fumo sul palato, e intervallo dopo la fine della fumata in cui percepiamo ancora vagamente i toni aromatici del sigaro, ovviamente tempi più lunghi = persistenza maggiore
Qualità = grado di nitidezza o chiarezza con cui distinguiamo i sapori e gli aromi
Evoluzione = grado di cambiamento delle percezioni (aromi sapori e forza) lungo il corso della fumata, se un sigaro arriva al finale con le stesse caratteristiche con cui è partito è poco evolvente, se invece cambia frequentemente lungo la fumata ha una buona evoluzione.

Per quanto mi riguarda, l'evoluzione è la caratteristica fondamentale che non deve mai mancare nel corso di una fumata, esistono sigari poco persistenti ma con note aromatiche piacevoli, sigari non troppo complessi ma con aromi ben equilibrati, sigari poco fini a livello aromatico ma nel complesso gradevoli, e persino sigari poco equilibrati che possono essere apprezzabili se gli aromi e i sapori che dominano sono quelli che prediligo soggettivamente, ma se un sigaro non ha evoluzione dopo 5 minuti di fumata l'assuefazione dei sensi mi da la sensazione di fumare solo aria calda.

a voi la parola!!!

3 commenti:

  1. Parto io con la prima risposta di questa intrigante domanda: al primo posto metto l'evoluzione senza la quale la noia la farebbe da padrona. A tale proposito è abbastanza chiaro come i cubani (generalmente) siano più portati ad evolvere rispetto agli altri prodotti caraibici. Al secondo posto metto la finezza degli aromi. Mi stupisco sempre positivamente quando in testa mi si imprime la sensazione di avere nitidamente e fortemente avvertito caffè piuttosto che cacao, sottobosco o frutta secca... Al terzo posto metto la persistenza post fumata (che distinguerei dalla persistenza post puff). È davvero molto piacevole avere in bocca i sentori precedentementi percepiti per un lasso di tempo superiore ai canonici 20-30 minuti di normale persistenza

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  2. Ottimo post!
    A mio avviso la complessità e di conseguenza la qualità aromatica sono le caratteristiche fondamentali per distinguere un puros, penso che poi le altre sensazioni siano derivati secondari, dove c'è qualità, secondariamente c'è sicuramente persistenza ed evoluzione

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  3. no so se la complessità e la finezza aromatica corrispondono sempre a buona persistenza ed evoluzione, penso a davidoff, ad esempio, finezza aromatica ottima ed elevata complessità, tuttavia per le ragioni più volte ribadite, in linea di massima hanno evoluzione media o medio-bassa e scarsa persistenza, vice versa se prendiamo sigari relativamente economici come la serie antano di joya de nicaragua (prendo volutamente due caraibici), troviamo complessità non spiccatissima,finezza non eccellente, ma una prepotente evoluzione associata a una persistenza di molte ore.
    Riguardo a quello che ha detto Paolo invece, condivido abbastanza, salvo il fatto che il dato tendenziale sulla minore evoluzione dei caraibici rispetto ai cubani sta diventando sempre meno significativo.

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