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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

05 dicembre 2017

Lutto nel mondo del sigaro: è morto Josè O. Padròn, lo ricordiamo con un articolo di Aniello Buonincontro

Purtroppo ci giunge la notizia che Josè O. Padròn, una vera e propria "corner stone" del mondo del sigaro a livello mondiale, ci ha lasciato all'età di 91 anni, a pochi mesi dall'uscita del libro delle sue memorie (vedi foto). In meno di due anni se ne sono andati Carlos Fuente Senior, e ora il fondatore della manifattura  Padròn che conosciamo oggi. Entrambi emblemi del successo dei produttori di origine cubana nell'area del caribe, rispettivamente per la Repubblica Dominicana (Fuente) e del Nicaragua (Padròn). Anche Padròn, come Fuente, infatti, non ha semplicemente rappresentato un imprenditore che ha esportato il suo business fuori da Cuba, ma ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta a livello mondiale, facendo da trend-setter per il Nicaragua e alzando l'asticella della qualità a cui tutti i produttori hanno aspirato per lunghissimi periodi, e forse ancora oggi.

Per ricordare la storia della famiglia Padròn, riportiamo un bellissimo articolo di Aniello Buonincontro, di Cigars and Tobacco (importatore del brand in Italia) che riassume la storia di questa importante famiglia nel mondo del sigaro, dalle origini fino ai giorni nostri.

Quante persone conoscono la storia di quel martello? Chiesi a Jorge Padron indicando con un lieve cenno del capo la spilla dorata sulla sua giacca. Tante! Rispose con un sorriso che tradiva un po’ di tristezza, legata forse al ricordo di
chi quel martello lo aveva utilizzato.
Ma perché ad un utensile, che non ha alcuna utilità nella realizzazione di un sigaro, viene data tanta importanza al punto da imprimerlo su ogni box di sigari, proprio sotto il nome Padron?
Quando si inizia a cercare la risposta a questa domanda si scopre subito che quel semplice oggetto è fondamentale per chi ama questi sigari..
Per capire dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, precisamente a Cuba, al porto de La Havana, a metà del 1800.
Quando Damaso Padron mette piede sull’isola lo scricchiolio delle assi della banchina, sotto il peso dell’esule spagnolo, dà inizio all’epopea dei Padron. Anche se Damaso questo ancora non lo sa. 
Non poteva sapere che i suoi figli e i suoi nipoti sarebbero cresciuti tra i campi di tabacco e l’azzurro cielo cubano e avrebbero fatto sì che il suo nome divenisse famoso in tutto il mondo.
Un po’ alla volta arrivò ad acquistare tre vega per coltivare tabacco. La prima fu Las Obas che, detto per dovere di cronaca, fu una delle prime vega in Pinar del Rio. Ne passò di anni a rivoltar terreno a staccare foglie, con quel gesto rapido del polso che fa capire al tabacco chi è che comanda, a controllare i piloni di tabacco in fermentazione e, per evitare che divenissero troppo caldi, a disfarli e ricomporli daccapo.

La famiglia Padron è stata spettatrice di tutti gli eventi storici più importanti che hanno riguardato Cuba dalla seconda metà del XIX secolo. Dalle due rivoluzioni d’indipendenza di fine ‘800 alla rivoluzione dei sergenti di Batista, fino all’arrivo di Castro nel ’59.
Con Fidel credettero davvero che fosse giunto il momento che avrebbe posto fine ai loro sacrifici. Sperarono in un miglioramento delle condizioni di vita che la dittatura imponeva. Decisero quindi di fornirgli il proprio appoggio. Quando assunse il potere sull’isola le cose non andarono come avevano sperato.
In breve tempo i 250 acri che coltivavano a tabacco vennero confiscati, lasciandone a José solo 5, ma non più di proprietà. Su quel poco terreno potette continuarono a coltivare tabacco. Le condizioni di vita però erano peggiorate, e il peggio era che tutte le speranze erano state spazzate via. Non vi era più futuro.
L’unica soluzione rimasta era andare via. Ma non era semplice lasciare l’isola. Occorrevano soldi, i contatti giusti e bisognava sperare, ancora. L’occasione che ebbero fu di recarsi in Spagna e la colsero al volo. Una volta in Spagna potettero trasferirsi negli USA.

La storia ci racconta quello che accadde, anche se non è possibile trovare nei libri il dettaglio del dramma che colpì le tante famiglie che, a seguito dei fatti accaduti a Cuba, dovettero trovare una nuova terra.
José Padron si trasferì con la famiglia a New York per poi spostarsi in Florida, a Miami. Qui trovò la nutrita comunità di cubani che, nel corso degli anni erano scappati dall’isola per ricominciare daccapo. Tante storie, tutte diverse.
Qui bisognava rimboccarsi le maniche per procurarsi da mangiare. Appena giunti un amico gli fece un regalo, un martello, appunto. Con quello poté iniziare a lavorare come carpentiere, mantenere la famiglia e provare a metter da parte qualche dollaro, perché il sogno era sempre ritornare a lavorare con i sigari. Trascorsero tre anni prima di ritornare a maneggiare tabacco e il tutto grazie ad un martello. Strana la vita, vero? Ecco perché quel semplice utensile da carpentiere è divenuto il simbolo dei sigari Padron.
Quei soldi risparmiati servirono ad aprire una piccola fabbrica, una chincal per essere precisi, in Little Havana, su una parallela di Calle 8. Appena 200 sigari al giorno realizzati con il supporto di un solo torcedor, venduti al prezzo di 25 cent l’uno. Oggi lì si trova la sede centrale della compagnia e in uno dei suoi uffici viene custodito gelosamente il martello di José, per ricordare i tanti sacrifici fatti.
Nel 1967 un produttore nicaraguense si recò a Miami per mostrare a Josè Padron il suo tabacco. Fu un incontro importante, poiché José intuì la potenzialità di quelle foglie e iniziò a lavorare sull’idea di sigari prodotti con quelle foglie. Nel 1970 iniziò l’avventura produttiva in Nicaragua. La nuova fabbrica fu avviata  con appena 4 rollatori, ma in quegli anni vi erano solo altre 3 fabbriche attive e le condizioni politiche non erano assolutamente favorevoli alle attività commerciali. Era un rischio, ma si doveva tentare.
Dopo quattro anni di produzione  nelle due fabbriche di proprietà quella di Miami fu chiusa. Le cose sembravano andare per il verso giusto, almeno fino all’arrivo dei sandinisti.
Nel ’78 un incendio in fabbrica, causato dai rivoluzionari, fece capire a Padron che occorreva cercare un’alternativa e la si trovò in Honduras, dove fu trasferito parte del tabacco. C’è da dire, con una breve digressione, che se Casto fece la fortuna del Nicaragua, i sandinisti fecero quella dell’Honduras. Visto che in poco più di 30 anni l’Honduras ha raggiunto Cuba come volume di produzione.
Ma ritorniamo in Nicaragua, perché nel 1980 i sandinisti concessero a Padron il permesso di ritornare ad Estelì, riconoscendo, si racconta, i suoi alti meriti. Ma molti erano i problemi da risolvere. Se da un lato la fabbrica era rimasta attiva, sotto il controllo dei militari, i campi di tabacco erano stati resi quasi inutilizzabili, a seguito delle infezioni di Muffa blu. E non era tutto. Nel 1985 gli USA posero l’embargo e Padron dovette abbandonare il Nicaragua nuovamente. Sembrava non vi fosse più speranza ma con tenacia la produzione continuò in Honduras fino al 1990.
Ma José non si occupava solo di tabacco. In tutti questi anni aveva mantenuto i contatti con i rivoluzionari cubani e nel ’78 ottenne un incontro a Cuba con Castro, durante il quale José riuscì ad ottenere la liberazione di molti prigionieri politici. Ma la cosa creò non pochi problemi. Per quanto l’incontro si fosse tenuto in segreto sembra che una foto svelò i fatti. Tre attentati, da parte di attivisti anti Castro, colpirono la sede a Miami. Era lo stesso anno degli incendi in Nicaragua. Diciamocelo, non fu un anno tranquillo per Padron. 

Ma tutto questo è storia ormai. Il presente invece, beh, il presente è fatto di grandi sigari.
C’è da dire che Padron ha una filosofia che pochi altri produttori seguono. Poche linee e pochi pezzi prodotti in modo da controllare bene tutta la produzione. José si è sempre divertito nel dire che lui produce sigari per se stesso e quelli che non riesce a fumare li vende. Per quanto la frase sia opinabile rende bene il concetto di quanto lui non persegua una crescita spasmodica del numero dei sigari prodotti bensì un mantenimento di alti livelli qualitativi. Livelli che pochi riescono ad eguagliare.
Da pioniere in Nicaragua oggi potrebbe essere il produttore col più alto numero di sigari per anno, ma è rimasto semplicemente il produttore dei migliori sigari nicaraguensi.
Per loro il tabacco è il segreto di tutto. Ok, questo suonerà lapalissiano, ma Padron ha la capacità unica di plasmare le foglie come fossero argilla nelle mani di un vasaio. Basta accendere un suo sigaro per scoprire quanta arte ci sia ne suo lavoro. 


Aniello Buonincontro

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