Era nell'aria già da qualche mese, ma da ieri sembra un dato ufficiale, la tabacalera Oliva (Oliva Cigar Company, ndr-) sarà acquisita dal gruppo belga J. Cortes, già produttore di cigarillos per il mass market, e proprietario di una grossa manifattura in Sri Lanka, nonchè distributore di Oliva sul mercato belga. La speranza è che, nell'acquisizione da parte di un grande gruppo europeo (gli altri che hanno partecipato alle offerte erano Oettinger-Davidoff e Scandinavian Tobacco Group), si riesca a preservare la tipicità del prodotto, e il grande livello qualitativo che questo marchio ha sempre dimostrato.
Il gruppo J. Cortes è ancora in mano alla famiglia che lo ha fondato, partendo da zero negli annni 70; anche se questa non è assicurazione di continuità rispetto alla produzione odierna, almeno ci resta la speranza che le tradizioni produttive di Oliva, mantenute grazie alla famiglia in quasi un secolo e mezzo di storia, vengano preservate nel tempo, o quantomeno non subiscano la stessa sorte di marchi importanti del recente passato, come Torano, CAO e Macanudo, la cui qualità si è appannata, proprio dopo il passaggio sotto il controllo del gruppo Scandinavian.
I rumors dicono che il processo di vendita della Tabacalera sia iniziato dopo l'ingresso in politica di Josè R. Oliva, e che il valore stimato sia di 60 milioni di dollari, per l'acquisizione di tutti i marchi, della fabbrica in Estelì, di qualche facility in Honduras a Danlì, e gli edifici dirigenziali di Miami. Alcune fonti citano un valore di vendita molto più basso, attorno ad 1/4 di quanto riportato sopra. Sembra invece certo che Oliva non venderà i terreni e le aziende agricole per la produzione di tabacco.
A noi consumatori non resta che metterci "alla finestra" ed aspettare, sperando di poter continuare a fumare gli Oliva di sempre, ma certo è che, in questo momento storico del mondo del sigaro, anche nella malaugurata ipotesi di un calo qualitativo, potremo continuare a fumare ottimi Nicaraguensi, offerti da altri brand.
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