Cigar Blog pubblica oggi una interessantissima intervista ad Aniello Buonincontro, di Cigars & Tobacco, azienda leader nell’importazione di sigari centroamericani, come di consueto l’intervista viene riportata senza modificare il contenuto, nella massima libertà di espressione. A titolo personale condivido parecchie delle posizioni espresse da Aniello, e tornerò nei prossimi giorni a discutere ed ampliare alcuni aspetti con articoli di approfondimento che avevo già in cantiere da un po’ di tempo.
Simone Fazio per Cigar Blog (CB) - Caro Aniello, Anzitutto
grazie per aver accettato di concedere un intervista a Cigar Blog, in primis
una domanda di carattere personale, Vuoi descriverci il tuo percorso da
fumatore ed appassionato di sigari?
Aniello Buonincontro, Cigars and Tobacco (AB) –
Ricordo molto bene il mio primo sigaro, il luogo e la data.
Era il 26 Maggio del 2006,
mi trovavo in Austria, a Steyr. All’epoca lavoravo come Ingegnere per
un’azienda aeronautica. Avevo appena approvato una commessa presso un Fornitore
e per celebrare acquistai un sigaro per il dopo cena.
Era un dominicano. Mi piacque talmente tanto che al ritorno
in Italia iniziai a cercare sigari simili. In breve tempo trovai una buona
tabaccheria e mi misi in contatto con un club di appassionati che si trovava
vicino dove abitavo all’epoca. Fui indirizzato verso i sigari cubani, sia dal
tabaccaio che dai membri del club. All’epoca fumare qualcosa che non fosse
cubano veniva fatto pesare e, da novizio, seguivo i consigli, anche per evitare
di essere isolato. Un problema diffuso, purtroppo.
Ma alcuni colleghi, sapendo della mia passione, dai loro
viaggi in USA ritornavano sempre con graditi regali. Conobbi gli Oliva V, i
Padron ed i Fuente e tante altre marche.
Nel 2011 cambiai lavoro e città. Andai a vivere nelle
Marche. Mi avvicinai ad amici che condividevano la mia passione e che avevano,
in fatto di sigari, orizzonti più ampi e nessun pregiudizio. Trovai anche una
tabaccheria ben fornita ed iniziai ad esplorare per bene il mondo dei
caraibici.
Una sera mi fu chiesto di presentare un sigaro durante un
evento organizzato da un noto club della zona. Era l’Hermoso della linea
Nicarao Especial. Lì incontrai Mario Lubinski che, dopo un annetto, mi chiese
se volevo prendermi cura della sua Cigars & Tobacco.
Ebbi la possibilità di trasformare in lavoro la mia
passione. Accettai e la mia passione unita alla decennale conoscenza del mondo
del tabacco di Mario ha innescato un fenomeno che, con il contributo di molti
appassionati, sta imprimendo una svolta al mondo dei sigari in Italia.
Con il mio ingresso in C&T iniziò, per me, una fase di
crescita. Il contatto con i produttori di sigari è risultato fondamentale.
Molte le domande che hanno trovato una risposta, tantissimi i miti sfatati. Ma
avevo bisogno d’altro per il mio lavoro. In soccorso mi venne,
inconsapevolmente, l’AIS, con il corso per Sommelier. Questo corso insieme ad
altri seminari mirati mi ha fatto
comprendere cos’è la degustazione, nozioni che unite alle informazioni cui ho
accesso per il lavoro, mi ha dato la possibilità di comprendere cosa sia
degustare un sigaro. Un percorso di apprendimento che spero non terminerà mai.
Anche l’attività di scelta dei sigari da importare è un ottimo esercizio, come
lo sono i blind test che effettuo come membro di un panel.
CB – Ovviamente per chiarezza verso i nostri lettori devo
specificare che la nostra conoscenza come aficionados parte da prima che tu
fossi “in forze” al gruppo Lubinski e che io iniziassi a scrivere per Cigar
Blog, quindi so che il tuo è un percorso che parte da appassionato e approda
nel business. Solitamente avviene il contrario, ci vuoi dire come il tuo
approccio da aficionado influisce sulla tua professione attuale?
AB – I sigari sono tutt’ora una passione, sentimento che
lascio fluire sempre, senza contenerlo. Anche quando con Mario valutiamo se un
sigaro può essere importato, ad esempio, non posso far a meno che pensare da
appassionato. Nello scegliere la qualità non si scende a compromessi. Quando
capita un sigaro con caratteristiche oggettive che non eccellono occorre
chiedersi se un appassionato meriti di trovare quel sigaro in tabaccheria. La cosa giusta è mettersi nei suoi panni. Ma
tutto quello che faccio oggi è anche il risultato dell’esperienza accumulata in
altri lavori, non solo come appassionato. L’aver lavorato in contesti nei quali
la qualità del prodotto è fondamentale mi ha portato a rivedere il concetto
stesso di qualità del sigaro, sia quando lo scelgo per poterlo importare, sia
quando lo propongo ad una tabaccheria.
Parlo spesso di “fumabilità” e “costanza produttiva”, due
aspetti che ultimamente hanno ampliato il significato del termine Qualità
La “fumabilità”, ad esempio. Per me un sigaro quando viene
immesso sul mercato, salvo i pochi giorni che gli consentono di recuperare lo
stress del viaggio, deve essere subito fumabile senza attendere anni. Chi sa
fare i sigari per davvero è in grado di fornire prodotti immediatamente
fruibili. Questione di fermenzationi corrette, invecchiamento ed
escaparate, ma queste son cose ben note.
Credo che un appassionato cerchi questo, almeno io, da appassionato, la penso
così. È una questione di rispetto verso chi acquista un prodotto.
CB – Il gruppo per cui lavori è sempre stato leader
nell’importazione di sigari dell’area del caribe, eccettuando i cubani,
tuttavia se penso alla gamma di prodotti disponibile in passato sul nostro
mercato, mi vengono in mente solo i brand storici e blasonati di alto livello,
e marchi più vicini al “mass market” ad eccezione di poche referenze. Penso che
sia sotto gli occhi di tutti invece la differenziazione della scelta di cui
possiamo beneficiare da quando hai messo mano al listino. Anche in quest’ottica
la mano dell’appassionato si sente, e credo “paghi” anche dal punto di vista
del mercato. Puoi dirci (se la policy aziendale te lo permette) quanto questo
abbia influito sulle vendite? E quanto è stata importante la dinamicità dei
paesi produttori (uno su tutti il Nicaragua) nell’evoluzione dell’offerta degli
ultimi anni
AB- Importiamo molti sigari. Caratteristiche diverse per
qualità, forza, modulo, tempo di fumata e prezzo. Non è possibile definire un
profilo unico di chi fuma sigari. Ognuno ha esigenze e gusti diversi. Ampliando
la gamma abbiamo solo fatto in modo che ogni fumatore potesse trovare, tra
quelli disponibili, i sigari che fanno per lui. Non è detto che gli debbano
piacere tutti.
Ogni sigaro che proponiamo deve essere eccellente nella sua
fascia di prezzo, fermo restando che non debbano esserci difetti, tipo acidità
dovuta ad una povera fermentazione dei tabacchi o manifattura scadente del
prodotto.
Ampliare la gamma è stata una scelta vincente. Ogni
appassionato ha ora la possibilità di scegliere, senza senza doversi accontentare.
Inoltre, in tutti i mercati, quando si ha possibilità di scegliere il
consumatore acquista consapevolezza e i produttori sono obbligati ad aumentare
il livello del servizio proposto.
Chi fuma si è reso conto che la qualità nei nostri sigari c’è
sempre, sia quando si spendono pochi euro per i Mustique o i Rosalones sia
quando si sceglie un Diadema di Nicarao per una grande fumata. Per i numeri, beh, da buon napoletano sono
decisamente scaramantico, lasciami tacere, ma quando è iniziata quest'avventura,
né io né Mario ci aspettavamo i
risultati che stiamo avendo.
CB - Come vedi il mercato italiano negli ultimi anni
rispetto a 10-15 anni fa? Pensi che ci sia una maggiore attenzione da parte del
consumatore?
AB – Il discorso potrebbe essere inquadrato in un contesto
più ampio, visto che sono molti i fattori da considerare. Chiedo scusa se mi
dilungo, ma credo sia un aspetto che valga la pena approfondire.
Dieci anni fa in Europa parlare di sigari significava parlare
di cubani e marginalmente di Dominicani. Le informazioni che circolavano erano
solo di quel mondo. Col tempo sono apparsi nuovi prodotti e il Nicaragua ha
ricoperto un ruolo sempre più importante nello scenario sigarofilo europeo. Il
lavoro di ricerca che stanno svolgendo ha portato ad ottenere tipologie di
tabacchi molto interessanti e i risultati qualitativi sono sotto gli occhi di
tutti.
Il
consumatore tedesco è stato il primo, in Europa, ad averlo capito e circa 5
anni fa, in Germania, la vendita dei sigari che chiamo extraordinary è
aumentata notevolmente e ora sono i più venduti nel paese. L’attenzione
alla qualità oggettiva del prodotto è aumentata notevolmente ed il consumatore
tedesco ha preferito questa caratteristica, piuttosto che seguire una
tradizione che presenta una forte rottura con la realtà dei fatti.
In Italia è iniziato da poco un processo di risveglio e
sempre più fumatori scelgono i sigari facendosi guidare solo dal proprio gusto.
Questo si verifica soprattutto tra i fumatori giovani, che hanno iniziato a
fumare quando la possibilità di poter scegliere non era più monopolizzata. Ma
l’approccio è cambiato anche per parecchi fumatori di lungo corso, che non
hanno bisogno dell’approvazione di altre persone per stare bene.
C’è da dire che anche le informazioni a disposizione del
consumatore sono aumentate e la possibilità di comunicare con appassionati
stranieri tramite social network sta creando una rete molto più ampia che aiuta
a de-provincializzare l’appassionato italiano e aiutarlo a liberarsi dalle
pastoie culturali e falsi miti.
Siamo solo all’inizio di una nuova era, il tutto a vantaggio
degli appassionati che avranno la possibilità di scegliere cosa fumare. Sono
convinto che il processo abbia superato il punto di non ritorno.
CB – Ora una domanda che tocca il mio gusto da vicino, come
i nostri lettori sanno ho un debole per i sigari lunghi e sottili, e ho accolto
con molto entusiasmo l’iniziativa di importare sigari lanceros di ottime marche
come Oliva, My Father, Don Pepin, e JDN Antano. Al di la del mio gusto però, la
scelta è in controtendenza rispetto alla decimazione di questi formati da parte
di habanos e non solo, in favore di sigari corti di diametro generoso. Dal tuo
punto di vista, “numeri” alla mano, vuoi dirci come il mercato italiano ha
accolto i Lanceros? È possibile affermare che il caribe, ed in particolare il
Nicaragua, possa fare da trend setter per alcune tipologie di prodotto?
AB – La passione per i sigari di cepo piccolo è anche mia, e
non siam soli, te lo assicuro. Qualcuno pensava che gli appassionati italiani non amassero
più i lanceros? Credo che per convincere del contrario chi la pensava così sia
bastato inserire sul mercato dei lancero ben costruiti, con ottimo tabacco, e
prezzo onesto.
In Nicaragua ci sono ottimi terreni, eccellenti Master
Blender e manodopera ben addestrata. Ci sono tutte le condizioni per produrre
sigari di buona qualità.
Ovvio che la corsa a proporre novità porta a produrre sigari
dai blend e dimensioni avveniristici, ma il fattore che porterà il Nicaragua a
divenire, se già non lo fosse, leader di mercato è il livello qualitativo alto
dei sigari proposti.
Ma non è tutto oro quel che viene dal Nicaragua, motivo per
il quale l’attività di selezione che compiamo è fondamentale. Questo perché
molti produttori, senza alcun talento, si sono messi in scia e propongono
sigari di dubbia qualità.
Quello dei lancero è davvero un ottimo esempio per far
capire quanto la passione aiuti a prender decisioni giuste, anche quando tutti
scommetterebbero contro.
CB – Un tuo parere sull’onda del successo del recente
evento dei “Cigarnauti” a Dozza, Come hai vissuto l’evento? Che feedback hai
ricevuto (se ne hai ricevuti) dagli amici presenti all’evento? E cosa ti porti
dietro da questo evento?
AB – Quello di Dozza è stato un evento interessante sotto
diversi aspetti, con grandi sorprese. Un evento dove l’appassionato - che volge
la sua attenzione al sigaro in sé e non al mondo fittizio che gli si può
costruire intorno, fatto di trame di vano lusso – ha trovato quel che in cuor
suo cercava: Cultura e Amicizia vera. Il fenomeno comunque è in crescita. Ho
partecipato ad altre serate che andavano in questa direzione e sono sicuro che
il futuro riserbi molte sorprese.
L’entusiasmo tra i partecipanti all’evento di Dozza è stato
considerevole. Credo che quelle stesse persone si incontreranno per rifumare
insieme, e spero il numero dei partecipanti possa aumentare. Mi ripeto, ma il
fumatore vero ha bisogno di un gruppo che diffonda vera Cultura.
CB – Vuoi aggiungere qualcosa che ritieni importante
rispetto a quanto ci siamo detti o al mondo del sigaro in genere?
AB – Si, certo. Ma voglio farlo da semplice appassionato.
Chi mi ha incontrato a Dozza avrà notato che amo parlare di sigari ad ampio
raggio e anche durante il seminario sulla degustazione non ho parlato affatto
dei miei sigari.
Questo perché sono convinto che un buon sigaro, come un buon
libro, non debba essere spinto per essere venduto, ma è anche vero che per far
capire che un Dostoevskij o uno Shakespeare sono dei grandi scrittori non
basta saper leggere.
Beh, questo paragone farà storcere qualche naso, ma non
credo che esistano rivoluzioni pacifiche ed indolori.
Ritornando alla risposta. Oltre a trasferire le mie
conoscenze, che è un po’ come voler insegnare a leggere i grandi autori, cerco
di trasmettere un messaggio semplice che, temo, possa comprendere appieno solo
chi è appassionato di sigari come me.
Credo occorra avvicinarsi al sigaro senza lasciarsi
ammaliare dai canti delle tante sirene che stazionano lungo il tragitto. Molte
sono, a dire il vero, stonate e facili da individuare come false guide. Ma
altre possono condurre nella direzione sbagliata.
Occorre rimanere concentrati sul sigaro, per scegliere un
prodotto il cui prezzo sia in linea con la qualità dello stesso. Il valore di
un libro non può essere giustificato dalla qualità della carta scelta o dai
colori in copertina, ma da quello che c’è scritto. Così il valore di un sigaro
deve essere cercato nella qualità che si percepisce in fumata – legata alla
qualità del tabacco utilizzato - e non nei miti e leggende creatisi intorno al
prodotto, tenute su da attività di marketing mirate.
In breve tempo si possono acquistare le capacità di
scegliere un buon sigaro, sia che debba essere compagno per una fumata
solitaria o per una serata da trascorrere con amici.
CB - Ti ringrazio nuovamente per l’intervista a nome di
tutto lo staff.
Ho conosciuto Aniello a Napoli, quest'inverno. Mi ha fatto un'ottima impressione: l'aver fatto di una passione una professione non gli ha fatto perdere l'entusiasmo. E questo conta parecchio, in tutti i campi!
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