Narra la storia, che nel 1962, l’amatissimo presidente J.F.Kennedy, spedì in tutta fretta il suo fidato consigliere e portavoce Pierre Salinger a Cuba, per procurargli più di mille Petit Upmann di H.Upmann, di cui era appassionato e circa diecimila panatelas. Quando Salinger, il giorno dopo si presentò dal presidente con il prezioso carico, Kennedy diede il via alle pratiche per l’embargo più famoso e discusso di tutti i tempi, “el bloqueo” il decreto di embargo totale verso tutti i prodotti cubani.
Lo stesso non potettero fare i suoi compatrioti aficionados, che di punto in bianco si trovarono privati,tranne che per minime quantità, dei preziosi havana e dovettero adattare il proprio palato verso altri sigari caraibici, che sia a livello organolettico che di manifattura, avevano sostanziali differenze con i “cugini” cubani.

Gli effetti dell’embargo statunitense furono per il mondo del sigaro uno sconvolgimento veramente epocale. L’immenso mercato statunitense,di blocco virò bruscamente verso le manifatture dominicane e honduregne, poi in seguito verso quelle nicaraguensi, il risultato ovvio fu un bombardamento di sigari e vitole di qualità scadente che portò tra l’altro un drastico taglio degli acquirenti statunitensi e soprattutto un cambio netto dei gusti che nel tempo avrebbe influito anche il mercato oltre oceano, dove il consumo di vitola di altri stati caraibici era destinato nel tempo a salire vertiginosamente.

E’ infatti dell’Ottobre 2010, una mozione delle Nazioni Unite, approvata quasi all’unanimità che chiedeva la cessazione dell’embargo.
Tanti appassionati si chiedono ora che effetti avrà in futuro l’eventuale cessazione dell’embargo, visto che l’industria del sigaro cubano sarà destinata a fronteggiare l’enorme e sopito mercato statunitense oltre che il nuovo e rampante mercato cinese, con la scommessa di preservare qualità e peculiarità storicamente note agli aficionados.
un primo effetto già visto in passato alla fine degli anni 90 e anche negli ultimi tempi, è la produzione di nuove marche o linee da parte di cuba, col chiaro intento di aggredire il mercato statuntense in caso di fine embargo, poichè molte delle marche cubane sono registrate sul mercato USA da altri produttori.
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