contattaci: cigarblog1@gmail.com
il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

08 maggio 2018

Concorso letterario Apuano: menzione miglior stile - Cenere

Il terzo racconto che pubblichiamo, è quello che ha ottenuto la menzione per il miglior stile, nel concorso letterario Apuano:


di Antonio G. Piras
Cenere

La fiamma corteggiava la foglia, all’imbrunire. Il calore accarezzava lo stipite e intorpidiva il soffitto, avvolgendo la stanza in un mefitico tepore.
Era una danza macabra tra due forze contrapposte. Da una lato quella distruttrice del fuoco, dall’altro l’uomo, in tutta la sua insignificante debolezza.
Si svegliò di soprassalto, come non le capitava da tanto tempo. Cercò la mano di qualcuno, nell’infinità solitudine del letto, ma non trovò nessuno. Solo ansia e risentimento.
Carola era una donna minuta, con due grandi occhi verdi carichi di aspettative. Viveva da poco tempo in quel piccolo paesino, incuneato tra le colline. Poche anime racchiuse a stretto contatto in un minuscolo spazio vitale, ma con tanta dedizione nello sparlare l’uno dell’altro.
Da subito, il suo arrivo in paese era stato oggetto di leggende e mistificazioni. Una giovane donna, con una piccola bimba al seguito, senza un marito o un compagno, invogliava le pie
lingue benpensanti a ipotizzare facili, ma quantomeno fallaci, conclusioni.
Però, Carola possedeva un dono che in poche condividevano, in quel periferico lembo di terra.
Era un eccellente sigaraia e, da subito, aveva trovato lavoro presso la manifattura di tabacchi che occupava il cucuzzolo solitario del paese.
È difficile far quadrare i conti, insieme alle aspettative dei clienti. Poi c’erano i fornitori, le annate buone e quelle più insidiose.
Terenzio era quel genere di persona che aveva ricercato la perfezione in ogni sua forma. L’eccellenza nello studio l’aveva portato ad avere una visione globale del settore e, per la sua dote innata di altruismo empatico, era riuscito a fondere l’amore per il suo lavoro con i buoni risultati.
Oltretutto, era anche un discreto viveur e un prode esegeta dei piaceri della vita. Un filantropo a tutto tondo, avrebbe detto qualcuno.
L’universo aziendale, per lui, era stato sempre un punto di riferimento importante, fino a diventare un rifugio dalle problematiche che molto spesso ne derivavano.
Ma quella telefonata, no. Quella telefonata non riusciva ad affrontarla. Non perché fosse intervenuta nel pieno della notte, dopo una piacevole serata in compagnia della Coordinatrice del personale, appena giunta dalla sede amministrativa. Più che altro, perché minava quelle due o tre certezze che aveva raggiunto nel corso della sua brillante carriera.
E tutte quelle certezze, in un modo o nell’altro, facevano riferimento alla Manifattura Tabacchi, che dirigeva con determinatezza ed orgoglio da almeno dieci anni.
Mai, come in quel breve intervallo notturno, le aveva viste così sfuggevoli, quasi fossero cenere al vento.
- Versane un altro.
E poi un altro, un altro ancora.
Il vecchio abbracciava il bancone con affetto innaturale. Rigirava più volte il bicchiere tra le mani, indugiando sulle sottili linee arcuate che il liquore disegnava sui bordi. Nessuna forma di venerazione lo spingeva a soffermarsi su quelle strane fisionomie geometriche, solo un piglio di rammarico, per il quantitativo sempre più risicato che il barista via via somministrava.
- Certo che potevi versarne un po’ di più! – insistette, biascicando.
- Simone, per oggi forse potrebbe anche bastare, sono quasi le quattro! – rispose il barista, mentre ricomponeva la macchina del caffè, appena lucidata per l’apertura mattutina.
Il pavimento del locale era ancora sporco. Trasudava di fetore e di bagordi del fine settimana.
- Cosa ci faccio ancora qui? - si chiese con insistenza il vecchio. D’altronde poteva rimanere a casa, a bere ed a imprecare,come suo solito.
Ma, in fondo, quella sera qualcosa andava ricordato.
Il vecchio poggiò il bicchiere e incrociò le mani. Il suo sguardo intorpidito cadde sulla fede, che portava come un vecchio manufatto all’anulare sinistro.
Provò ad estrarla, non senza qualche difficoltà, a causa dello spessore della pelle, indurita dagli anni e dal lavoro. All’interno dell’anello, consunto, si leggeva una data, che lo riportava a quel mattino di 30 anni prima: “Simone e Giuliana. 22 luglio 1988”.
Da anni Simone festeggiava il suo anniversario in quel piccolo locale all’entrata del paese, soprattutto da quando sua moglie era venuta a mancare, da quando aveva perso il lavoro e la sua vita, in un crescendo di disgrazie e sventure, aveva iniziato ad andare in cenere.
- Non è possibile! – pensò.
Dopo il risveglio aveva acceso la TV. Ma il notiziario della locale emittente radiotelevisiva non lasciava dubbi, purtroppo. Le immagini parlavano da sole.
Le riprese erano state effettuate da una certa distanza, come in un documentario, dove tutto il fascino della bestia feroce è relegato in un minuscolo frame in lontananza.
Per sicurezza, dicevano.
Carola sentì qualcosa che tirava le il bordo frastagliato del pigiama. Una piccola bimba ancora assonnata richiedeva attenzioni.
Misurò le lacrime per non farla preoccupare e le diede un bacio sulla fronte.
Le piaceva pensare che tutto sarebbe andato bene, che nulla era successo in quella notte. Ma non poteva fare a meno di fissare la sua bambina, preoccupata per il futuro e per quel breve lasso di tempo che aveva vissuto serena, ma che sembrava stesse svanendo a poco a poco.
Decise di precipitarsi sul luogo del disastro, per raggiungere le tante colleghe che stavano dando una mano, per salvare il salvabile.
Terenzio correva con il potente SUV, sulla strada pedemontana che costeggiava il paese e che giungeva, diretta, alla Manifattura sul crinale prospiciente.
Non aveva avuto tempo di cambiarsi, riuscendo solo a preparare lo stretto necessario per quell’inaspettata trasferta.
- Dottore, i Vigili del Fuoco sono ancora al lavoro. Purtroppo, sono riusciti ad avvicinarsi all’essiccatoio solo in questo momento. Le fiamme erano troppo alte e la situazione non permetteva un intervento più ravvicinato.
Il vivavoce risuonava di sconforto, in un tono metallico e poco fluido. La ricezione non era delle migliori, ma il custode, giunto per primo sul posto dell’accaduto, era stato chiarissimo.
Nella notte un forte incendio era divampato nei locali dell’Essicatoio Ovest, per cause ancora da accertarsi, così come i danni, che sembravano comunque molto ingenti.
Il SUV entrò di prepotenza nel piazzale antistante la manifattura. C’era un viavai incontrollato di persone, semplici curiosi o scrupolosi osservatori, che si aprivano ad ala sulle squadre di pronto intervento, impegnate nelle operazioni di soccorso.
Terenzio si inoltrò subito nella zona sotto controllo, al di là delle transenne posizionate per l’occasione.
-Salve, sono il Direttore, si sa qualcosa sulla dinamica dei fatti? – si presentò, di getto, al Caposquadra, che proprio in quel momento tornava carico di fuliggine dai locali ancora in fiamme.
- Mi dispiace, Direttore. Non siamo ancora riusciti a capire come sia potuto accadere. Non possiamo escludere la pista dolosa, però. Il custode ci ha riferito di aver rinvenuto un vecchio privo di sensi, poco fuori dai locali interessati dall’incendio. Non sembra stia male. Magari potrà spiegarci qualcosa.
- Dove si trova adesso?
- Proprio là! – disse, indicando un casotto, adibito ad InfoPoint - Una dipendente si sta prendendo cura di lui. Non ha voluto farsi controllare dal personale medico. È un po’ scontroso e anche un po’ rimbambito, a dirla tutta!
Simone, uscì di malo modo dal locale. Fuori faceva freddo e da un momento all’altro avrebbe iniziato a piovere. Prese un sigaro, imprecò sportivamente e lo accese nella notte.
Durante il periodo che aveva lavorato per la Manifattura aveva visto tanti sigari passare per le sue mani. Piccole cassette multicolori che, periodicamente, venivano confezionate nei magazzini, per poi essere spedite in tutto il mondo.
Proprio in una mattinata di lavoro, come tante altre, in cui era arrivato accusando i postumi della serata passata a bere oltre ogni misura, capitò l’irreparabile.
Un momento di distrazione ed i sensi affievoliti dalla stanchezza gli fecero perdere il controllo del mezzo, con cui venivano trasportate le foglie di tabacco da disporre nell’essiccatoio.
Subito il dramma.
Un giovane ragazzo rimase travolto nello sbandamento convulso e, per i traumi subiti, perse la vita poco tempo dopo.
Invece, Simone perse il lavoro e, insieme ad esso, la serenità che con grandi sforzi stava riuscendo a riconquistare, dopo la prematura morte della moglie.
In quella notte, pensò all’anniversario, al ragazzo che era morto per causa sua e al giovane Direttore che a suo tempo lo licenziò senza neanche sentire le sue ragioni, se mai ci fossero state.
La rabbia era tanta e, quando beveva, il tutto si amplificava, in pensieri torbidi e confusi.
Salì in macchina e decise di passare dalla strada pedemontana, per fare più in fretta.
Intanto, iniziò la lenta cantilena della pioggia, che pian piano si trasformò in frastuono liquido.
La vecchia autovettura arrancava in salita e, curva dopo curva, si trovò dinnanzi alla Manifattura, che si stagliava imponente nella parte alta del crinale.
Simone fermò la macchina, scrutando con odio quelle mura e tutto ciò che esse contenevano.
E mentre la sua rabbia cresceva - il temporale cresceva - un fulmine squarcio in due l’aria, abbattendosi in pieno sulla piccola cabina elettrica di fianco all’Essiccatoio Ovest.
Il vecchio rimase incredulo. Fu un attimo e le fiamme iniziarono a farsi strada, timidamente, dall’interno del locale. Sembravano abili danzatrici che fluttuavano nella notte.
Pensò che, in quell’istante, stesse accadendo tutto quello in cui aveva sperato da tempo: che quel posto bruciasse e scomparisse dalla faccia della terra, che non ne rimanesse traccia o alcun ricordo.
Invece, ora che vedeva le fiamme consumarlo nella notte, non riusciva a rimanere impassibile e a trarne alcuna soddisfazione.
D’un tratto decise che quello era un segno dall’alto, un tentativo di redenzione e che, forse, spegnendo quel fuoco, anche se non sapeva come, avrebbe mitigato il suo rancore.
Ingranò la marcia e, prendendo gradualmente velocità, si diresse senza remora verso il cancello, all’entrata alla manifattura.
Lo sfondò, gridando di gioia e proseguendo la sua virata verso il caseggiato.
Tuttavia, la folle corsa venne interrotta da un muretto, che delimitava la zona di carico/scarico, proprio dove un tempo, che sembrava ormai così lontano, era capitato l’incidente nefasto.
Uscì dalla macchina accartocciata, Simone, un po’ ammaccato è un po’ rinsavito. Non cercò altro, se non dirigersi claudicante all’entrata di servizio, indebolita dal calore che proveniva dall’interno.
Con un gesto fulmineo srotolò la pompa del vecchio idrante incastonato sul muro e, con fermezza, provò ad introdursi prima all’interno della piccola cabina elettrica, ormai consumata dalle fiamme, poi nei locali dell’essiccatoio, per provare in un ultimo gesto disperato a sedare l’incendio.
Il custode, che sopraggiunse poco dopo, richiamato dall’insistenza dell’allarme antincendio, non poté che vedere, in lontananza, la figura di un uomo che, in barba a qualsiasi regola di sicurezza o di buon senso, si introduceva maldestramente nell’edificio in rovina.
Carola, incurvata davanti all’InfoPoint, abbracciava il malcapitato cercando di dargli sollievo con un bicchiere d’acqua e qualche parola di conforto.
- Io ci ho provato, ragazza mia. – ripeteva ossessivamente – Io ci ho provato a domarlo quel bastardo!
Lei lo rincuorava, assicurandogli che il peggio era passato e che, grazie al suo intervento, gli operatori erano riusciti ad intervenire con più efficienza. Non sapeva se fosse vero, o verosimile tutt’al più, ma si sentiva in dovere di prometterlo, a quell’uomo annerito dal fumo e stordito dal tempo.
Terenzio, si avvicinò quasi in punta di piedi e subito, tra il pallore e la fuliggine riconobbe quel signore che, tempo prima, aveva sbattuto fuori di malo modo dal suo studio, al quarto piano della sede amministrativa, senza neanche guardarlo in faccia, ma solo dopo aver letto il cospicuo dossier sull’incidente che si era consumato nella zona di carico/scarico.
Il ragazzo che era stato coinvolto proveniva da un paese vicino e aveva poco più di vent’anni.
Subito, per cercare di aiutare la famiglia, la Manifattura aveva proposto alla sorella di apprendere il mestiere di sigaraia.
Anche se non avrebbero mai potuto restituire il figlio che avevano perso, almeno Carola, la sorella più piccola, avrebbe avuto un futuro migliore.
Da subito si dimostrò un’abile ed attenta lavoratrice, guadagnandosi la fiducia delle sue colleghe e dello stesso Direttore.
Lei non aveva mai serbato odio per quel povero vecchio disgraziato che ora stava lì davanti, rannicchiato, ripetendo senza sosta:
- Io ci ho provato, ragazza mia. Io ci ho provato.
Intanto, le altre sigaraie e i dipendenti, che nel frattempo erano arrivati sul posto, si misero in cerchio come una corale.
Il Direttore lì guardò un po’ tutti e vide che c’era ancora speranza nei loro occhi.
Chi era lui per annientare quella speranza?
- Ricostruiremo tutto! È solo tabacco, in fondo. – disse con convinzione e malcelata ironia.

1 commento:

  1. Ciao lettori
    Hai bisogno di un prestito? di quanto hai bisogno e per quanto tempo ti aspetti di rimborsare questo importo?
    - Il tasso di interesse generale è pari al 2% dell'importo del prestito.
    - L'importo del prestito è compreso tra 2.000 e 500.000 euro
    - Il periodo di rimborso massimo è compreso tra 0 e 20 anni

    In attesa di leggere al seguente indirizzo: tortoragiuseppe54@gmail.com

    Ecco il nostro numero per raggiungerci tramite Whatsapp
    +33756857346

    Cordiali saluti

    RispondiElimina

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...