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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

03 febbraio 2016

Diario di Viaggio: Joya e My Father

Il "giro di boa" della nostra visita in Nicaragua, ovvero il nostro terzo giorno ad Estelì, si è svolto in altre due manifatture emblematiche per il Paese. Joya de Nicaragua, la più antica fabbrica di sigari del paese, e l'unica che ha resistito, senza spostare la sua sede, alle tensioni socio politiche nicaraguensi dei decenni scorsi. Nel pomeriggio invece ci siamo spostati nella manifattura di My Father, altro produttore che rientra di diritto tra i migliori del
Nicaragua.

Mario ci illustra le aree produttive nel paese
Joya de Nicaragua (altre foto disponibili alla fine) è una fabbrica di medie dimensioni, più piccola rispetto alle altre che abbiamo visitato nel corso del soggiorno ad Estelì, produce infatti circa 5 milioni di sigari all'anno, contro i 14 milioni di AJ Fernandez, i circa 12 di My father e Oliva e i 35 milioni del gruppo Scandinavian (di cui 15 nella fabbrica da noi visitata l'ultimo giorno).
Arriviamo in manifattura e veniamo accolti da Mario Perez e Ariel Lopez, che ci guideranno per nella nostra visita. Si inizia con un seminario sulla storia della fabbrica, e su come questa si sia "intersecata" con gli eventi storici che hanno caratterizzato il paese, dalla guerra civile, al sandinismo, alla rinnovata stabilità politica. Approfondiremo questo argomento in un post specifico.
A differenza delle altre manifatture, Joya non fermenta il tabacco in capannoni adiacenti alla fabbrica, ma ha un capannone apposito dislocato in altra sede, e compra, in parte, tabacco già fermentato. In fabbrica troviamo quindi le Pacas, pronte per essere passate al despalillo e alla selezione, ed infine essere pesate e consegnate nelle mani dei torcedor.
La torcida avviene, come in tutte le fabbriche che abbiamo visto, in Parejas, con il Bonchero e il torcedor che lavorano assieme. A differenza delle altre manifatture, nella maggioranza dei casi a Joya il bonche viene realizzato completamente a mano, anche se qualche postazione di lavoro utilizza la Leieberman come avviene nelle altre aziende.
la suddivisione delle foglie e come risultano
una volta pronte per la rollatura
Il prodotto passa poi in escaparate (ben 6), ed infine alla zona di confezionamento, dove i sigari vengono controllati e classificati per colore, posti in contenitori (che vengono anche usati per il box pressing quando necessario) e preparati per l'anillamento. A differenza degli altri produttori, che utilizzano un supporto apposito con una tacca in corrispondenza del punto in cui mettere l'anilla, Joya è solita praticare un piccolo segno sul sigaro, con del gesso che poi viene rimosso, sul punto preciso in cui verrà posta la fascetta.
I sigari, poi messi in box e negli scatoloni per la spedizione vengono direttamente inviati all'aeroporto di managua. Joya non opera il ciclo di abbattimento in fabbrica, tuttavia si serve di un'azienda specializzata in aeroporto, che se ne occupa per conto terzi. Il processo è simile a quello adottato dagli altri produttori. In fabbrica, onde evitare contaminazioni da bicho nelle fasi intermedie di processo, si utilizzano trappole feromoniche per monitorare la presenza di Lasioderma ed intervenire solo se necessario, con fumigazioni ad hoc.

Prefermentazione "a caldo" per
le capas maduro
Dopo un pranzo in stile cubano ci avviamo verso My Father (vedere anche foto alla fine), dove ci accoglie Rosa Vilchez, responsabile vendite per il mercato extra USA. Partendo dal presupposto che tutte le fabbriche che abbiamo visitato hanno un alto grado di ordine e disciplina, e sono tutte molto pulite, la manifattura my father è stata quella forse all'apparenza più "disordinata". E' d'obbligo specificare all'apparenza, perchè comunque non c'era un vero e proprio disordine, ma semplicemente più materiale in lavorazione  a tutti i livelli della produzione, a partire dai banchi di despalillo e selezione, fino ad arrivare alle postazioni di inscatolamento. Tra le possibili ragioni, non ultima sicuramente l'ottenimento del primo posto del My Father le Bijou, sulla classifica 2015 di Cigar Aficionado, che ha fatto registrare un boom di ordini nel periodo immediatamente antecedente la nostra visita.
La visita inizia con la selezione del tabacco che arriva in fabbrica dalle casas de tabaco di proprietà (o gestite da cooperative che lavorano per Pepìn Garcia), viene avviato al despalillo e alla classificazione per poi essere avviato alla fermentazione, con modalità peculiari rispetto alle altre manifatture. Per le foglie da fascia destinate alle capas Maduro, avviene una pre fermentazione in zona riscaldata e umidificata, le foglie vengono poi trasferite assieme alle capas claro e lasciate fermentare in pilones come abbiamo già visto nel caso di AJ Fernandez. Stesso destino, ma senza la prefermentazione, per le foglei da tripa, in un altro capannone. 

"camini" di cartone inseriti nei pilones
Un altra peculiarità della manifattura è l'utilizzo di tubi di cartone forati inseriti nei pilones, che fungono da camino per l'eliminazione dell'ammoniaca e per il rallentamento del riscaldamento della massa di tabacco, che riduce il numero di rimescolamenti necessari in questa fase. Ci mostrano, tra le capas in fermentazione, una particolare qualità di foglie proveniente da una specifca finca (Che per riservatezza non ci rivelano), che risulta quasi glitterata, grazie a una naturale trasudazione in fase di fermentazione, di alcuni sali minerali. 
Ci spostiamo poi nella zona di torcida, non prima di essere passati dal magazzino dei tabacchi in stagionatura, dove notiamo dietro alle pacas alcuni sacchi di fagioli, che ci dicono essere coltivati come coltura intercalare tra la raccolta del tabacco ed il nuovo trapianto l'anno successivo. I legumi si coltivano allo scopo di arricchire il terreno di nutrienti (hanno infatti dei batteri simbionti nelle radici in grado di fissare l'azoto atmosferico in forma organica, tale nutriente sarà poi disponibile per la coltura di tabacco successiva - ndr.). Quasi tutte i produttori utilizzano colture intercalari, molti vendono sul mercato i prodotti intermedi che ottengono, mentre My Father li distribuisce ai dipendenti della fabbrica a prezzo agevolato (sostanzialmente a copertura dei costi di produzione). L'attenzione ai lavoratori di My Father si apprezza anche nella presenza di una clinica interna di primo soccorso, disponibile dentro la manifattura. 
foglia naturalmente "glitterata"
(clicca per ingrandire)
Arrivati in zona di rollatura, notiamo che questa è suddivisa in più di una sala, ed è anche disponibile un piccolo spazio-scuola dove i nuovi torcedor vengono formati, e già "educati" a lavorare in parejas, normalmente costituite da un uomo (bonchero) e una donna (torcedora). L'utilizzo delle Lieberman per la preparazione del bonche viene scelto o meno a discrezione del Bonchero, che può decidere di rollare il bonche a mano o con l'agevolatrice. Ci fanno notare che sia la formazione che la manualità richiesta con l'utilizzo della Lieberman o senza è più o meno la stessa, poichè il ripieno va sempre preparato e distribuito a mano prima di applicare il capote e mettere in pressa il sigaro. Per settore di produzione, in cui più parejas lavorano sulla stessa linea di prodotto, la tipoligia di rollatura del Bonche viene mantenuta uniforme. Non coesistono quindi, nella stessa linea, sigari con bonche rollato a mano e con la Lieberman.
Passiamo in fine alla zona degli escaparate, adiacenti alle sale di rollatura, dove i sigari vengono posti a riposare in aree diverse a seconda soprattutto del tipo di fascia che hanno. Il motivo è la diversa igroscopicità delle foglie, che necessitano di diversi livelli di umidità e temperatura nella fase di stoccaggio. Arriviamo infine all'area di envase, dove si applicano le anillas preparano i sigari per la spedizione, con modalità analoghe a quelle viste nella manifattura di Fernandez. L'abbattimento avviene in fabbrica, con i sigari già negli scatoloni pronti per la spedizione. 

La ragazza addetta alla levigatura manuale dei box
Durante la visita abbiamo potuto vedere la zona di produzione delle scatole in legno, che a differenza delle altre fabbriche si trova all'interno dell'area di manifattura. Una efficiente e laboriosa segheria a tutti gli effetti, costituita da aree di taglio legno, assemblaggio, finitura e verniciatura. Rosa si sofferma su una ragazza dedicata alla levigatura dei box in legno non laccato, si tratta di una operaia non vedente, che ci dicono essere l'unica in grado di levigare il legno alla perfezione, meglio delle macchine, semplicemente sfiorando le scatole con le mani e togliendo le asperità con carta vetrata fine.
A fine visita, mentre discutiamo con Rosa di alcuni aspetti della produzione, arriva dai campi la famiglia Garcia al completo, Don Pepin con i figli Jaime e Janny, e Pete Johnson. Purtroppo sono molto impegnati nella gestione della fabbrica e abbiamo solo il tempo per un saluto veloce e una foto con Pete e Janny. 


JdN - box di produzione Honduras, nel periodo in cui la fabbrica
fu bombardata, durante la guerra civile.
JdN - sigari segnati con gessetto in corrispondenza
del punto in cui applicare l'anilla

Leo e Aniello, discutendo con Mario Perez di qualità delle foglie

JdN - Foglie da tripa (seco-viso-ligero)

My Father - foglie scostolate pronte per la fermentazione
Mu Father - Pilones pronti alla fermentazione
My Father - Fagioli destinati alla distribuzione ai dipendenti
My Father - Fabbrica di box


My Father - Fabbrica di box
My Father - preparazione delle ligas
My Father - preparazione dei "box pressed"
My Father - cella di abbattimento pre spedizione

My Father - Il gruppo di viaggio al gran completo, con Janny e Pete



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