Fumiamo insieme: Cohiba Behike 52

Ammettiamolo, se esiste un re dei sigari, è questo, lo sciamano della tribù dei puros, come il suo stesso nome, tratto dall'antica lingua india, evidenzia.
Un Petit Robusto che impressiona l'aficionado anche solo a guardare la scatola laccata nera in cui questi sigari sono racchiusi, segno tangibile che Cohiba ha fatto le cose in grande. Oggi, grazie alla generosità di un amico che qui si ringrazia, chi vi scrive ha potuto provare l'esperienza di gustare questo sigaro sovrano, davvero emozionante.
Già l'aspetto non delude, con una superficie setosa, brillante, con venature molto sottili. Anche l'anilla è davvero di stile, con due ologrammi. A crudo, dopo il taglio, profumi erbacei, sostituiti, all'accensione, da sapori speziati ai quali si aggiunge qualche nota dolce. Tipici sapori Cohiba, si potrebbe dire, ma distribuiti con più eleganza. Anzi, mentre si arriva alla fine del primo tercio, la fumata diventa progressivamente più densa, sempre meno dolce e con la comparsa di sentori di cuoio e legno, con notevole complessità a metà di questo sorprendente secondo tercio. Infine, terra, cacao amaro e un pò di cuoio come gran finale, che porta a fumare questo gran sigaro fino a quando è possibile.
Un puro davvero notevole, questo è certo, ma non impressionante, in fin dei conti, quanto ci si aspettava. Ben bilanciato, con un'ottima costruzione e tiraggio, ma senza, per così dire, troppe sorprese che ne giustifichino il costo, a parte lo splendido packaging. Si guadagna un otto, ma senza essersi sforzato troppo...dopotutto, è un Cohiba!