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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

07 settembre 2011

La disfida umbra

“Per garantire un futuro solido alla produzione di tabacco Kentucky in Umbria è decisivo far crescere la qualità della produzione e costruire un solido rapporto con le Manifatture, a partire da una realtà di eccellenza e tutta italiana, come quella della Manifattura del Sigaro Toscano”. Lo aveva affermato l’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini, che il 4 settembre con altri rappresentanti della politica, delle istituzioni e del mondo della produzione di tabacco della nostra regione, aveva visitato la sede di Lucca della storica “Manifatture Sigaro Toscano”.
Durante l’incontro l’assessore Cecchini aveva avuto modo di verificare l’interesse delle Manifatture ad un rapporto sempre più forte con la produzione di Kentucky di qualità del territorio umbro, in particolare del pregiato tabacco da Fascia, vale a dire la foglia da cui proviene l’involucro che avvolge il sigaro e gli conferisce la tradizionale forma. “Il Kentucky prodotto in Umbria – ha detto l’assessore Cecchini – è un’eccellenza, una coltura di qualità unica al mondo, perciò riprendere e incrementare questa produzione rappresenta un’opportunità senza eguali per la filiera tabacchicola regionale”. “Un’opportunità, che la Regione farà tutto ciò che le compete per cogliere, sia in termini di sostegno alla riconversione, che di promozione della tutela dell’ambiente e della qualità della produzione, data anche la contestuale possibile riduzione della produzione del tabacco Bright, l’altra tipologia che viene coltivata in Umbria”. Ad accompagnare la delegazione umbra, composta oltre che dall’assessore Cecchini, dai parlamentari umbri Carlo Emanuele Trappolino e Walter Verini, insieme al consigliere politico della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, Valentino Valentini, alla presenza di Walter Lucchetti, già ministro dell’agricoltura, è stato il direttore di UNITAB, Oriano Giglio. Presenti tutti i manager della struttura di produzione, agronomica e commerciale. Massimo Maccaferrri, uno dei quattro fratelli eredi di una solida tradizione imprenditoriale che dura oramai da quattro generazioni, ha dato il benvenuto della proprietà alla delegazione umbra con una presentazione della strategia di diversificazione, internazionalizzazione e forte vocazione industriale che “ha fatto dell’azienda di famiglia – ha detto – una vera e propria multinazionale, un grande gruppo, con oltre un miliardo di euro di fatturato, presente in tutto il mondo, che si occupa di meccanica, energie rinnovabili, biotecnologie, produzione saccarifera e molto altro”. Il Direttore generale della Manifatture Sigaro Toscano, Andrea Marazzi, ha tracciato in breve la storia dell’azienda descrivendo gli straordinari risultati che hanno portato a consolidare la leadership del settore del sigaro in Italia, nonché la nuova strategia di conquista dei mercati europei e mondiali. La Manifatture Sigaro Toscano è un’azienda orgogliosamente italiana – è stato detto – che fa della qualità dei prodotti e della tradizione il fulcro del proprio crescente successo economico e di immagine. Interesse ha suscitato in particolare, la visita al laboratorio delle sigaraie, dove si tramanda la secolare sapienza artigiana della produzione del sigaro, attraverso moderne strutture e avanzati macchinari di produzione presenti nello stabilimento industriale.
Tuttavia, è di oggi la notizia secondo cui il commissario straordinario dell'Arusia boccia la proposta di riconvertire la produzione di tabacco Bright in quella del Kentucky. Un deciso no all’incremento della coltura del tabacco Kentucky in Umbria, infatti, è venuto dal commissario straordinario dell’Arusia, Adolfo Orsini, secondo il quale bisogna essere “consapevoli che la produzione di Kentucky richiede una riconversione profonda e radicale del sistema produttivo delle aziende, che implicherebbe notevoli investimenti e che sicuramente comporterebbe la dismissione degli impianti e delle attrezzature attualmente utilizzati, da parte delle imprese agricole e delle loro forme associate, che in questi ultimi anni hanno investito molto nelle nuove tecnologie per la coltivazione, la raccolta e la trasformazione del Bright”.
Peraltro “ipotizzare una produzione vincolata ad una azienda industriale quale la Manifattura del Sigaro Toscano, sia pure essa una industria nazionale, perseguirebbe le stesse logiche del produrre Bright per le multinazionali del settore, non garantendo agli agricoltori quei redditi a valle della filiera che rimarrebbero all’industria".
Orsini conclude con una domanda che, implicitamente, è una contro proposta,” Viene da chiedersi se l’ingente investimento necessario per la riconversione, sia utile e conveniente, e se le risorse ad esso da destinare non possano essere destinate ad altri tipi di riconversione verso produzioni alimentari più sostenibili per l’ambiente e per il tessuto economico territoriale.”

Una "disfida" tra enti locali, dunque, su una produzione che pure ha mostrato di saper resistere alla crisi imperante nel settore agricolo e che dà molto da pensare sulle logiche sottese a tali iniziative.
(Fonti: www.umbriacronaca.it/.../tabacco-assessore-cecchini-in-visita-alla-sede-“manifatture-sigaro-toscano”-di-lucca, http://www.iltamtam.it/Generali/Economia-e-Lavoro/Umbria-meno-fumo-e-piu-cibo.aspx)

1 commento:

  1. Articolo davvero interessante! Speriamo che la controversia si risolva in qualche modo, non giudico nel merito le proposte ne di una ne dell'altra parte, se è vero che la crisi dell'agroalimentare è imperante e quindi la conversione aziendale verso la coltivazione di tabacco può rappresentare un'opportunità, è altrettanto vero che la produzione alimentare sostenibile con sistemi produttivi a basso impatto ambientale sta ampliando le proprie quote di mercato, quindi può costituire un'altrettanto valida alternativa, specialmente in una regione come l'umbria che ha ampi margini di valorizzazione dei propri prodotti tipici. Mi limito a constatare, dal punto di vista di noi aficionados, che l'umbria rappresenta una zona molto vocata per la produzione di tabacco, con microclimi molto favorevoli, pur non grantendo rese quantitative elevate. Per contro, in queste zone il tabacco può arrivare a ottime performance qualitative, non a caso è la regione in cui, negli scorsi anni, è iniziata la produzione di tabacchi avanensi, per la linea CAO Italia, anche se ora la coltivazione si è spostata nel beneventano. L'idoneità di questi areali per la produzione di tabacchi avanensi, sicuramente più esigenti dal punti di vista climatico e agronomico rispetto al kentucky, fanno presagire una buona vocazionalità del territorio per la coltivazione di tabacco in generale.

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