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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

14 settembre 2011

Invecchiamento dei sigari, i benefici dell'aging e i nuovi dubbi.

I sigari, così come alcuni vini, distillati ed altri prodotti beneficiano di un periodo di invecchiamento più o meno lungo a seconda delle caratteristiche intrinseche di ogni prodotto.
Ogni sigaro ha una sua "curva di fruibilità" che presenta una fase di incremento qualitativo per un certo periodo di tempo dopo la torcida, una fase più o meno lunga di costanza organolettica, e una fase finale di senescenza in cui gli aromi tendono a scomparire.
Quello che è certo è che, normalmente, un sigaro presenta una fase di incremento qualitativo di minimo 3-5 anni, alcuni raggiungono la massima qualità organolettica anche dopo periodi molto più lunghi, questo non vuol dire che i puros non siano fumabili anche in tempi più brevi, significa solo che se si rispettano questi tempi di invecchiamento è ragionevole aspettarsi un incremento di qualità. Incremento dovuto ai processi microfermentativi che normalmente avvengono nel microclima caratteristico degli humidor per la conservazione dei sigari. Agendo sulle temperature e sull'umidità di conservazione, in particolare abbassando entrambe, è possibile rallentare il processo di invecchiamento e allungare quindi la curva di fruibilità dei puros, è il caso tipico di alcuni collezionisti che conservano i sigari a temperature prossime ai 15 gradi, con umidità del 50-55%.
Oggi il concetto di invecchiamento assume sempre meno valore, specie nel fumatore medio, poichè i sigari difficilmente presentano i tratti "giovanili" sgradevoli che si riscontravano nei puros fino a qualche anno fa. Ricordo ad esempio come i D4 dei primi anni 2000 presentassero note erbacee e un netto sapore amaro appena acquistati, che scomparivano entro 18-24 mesi, lasciando il posto a un crescente equilibrio aromatico. Da qualche tempo a questa parte i sigari sono prontamente fumabili, c'è chi attribuisce questo alle nuove varietà di tabacco, e chi invece lo attribuisce al ciclo di abbattimento della temperatura, adottato negli ultimi anni a scopo antiparassitario. Personalmente propendo più per la seconda ipotesi, visto che i tratti giovanili, e in particolare l'amaro, sono associabili a sigari di discreta forza nicotinica, che comunque sono ancora presenti sul mercato. L'effetto del gelo su un substrato vegetale umido probabilmente favorisce la rottura dei vacuoli che contengono nicotina e acidi grassi volatili (gli aromi), incrementando lo scambio aromatico fra le diverse foglie e la perdita dei sentori giovanili in tempi più rapidi. Questo fattore, sicuramente positivo dal punto di vista commerciale, poichè elimina di fatto la possibilità di trovare sigari non pronti da fumare (salvo i casi di sick period, ovvero di microfermentazioni in atto) , crea però un'incognita non indifferente sulle potenzialità d'invecchiamento dei "nuovi" puros. Quanto influisca questa "accelerazione" iniziale sul tempo di aging e sulla curva di fruibilità, e soprattutto sulla perdita di aromi in fase di senescenza è ancora, di fatto, un'incognita, poichè è trascorso troppo poco tempo dall'introduzione del ciclo di abbattimento della temperatura per valutare gli effetti a lungo termine sui sigari. Quello che si può constatare è come i sigari "FFB" (Far From Box) o "no box", sigari di marca, anillati e mai inscatolati (quindi scevri dagli effetti del ciclo di abbattimento e dell'influenza della scatola) presentino ancora quei tratti giovanili tipici dei sigari di qualche anno fa, e siano mediamente migliori rispetto alla produzione commerciale reperibile sul mercato convenzionale.

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