Chiedere a me, che sono uno degli organizzatori degli eventi “Simposio”, di esprimere un giudizio sulla serata equivale a chiedere al proverbiale oste quanto alta sia la qualità del vino della sua cantina.
Quindi, nel rispetto di questa antica massima mi asterrò dal formulare qualsivoglia considerazione lasciando ad altri la libertà di divulgare su questo blog o altrove tutti i loro entusiasmi, i loro apprezzamenti, le loro critiche.
Mi limito a ringraziare di cuore tutti i partecipanti invitandoli al prossimo evento.
Quindi, nel rispetto di questa antica massima mi asterrò dal formulare qualsivoglia considerazione lasciando ad altri la libertà di divulgare su questo blog o altrove tutti i loro entusiasmi, i loro apprezzamenti, le loro critiche.
Mi limito a ringraziare di cuore tutti i partecipanti invitandoli al prossimo evento.
Una cosa però voglio farla.
Voglio rispondere alla domanda che funge da titolo a questo pezzo e voglio farlo raccontandovi la storia di un gruppo di amici che prendendo a pretesto un sigaro intrecciano, per qualche ora, le proprie vite in un tourbillion di emozioni, risate, goliardate e bicchieri di vino. Ragazzi che vivono la propria vita con lo stile di un dandy di Wilde e lo spirito on the road di Kerouac passando con la naturalezza di un bimbo dalla coda alla vaccinara al più sofisticato dei finger-food.
Per questi ragazzi fumare un sigaro “straordinario” non significa “solo” intestare, accendere, aspirare, pouffare.
Per questi ragazzi fumare un sigaro “straordinario” non significa “solo” intestare, accendere, aspirare, pouffare.
E’ qualcosa di più.
E’ giorni di attesa. E’ un volo in aereo o un viaggio in macchina. E’ la voglia di arrivare e avere la certezza di trovare cose che non cambiamo mai ma che ogni volta ti regalano qualcosa di diverso e di unico. E’ la sicurezza di cementare le vecchie amicizie e di scoprire dei nuovi grandiosi fratelli d’avventura. La poesia di un bicchier di vino, di un piatto di spaghetti e di un buon sigaro condiviso con degli amici veri non conosce versi per esprimersi, quindi superflui sarebbero quelli che userei per farne percepire al lettore lesensazioni: solo chi c’era potrà capirle. Solo chi c’era ricorderà e saprà sorridere ripensando al “diverso”, a “Luciano”, alla “cameriera caduta da piccola”, al “cantautore omicida”, "all'accendino che non vale un cazzo ma che funziona sempre”, a "l'arbre magic del professore”. Solo chi c’era può capire, non importa se parla in bergamasco, altoatesino, svizzero, pescarese, spagnolo o romano.
Queste sensazioni parlano una sola lingua: quella dell’amicizia.
Per cui grazie a chi c’era per avermi dato l’opportunità di trascorrere tre giorni fantastici e la certezza che i prossimi tre che passeremo insieme saranno ancora migliori.
Per tutto questo la risposta alla domanda iniziale è NO!!! Un sigaro per noi è molto, molto di più.
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