Vi sarà sicuramente capitato, nella vostra "carriera" di fumatori, di trovare sigari che emanano una mole di fumo eccessiva dal braciere, anche diversi secondi dopo il "puff", avrete notato come, nella stragrande maggioranza dei casi, i sigari siano di qualità mediocre. Vediamo quali sono i motivi alla base di questo "comportamento" del braciere, e perchè spesso la qualità della fumata è inficiata da questi fattori.
- Sigari dal riempimento troppo lasco: il motivo più frequente legato all'eccesso di fumo è il riempimento troppo lasco del sigaro, si tratta spesso di sigari molto leggeri, in peso, in relazione al loro formato. Lo scarso riempimento permette un passaggio di aria più ampio del dovuto, e conseguentemente la combustione, alimentata dalla maggior presenza di ossigeno, si mantiene a temperature più elevate. Il sigaro in questo caso peggiora proprio per colpa dell'eccesso di temperatura in combustione, che provoca la completa scomposizione dei composti aromatici, diminuendo notevolmente la paletta organolettica.
- Sigari fumati o conservati "male": non sempre l'eccesso di fumo è "colpa" di chi ha prodotto il sigaro, a volte può essere anche il fumatore che fuma o conserva male il prodotto. L'overpuffing (ovvero la fumata troppo rapida in relazione alla tipologia e al formato di sigaro) può dare luogo a
una mole di fumo eccessiva dal braciere. Lo stesso effetto si può ottenere fumando il sigaro troppo secco. L'umidità infatti non ha solo lo scopo di mantenere "vivo" il tabacco in conservazione, ma anche quella di abbassarne il potere calorifico in combusione (il potere calorifico superiore è quello del materiale secco (totalmente privo di umidità) mentre quello inferiore si riferisce al tabacco umido, la differenza tra i due è data dall'energia spesa per fare evaporare l'acqua).
Un sigaro ben conservato dovrebbe avere un contenuto in acqua del 13-15% in peso, percentuali superiori danno luogo a cattiva combustione, percentuali inferiori invece ad un eccessivo calore in combustione. Entrambi questi "errori" (fumata troppo veloce e conservazione secca) danno luogo a una combustione troppo rapida, con lo stesso effetto descritto nel punto precedente.
- Cattiva fermentazione, o cura del tabacco: Un altro dei fattori che può generare un eccesso di fumo dal braciere è la cattiva "gestione" del tabacco nelle fasi precedenti il rollaggio. Una cattiva fermentazione, uno scarso invecchiamento o un essiccamento troppo rapido, possono dar luogo a una degradazione non completa di alcuni composti (resine, alcuni olii, etc.), che bruciando danno luogo a una quantità di fumo più intensa e più scura. In questo caso il problema organolettico, non è legato all'eccesso di temperatura, quanto piuttosto alla presenza dei composti non adeguatamente degradati che spesso sono associati a spiccate note amare e aromi pungenti al naso.
- Aggiunta di acceleratori di combustione: In linea teorica, i sigari di una certa qualità non dovrebbero avere acceleratori di combustione, ma su alcuni sigari di media fascia, e probabilmente anche su alcuni marchi definiti "premium" si ricorre all'uso di tali sostanze senza dichiararlo.
Si tratta principalmente di sali sodici o potassici (tartrati, citrati, nitrati, acetati, etc.) che mirano a migliorare e regolarizzare la combustione, rendendo anche più bianca e uniforme la cenere (per altro su questo punto, chi si lamenta della cenere scura di alcuni prodotti, dovrebbe chiedersi se quella bianca che ha preso come "benchmark" sia sempre ottenuta naturalmente...).
Perchè questi sigari hanno, spesso, caratteristiche scomposte? per rispondere a questa domanda occorre chiedersi perchè si usano questi acceleratori di combustione. Spesso si tratta di assemblaggi disomogenei di tabacchi che altrimenti brucerebbero a ritmi troppo diversi, oppure si ricade nella casistica del punto precedente, con tabacco non adeguatamente condizionato prima di fare il sigaro, a cui si correggono eventuali difetti di combustione con gli additivi. Tuttavia, il correttore di combustione non fa scomparire certi toni acri tipici dei tabacchi non pronti, si manifestano quindi le scompostezze organolettiche descritte nel punto precedente.
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