Purtroppo ci giunge la notizia che Josè O. Padròn, una vera e propria "corner stone" del mondo del sigaro a livello mondiale, ci ha lasciato all'età di 91 anni, a pochi mesi dall'uscita del libro delle sue memorie (vedi foto). In meno di due anni se ne sono andati Carlos Fuente Senior, e ora il fondatore della manifattura Padròn che conosciamo oggi. Entrambi emblemi del successo dei produttori di origine cubana nell'area del caribe, rispettivamente per la Repubblica Dominicana (Fuente) e del Nicaragua (Padròn). Anche Padròn, come Fuente, infatti, non ha semplicemente rappresentato un imprenditore che ha esportato il suo business fuori da Cuba, ma ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta a livello mondiale, facendo da trend-setter per il Nicaragua e alzando l'asticella della qualità a cui tutti i produttori hanno aspirato per lunghissimi periodi, e forse ancora oggi.
Per ricordare la storia della famiglia Padròn, riportiamo un bellissimo articolo di Aniello Buonincontro, di Cigars and Tobacco (importatore del brand in Italia) che riassume la storia di questa importante famiglia nel mondo del sigaro, dalle origini fino ai giorni nostri.
Quante persone conoscono la storia di quel martello? Chiesi a Jorge
Padron indicando con un lieve cenno del capo la spilla dorata sulla sua
giacca. Tante! Rispose con un sorriso che tradiva un po’ di tristezza,
legata forse al ricordo di
chi quel martello lo aveva utilizzato.
Ma
perché ad un utensile, che non ha alcuna utilità nella realizzazione di
un sigaro, viene data tanta importanza al punto da imprimerlo su ogni
box di sigari, proprio sotto il nome Padron?
Quando si inizia a
cercare la risposta a questa domanda si scopre subito che quel semplice
oggetto è fondamentale per chi ama questi sigari..
Per capire dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, precisamente a Cuba, al porto de La Havana, a metà del 1800.
Quando
Damaso Padron mette piede sull’isola lo scricchiolio delle assi della
banchina, sotto il peso dell’esule spagnolo, dà inizio all’epopea dei
Padron. Anche se Damaso questo ancora non lo sa.
Non poteva sapere
che i suoi figli e i suoi nipoti sarebbero cresciuti tra i campi di
tabacco e l’azzurro cielo cubano e avrebbero fatto sì che il suo nome
divenisse famoso in tutto il mondo.
Un po’ alla volta arrivò ad
acquistare tre vega per coltivare tabacco. La prima fu Las Obas che,
detto per dovere di cronaca, fu una delle prime vega in Pinar del Rio.
Ne passò di anni a rivoltar terreno a staccare foglie, con quel gesto
rapido del polso che fa capire al tabacco chi è che comanda, a
controllare i piloni di tabacco in fermentazione e, per evitare che
divenissero troppo caldi, a disfarli e ricomporli daccapo.
La
famiglia Padron è stata spettatrice di tutti gli eventi storici più
importanti che hanno riguardato Cuba dalla seconda metà del XIX secolo.
Dalle due rivoluzioni d’indipendenza di fine ‘800 alla rivoluzione dei
sergenti di Batista, fino all’arrivo di Castro nel ’59.
Con Fidel
credettero davvero che fosse giunto il momento che avrebbe posto fine ai
loro sacrifici. Sperarono in un miglioramento delle condizioni di vita
che la dittatura imponeva. Decisero quindi di fornirgli il proprio
appoggio. Quando assunse il potere sull’isola le cose non andarono come
avevano sperato.
In breve tempo i 250 acri che coltivavano a tabacco
vennero confiscati, lasciandone a José solo 5, ma non più di proprietà.
Su quel poco terreno potette continuarono a coltivare tabacco. Le
condizioni di vita però erano peggiorate, e il peggio era che tutte le
speranze erano state spazzate via. Non vi era più futuro.
L’unica
soluzione rimasta era andare via. Ma non era semplice lasciare l’isola.
Occorrevano soldi, i contatti giusti e bisognava sperare, ancora.
L’occasione che ebbero fu di recarsi in Spagna e la colsero al volo. Una
volta in Spagna potettero trasferirsi negli USA.
La storia ci
racconta quello che accadde, anche se non è possibile trovare nei libri
il dettaglio del dramma che colpì le tante famiglie che, a seguito dei
fatti accaduti a Cuba, dovettero trovare una nuova terra.
José Padron
si trasferì con la famiglia a New York per poi spostarsi in Florida, a
Miami. Qui trovò la nutrita comunità di cubani che, nel corso degli anni
erano scappati dall’isola per ricominciare daccapo. Tante storie, tutte
diverse.
Qui bisognava rimboccarsi le maniche per procurarsi da
mangiare. Appena giunti un amico gli fece un regalo, un martello,
appunto. Con quello poté iniziare a lavorare come carpentiere, mantenere
la famiglia e provare a metter da parte qualche dollaro, perché il
sogno era sempre ritornare a lavorare con i sigari. Trascorsero
tre anni prima di ritornare a maneggiare tabacco e il tutto grazie ad un
martello. Strana la vita, vero? Ecco perché quel semplice utensile da
carpentiere è divenuto il simbolo dei sigari Padron.
Quei
soldi risparmiati servirono ad aprire una piccola fabbrica, una chincal
per essere precisi, in Little Havana, su una parallela di Calle 8.
Appena 200 sigari al giorno realizzati con il supporto di un solo
torcedor, venduti al prezzo di 25 cent l’uno. Oggi lì si trova la sede
centrale della compagnia e in uno dei suoi uffici viene custodito
gelosamente il martello di José, per ricordare i tanti sacrifici fatti.
Nel
1967 un produttore nicaraguense si recò a Miami per mostrare a Josè
Padron il suo tabacco. Fu un incontro importante, poiché José intuì la
potenzialità di quelle foglie e iniziò a lavorare sull’idea di sigari
prodotti con quelle foglie. Nel 1970 iniziò l’avventura produttiva in
Nicaragua. La nuova fabbrica fu avviata con appena 4 rollatori, ma in
quegli anni vi erano solo altre 3 fabbriche attive e le condizioni
politiche non erano assolutamente favorevoli alle attività commerciali.
Era un rischio, ma si doveva tentare.
Dopo quattro anni di
produzione nelle due fabbriche di proprietà quella di Miami fu chiusa.
Le cose sembravano andare per il verso giusto, almeno fino all’arrivo
dei sandinisti.
Nel ’78 un incendio in fabbrica, causato dai
rivoluzionari, fece capire a Padron che occorreva cercare un’alternativa
e la si trovò in Honduras, dove fu trasferito parte del tabacco. C’è da
dire, con una breve digressione, che se Casto fece la fortuna del
Nicaragua, i sandinisti fecero quella dell’Honduras. Visto che in poco
più di 30 anni l’Honduras ha raggiunto Cuba come volume di produzione.
Ma
ritorniamo in Nicaragua, perché nel 1980 i sandinisti concessero a
Padron il permesso di ritornare ad Estelì, riconoscendo, si racconta, i
suoi alti meriti. Ma molti erano i problemi da risolvere. Se da un lato
la fabbrica era rimasta attiva, sotto il controllo dei militari, i campi
di tabacco erano stati resi quasi inutilizzabili, a seguito delle
infezioni di Muffa blu. E non era tutto. Nel 1985 gli USA posero
l’embargo e Padron dovette abbandonare il Nicaragua nuovamente. Sembrava
non vi fosse più speranza ma con tenacia la produzione continuò in
Honduras fino al 1990.
Ma José non si occupava solo di tabacco. In
tutti questi anni aveva mantenuto i contatti con i rivoluzionari cubani e
nel ’78 ottenne un incontro a Cuba con Castro, durante il quale José
riuscì ad ottenere la liberazione di molti prigionieri politici. Ma la
cosa creò non pochi problemi. Per quanto l’incontro si fosse tenuto in
segreto sembra che una foto svelò i fatti. Tre attentati, da parte di
attivisti anti Castro, colpirono la sede a Miami. Era lo stesso anno
degli incendi in Nicaragua. Diciamocelo, non fu un anno tranquillo per
Padron.
Ma tutto questo è storia ormai. Il presente invece, beh, il presente è fatto di grandi sigari.
C’è
da dire che Padron ha una filosofia che pochi altri produttori seguono.
Poche linee e pochi pezzi prodotti in modo da controllare bene tutta la
produzione. José si è sempre divertito nel dire che lui produce sigari
per se stesso e quelli che non riesce a fumare li vende. Per quanto la
frase sia opinabile rende bene il concetto di quanto lui non persegua
una crescita spasmodica del numero dei sigari prodotti bensì un
mantenimento di alti livelli qualitativi. Livelli che pochi riescono ad
eguagliare.
Da pioniere in Nicaragua oggi potrebbe essere il
produttore col più alto numero di sigari per anno, ma è rimasto
semplicemente il produttore dei migliori sigari nicaraguensi.
Per
loro il tabacco è il segreto di tutto. Ok, questo suonerà lapalissiano,
ma Padron ha la capacità unica di plasmare le foglie come fossero
argilla nelle mani di un vasaio. Basta accendere un suo sigaro per
scoprire quanta arte ci sia ne suo lavoro.
Aniello Buonincontro
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