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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

07 giugno 2016

La muffa dei sigari? No, LE muffe! manifestazioni ed effetti.


Il "la" per questo post, me lo ha dato il sempre impeccabile Douglas, con il suo video riguardante le differenze tra muffe e microfermentazioni. Durante il video, l'occhio mi è caduto su un dettaglio in apparenza irrilevante, ma in realtà abbastanza raro per i sigari. Nel sigaro ammuffito (vedere foto sopra) forzatamente da Douglas, si nota muffa di colorazione disomogenea, cosa che in condizioni normali, anche in caso di sbalzi di umidità verso l'alto non accade. Può capitare di vedere in sigari separati muffe bianche, grigie, nere, azzurro-verdi o più raramente gialle o marroni, ma difficilmente troviamo colorazioni diverse sullo stesso sigaro.
La colorazione delle muffe dipende, ovviamente dal ceppo micelico (fungino) da cui sono generate (quelle che comunemente chiamiamo muffe derivano dalle divisioni tassonomiche degli zigomiceti, ascomiceti o deuteromiceti), ma può secondariamente dipendere anche dallo stato del ciclo riproduttivo di un singolo ceppo crittogamico. Esistono muffe che nella fase di sviluppo sono bianche o gialle, e virano verso colori grigio-bluastri in fase di sporulazione.
Ma perchè, quindi, è anomalo trovare colorazioni diverse? non possono in un sigaro co-esistere più ceppi micotici, e/o funghi a diversa fase di sviluppo?
In linea teorica si, ma è piuttosto difficile che
questo accada, per alcuni motivi fondamentali:
In primis, quasi tutti i ceppi fungini, emettono essudati nel substrato che "attaccano", si tratta di sostanze chimiche che inibiscono la proliferazione di altri funghi, assicurando alla muffa che è "arrivata prima" di colonizzare l'intera area attaccata.
Inoltre, quando vediamo una muffa ad occhio nudo, questa non è altro che la punta dell'iceberg dell'attacco micotico, ed è normalmente costituita dalla sola parte riproduttiva del fungo, mentre le ife, da cui la muffa trae nutrimento, sono invisibili ma estremamente diffuse e ramificate all'interno del substrato attaccato, cosa che rende, nuovamente, difficile l'attecchimento di altri microorganismi.
Infine, è piuttosto difficile che in un prodotto, come il sigaro, di dimensioni tutto sommato ridotte, e conservato con sbalzi minimi di umidità e temperatura, si sviluppi una muffa, anche della stessa specie, in diversi stadi, poichè normalmente, quando si creano le condizioni per l'ammuffimento, questo avviene in maniera più o meno omogenea su tutto il prodotto.
Nel caso del sigaro di Douglas, come lui stesso dichiara, la muffa è stata indotta innalzando l'umidità in maniera repentina, questo può aver fatto si che lo sviluppo fungino sia partito molto velocemente, e che ceppi diversi abbiano preso il sopravvento in diverse parti del sigaro Oppure può essere capitato che una parte del fungo sia arrivata a maturare le spore molto velocemente e che queste poi abbiano ricolonizzato le aree ancora "libere" con una seconda generazione dello stesso ceppo.

alcuni tipi di muffe di diversa colorazione e consistenza
Al di la di questa considerazione, vediamo con un breve excursus quali sono le principali muffe riscontrabili sul tabacco o su un sigaro:


Cladosporium: è una delle muffe più comuni in natura, ha una consistenza polverulenta, che normalmente varia da grigio a nero
Penicillium: genere da cui deriva la penicillina, ha un aspetto vellutato inizialmente bianco che vira a maturazione verso colori blu-verdastri
Alternaria: ha un aspetto lanoso in fase inziale, e vira verso colorazioni olivastre o marroni al completamento del ciclo riproduttivo
Aspergillus: è di consistenza polverulenta, ma seconda del ceppo, può avere diverse colorazioni, che vanno dal giallo, al blu al verde.
Mucor: ha un aspetto "cotonoso", inizialmente bianco-giallastro, che vira verso il grigio scuro a maturazione.
In linea generale un sigaro con muffa non provoca particolari danni se fumato, a meno che l'attacco fungino sia in pieno corso di sviluppo, momento in cui può dare malessere temporaneo (normalmente il ciclo si conclude in pochi giorni, a differenza delle microfermentazioni). Tuttavia, provoca variazioni a volte anche molto significative, sul gusto, rendendo spesso sgradevole la fumata. Muffe bianche poco estese possono provocare danni limitati ed il sigaro può essere ugualmente fruibile, con modificazioni organolettiche minime, in caso di muffe scure, o anche chiare ma molto estese, il sigaro risulta compromesso.
Quando una muffa diventa visibile sulla superficie del sigaro, nella stragrande maggioranza dei casi ha già diffuso le spore, che sono gli organi di propagazione del fungo. E' pertanto verosimile che queste si siano sparse anche all'interno dell'humidor. Purtroppo non esistono prodotti fungicidi registrati utilizzabili sui sigari ne all'interno dei contenitori dove questi dimorano. Si sono ottenuti buoni risultati con la pulizia dell'humidor mediante diversi tipi di alcool, con prefernza verso quello isopropilico, che a differenza di quello etilico non rilascia odori invadenti. Va detto però che l'alcool ha un buon effetto pulente e uccide il micelio, ma non è in grado di eliminare tutte le spore, quindi, in caso di comparsa di muffe, occorre fare pulizie regolari (per esempio a cadenza mensile) dell'humidor per almeno 6-12 mesi. E' inoltre buona regola, in caso di comparsa di muffa, abbassare l'umidità tra 60 e 65%, rendendo così lo sviluppo di eventuali spore presenti molto più improbabile.

4 commenti:

  1. Questo é proprio un bell'articolo istruttivo. Complimenti!

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  2. Da qualche tempo acquistando il toscano classico e spaziando a diversi rivendite trovo in tutte le scatole i sigari con macchie bianche di muffa
    Onestamente la cosa non mi piace
    Da cosa può dipendere dal costruttore o dal rivenditore.Vincenzo

    RispondiElimina

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