Un prodotto “nuovo” che in realtà affonda le
radici in una Storia ben più
profonda di qualsiasi altro sigaro Italiano, giacchè è proprio da Sansepolcro che parte, nella seconda metà del XVI secolo, la coltivazione del tabacco in Italia. Il Cardinale Nicolò Tornabuoni, nunzio apostolico in Francia durante il pontificato di Gregorio XIII, inviò i semi provenienti dal nuovo mondo, di cui Jean Nicot aveva appena descritto le caratteristiche in Francia, allo zio, il Vescovo di Sansepolcro. Fu allora che la famiglia Pichi, proprietaria di vasti appezzamenti di terra in quelle zone, iniziò a coltivare questa nuova pianta. Nello stesso periodo si sviluppò un fiorentissimo mercato di tabacco, nella repubblica di Cospaia, adiacente a Sansepolcro, minuscolo (meno di 400 ettari in tutto) stato indipendente, nato per un errore topografico, tra lo stato pontificio e la repubblica di Firenze (poi Granducato di Toscana), situato nell’odierno comune di San Giustino. La famiglia Pichi, oggi rappresentata da Andrea Pichi Graziani, collaboratore di CST, non ha mai abbandonato la coltivazione del tabacco nelle proprie terre, e può a ragion veduta affermare che questa pianta viene prodotta sui propri terreni sin da quando ancora si chiamava “Erba Tornabuona” (uno dei due nomi del tabacco, in Italia, prima della classificazione di Linneo, ispirato al cognome del Nunzio Apostolico menzionato prima).
profonda di qualsiasi altro sigaro Italiano, giacchè è proprio da Sansepolcro che parte, nella seconda metà del XVI secolo, la coltivazione del tabacco in Italia. Il Cardinale Nicolò Tornabuoni, nunzio apostolico in Francia durante il pontificato di Gregorio XIII, inviò i semi provenienti dal nuovo mondo, di cui Jean Nicot aveva appena descritto le caratteristiche in Francia, allo zio, il Vescovo di Sansepolcro. Fu allora che la famiglia Pichi, proprietaria di vasti appezzamenti di terra in quelle zone, iniziò a coltivare questa nuova pianta. Nello stesso periodo si sviluppò un fiorentissimo mercato di tabacco, nella repubblica di Cospaia, adiacente a Sansepolcro, minuscolo (meno di 400 ettari in tutto) stato indipendente, nato per un errore topografico, tra lo stato pontificio e la repubblica di Firenze (poi Granducato di Toscana), situato nell’odierno comune di San Giustino. La famiglia Pichi, oggi rappresentata da Andrea Pichi Graziani, collaboratore di CST, non ha mai abbandonato la coltivazione del tabacco nelle proprie terre, e può a ragion veduta affermare che questa pianta viene prodotta sui propri terreni sin da quando ancora si chiamava “Erba Tornabuona” (uno dei due nomi del tabacco, in Italia, prima della classificazione di Linneo, ispirato al cognome del Nunzio Apostolico menzionato prima).

In primis il controllo dell’intera filiera
produttiva, dal seme alla scatola (compresa quest’ultima), che rimane nel
raggio di poche decine di km da Sansepolcro, in piena Valtiberina, che permette
di valorizzare il lavoro dei produttori premiando la materia prima di qualità,
e di mantenere quella conoscenza diretta tra mondo agricolo e manifattura, che
si è persa nel corso degli anni un po’ in tutti i settori dell’agroindustria in
genere sia alimentare che non.
Il secondo fattore è senza dubbio la cura in
tutti i passaggi produttivi, con molti passaggi manuali a cominciare dalla
cimatura delle piante, alla raccolta, che avviene in maniera scalare e permette
alle foglie di raggiungere il giusto grado di maturazione, fino alla cernita e
sistemazione delle foglie sulle aste per la cura a fuoco, rigorosamente di
legno di quercia. Avvengono manualmente anche le successive fasi di prima della
fermentazione (che avviene in 3 riprese, di cui una post-rollatura), la
scostolatura e la sfibratura delle foglie da ripieno, che rende i sigari
praticamente dei long filler, a differenza dei ripieni ottenuti per battitura
meccanica.
Il terzo e forse più importante fattore, che
si tocca con mano solo quando ci si trova di fronte ad Andrea Pichi Graziani, ma soprattutto a Gabriele “Zippo” Zippilli, è la passione, che trasuda dagli sguardi e dalle
parole, e che fa capire che dietro a questo progetto non c’è solo una mera
prospettiva di guadagno economico, ma una reale volontà di produrre un sigaro
100% toscano, che riesca a raggiungere il top qualitativo sul panorama nazionale,
creando lavoro in loco e mantenendo salde le radici (non solo del tabacco) nel
tessuto socio-economico locale.
Non da ultimo, l’approccio al mercato, che non
tenta di aggredire il mass market come è avvenuto in diverse occasioni in
passato, ma che parte fin da subito con un sigaro “di razza” che indica
chiaramente la strada che si vuole perseguire. CST arriverà infatti sul mercato
a breve con il suo Mastro Tornabuoni, in confezione da 4 ammezzati a 6 euro
(con i livelli qualitativi che ho avuto modo di provare a più riprese, vi
assicuro che il prezzo è più che onesto!). La parola chiave di questo sigaro è “Corpo”
che non va confuso con forza bruta, ma come corpo nel suo insieme di forza, che
pure è presente in maniera importante, intensità aromatica, che si esprime
anche in una più che discreta complessità, e gusto intenso, che stimola in
pratica ogni parte del palato regalando una sensazione piena ed appagante.

Ma non mettiamo troppa carne al fuoco,
attendiamo con i dovuti tempi che la qualità richiede, il lancio sul mercato
dei diversi prodotti, tra cui a breve Mastro Tornabuoni, sin da ora fiduciosi, per aver toccato con mano passione
e dedizione alla qualità, auguriamo a CST (e a noi stessi, in quanto fruitori
del prodotto finale) di proseguire per la strada imboccata, e collocare il
sigaro italiano dove merita, ai vertici qualitativi non solo in Italia, ma anche
oltreconfine.
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