Prendiamo in prestito, modificandolo leggermente, il titolo di un romanzo di John Steinbeck per spezzare il gelo di febbraio con una riflessione che è anche una provocazione per voi lettori. Vale a dire, il valore simbolico ed emulativo o meno del sigaro.
Anche prima che diventasse uno dei simboli della pop culture, infatti, il sigaro, come abbiamo visto più volte, era sinonimo di uno stile di vita "patrizio", uno svago da upper class che spesso evoca personalità raffinate e geniali. Sigmund Freud, Mark Twain, Groucho Marx, Winston Churchill, solo per citare alcuni, illustri personaggi che sono stati considerati come fumatori doc, uomini per i quali il sigaro non era solo semplice tabacco.
Il sigaro è stato per loro fonte di ispirazione? Fu forse un conforto alla loro solitudine di geni? O era, come direbbero i salutisti, semplicemente una
cattiva abitudine? Sarebbero stati diversi senza il loro inseparabile sigaro?
Sono domande che ci si pone proprio grazie alla forza simbolica del sigaro, entrato ancor più profondamente nell'immaginario collettivo grazie al cinema e alla tv, ormai veicoli delle nuove mitologie globali.
Grazie a film come Il Padrino e Scarface, infatti, e molti altri personaggi legati al sigaro in produzioni televisive notissime come I Soprano c'è stato un revival del puro. Ora più che mai, il sigaro è cementato, per così dire, in un'immagine di alto profilo, dove si stagliano solo grandi personaggi, con abiti tagliati su misura e un vita magari anche al limite, ma comunque carismatici, capaci di andare oltre il comune pensare e lo stile massificato.
E voi, cari lettori aficionados, cosa ne pensate? È davvero ancora viva questa classica immagine o la si potrebbe relegare a pure speculazioni sociologiche? A voi la parola...
io cerco di separare quanto più possibile il piacere di fumare da quello emulativo del sigaro, anche se, come penso tutti, mi sono avvicinato al mondo del sigaro proprio per il fascino suscitato dall'immagine collettiva dei puros nella storia e nel cinema.
RispondiEliminaTuttavia penso che se fosse stato solo questo ad affascinarmi avrei smesso dopo pochi tentativi... invece il gusto e la cultura "vera" che c'è dietro al mondo dei puros è molto più intrigante rispetto alla sua facciata mediatica...
come molti di voi sanno è da tanto tempo che porto avanti una crociata per "scravattare" il mondo del sigaro... un buon puro voglio essere libero di godermelo in comodità, senza "ingessamenti" da cene di gala o vestiti eleganti che mi basta essere costretto ad indossare in alcune occasioni di lavoro... il sigaro è una passione, non un lavoro... me ne importa il giusto se nell'immaginario collettivo l'ideotipo di fumatore di sigaro è james bond in smoking o winston churchill in bombetta e cappotto alto-borghese....
Io la penso come Zap...epperò è anche vero che un buon sigaro dona tutto un carisma in chi lo fuma con coscienza e buon stile. Credo che, in fondo, vi sia una dimensione nella quale stile e fumata già non si scindono più. Questo non significa che si renda necessaria una "mise" obbligatoriamente elegante (e in effetti lo stile prescinde dall'eleganza ma da essa è posto in evidenza) bensì che si sappia davvero fumare e non "tirare"...il sigaro lo pretende!
RispondiEliminauna domanda...cosa intendi per unità inscindibile di stile e fumata?
RispondiEliminaIo, se mi è concesso, non riesco a parlare di stile di vita o di moda. Pensate, cari amici che le poche volte che ho fumato sigari in pubblico, mi trovavo in serate di club, nelle quali ci si riuniva per discutere di sigari. Per me, in pratica, il rapporto con il sigaro è qualche cosa di estremamente personale: è un viaggio che spesso faccio da solo. Certo a chi non darebbe gioia condividere questo piacere con un altro aficionado, ma vuoi mettere, l'emozione, il piacere, quella piacevole avarizia nel tagliare la testa e nell'accendere, quella ingorda voglia di farsi un'altra tirata prima che siano trascorsi i canoni 30-40 secondi dalla precedente ........ uh! madre de Dios. Mi è venuta voglia di fumare
RispondiEliminaScusate non è apparso il mio nome: sono Giovanni Spiezia
Eliminale fumate più attente si fanno senza dubbio da soli, ed è i che si riescono a cogliere maggiormente le sfumature aromatiche ... però el placer de compartir è altrettanto piacevole, scambiarsi opinioni sul sigaro con dei buoni amici è forse il piacere massimo a cui si può aspirare durante una fumata... è anche vero che c'è chi mi ha detto che fumando in compagnia si colgono più sfumature rispetto a fumare da soli... ma sarà che da un po di anni quando si fanno degustazioni collettive quello che parla di più sono io e quindi io mi distraggo e gli altri si concentrano :D :D
RispondiEliminaCari Amici,
RispondiEliminaSicuramente la gestualità che circonda il rito di fumare un sigaro, nasconde una sorta di aurea fantastica, sia per chi è semplice spettatore, sia per chi è protagonista.
È indubbio che noi fumatori siamo visti al di fuori come una sorta di casta inavvicinabile...mai cosa fu tanto sbagliata, un puros avvicina gli aficionados,crea amicizie e tante chiaccherate nate circondate da nuvole di fumo!
Amo fumare in compagnia di un amico e scambiare con lui opinioni su un sigaro piuttosto che un altro è altresi vero che se devo impegnarmi in una scheda di degustazione, il modo migliore di affrontarla è solo e concentrato sulle fantastiche sensazioni provate.
Chi ha partecipato alle nostre serate sà che durante la serata lascio pochissimo spazio alle parole e preferisco che gli amici si rilassino in tranquillità, nel pieno rispetto del "fumo lento"