29 giugno 2017

Fumo e salute: rischi legati al modo e alla frequenza di fumata

Chi ci segue sa che spesso sulle nostre pagine si trovano articoli che riportano temi scientifici, correlati al mondo del sigaro. In questo caso vi proponiamo un argomento che sicuramente suscita interesse in ciascuno di noi. Sappiamo che fumare fa male, ma esiste ampia letteratura scientifica, che evidenzia e studia l'impatto sulla salute sotto diversi aspetti. Il lettore, anche attento, e con medie competenze tecnico/scientifiche, apprese a livello scolastico, spesso fatica ad orientarsi in questo ginepraio di dati e conclusioni, che pure sono valide prese singolarmente, ma che difficilmente sono sintetizzabili ed elaborabili "a mente".
In ambito scientifico, le pubblicazioni hanno solitamente lo scopo di innovare alcuni settori, dal punto di vista metodologico o concettuale, oppure di provare con un caso studio una teoria o un metodo, applicato nella realtà dei fatti. Tuttavia, essendo la scienza un mondo complesso e mutevole nel tempo, è necessario che ogni tanto qualcuno faccia il punto della situazione, con una descrizione dello stato dell'arte di un determinato argomento, che non apporta nulla di nuovo ne sperimenta nulla di specifico, ma semplicemente sintetizza le informazioni già pubblicate, proponendo una visione riassuntiva e schematica dello status quo, e fornendo una o più conclusioni complessive, derivate dai diversi lavori analizzati. Si tratta di quello che in ambito scientifico viene definito un lavoro di review, ed è proprio una review sugli effetti del fumo del sigaro sulla salute, l'argomento di cui vogliamo parlarvi oggi.
Gli Autori  Chang, Corey, Rostron e Apleberg nel loro articolo "Systematic review of cigar smoking and all cause and smoking related mortality" pubblicato nel 2015 da BioMed Central   Public Health, hanno analizzato ben 227 articoli scientifici, pubblicati dagli anni 60, fino ai primi anni 2000, che prendono in considerazione i diversi danni alla salute potenzialmente
causati dal fumo del sigaro.
L'aspetto interessante è che oltre al fattore di rischio legato al consumo, l'articolo ha confrontato, ove possibile, anche il fattore di esposizione (numero di sigari consumati al giorno) e il tipo di fumatore (fumatore "primario" di sigaro, o ex fumatore di sigarette). Se va da se che la frequenza di fumata aumenti l'esposizione, e quindi il fattore di rischio, quello che non è immediato è che il tipo di fumatore può avere un metodo di fumata diverso. Un aficionado che ha iniziato direttamente dal sigaro avrà una tecnica di fumata più regolare, e "ortodossa" mentre un ex fumatore di sigarette può tendere ad aspirare parzialmente o totalmente qualche boccata di fumo.
Dei 227 articoli analizzati, meno del 10% (21) hanno fornito dati utili alla review, che ha riportato i dati di mortalità riferiti ai seguenti problemi di salute: Tumori (del cavo orale, dell'esofago, del pancreas, della laringe, dei polmoni, della vescica, del fegato) problemi cardiovascolari (problemi coronarici, infarto, aneurisma) problemi respiratori (COPD o Malattia Polmonare Ostruttiva Cronica).
Per ogni impatto sulla salute si calcola un effetto stimato, che sostanziamente definisce un indice di mortalità addizionale osservata, rispetto alla mortalità media nella popolazione. Per fare un esempio pratico (numeri casuali), se su una popolazione di 1000 persone, la mortalità naturale per infarto è di 10 persone, mentre per il campione osservato di fumatori è di 15 persone, avremo un effetto stimato di 1,5. in termini relativi (aumento del rischio) avremo quindi un rischio del 50% più alto rispetto alla non esposizione, mentre in termini assoluti il nostro rischio passa dall'1% all'1,5% quindi l'effetto può considerarsi moderato. Come si noterà dai dati esposti (sia nel testo che nella tabella in calce), c'è quindi una sensibile differenza tra la media matematica delle singole cause di mortalità e il dato generale, poichè l'incidenza specifica delle singole malattie è variabile statisticamente, e il dato rilevato identifica unicamente la differenza relativa tra il dato medio generale e quello del campione di fumatori, mentre per la mortalità generale si tiene anche conto dell'incidenza statistica di ogni singola malattia.
Detto questo, mettiamo subito in chiaro che una delle conclusioni principali dell'articolo è che il fumo del sigaro può essere dannoso tanto quanto, o addirittura peggio, del fumo di sigaretta. Tuttavia l'analisi dei risultati ci conforta un po' soprattutto se li distinguiamo rispetto al tipo di consumo e di fumatore (per quanto l'incidenza di quest'ultimo aspetto sia meno importante nello schema generale).
Il dato generale è che l'effetto sulla salute nel complesso è significativo ma non drammatico, rispetto alla media della popolazione, e specialmente sotto il profilo del consumo moderato. Abbiamo infatti un indice di 1.02, ovvero il 2% in più di possibilità di essere colpiti da una delle cause di mortalità, rispetto al campione standard (che pure comprende fumatori e non -ndr.). In generale, anche su consumi più elevati, l'incidenza sulla mortalità (tenuto conto quindi dell'incidenza relativa, moltiplicata per le percentuali di probabilità) è tutto sommato meno elevata di quello che sembra, poichè fumando 3-4 sigari al giorno il rischio aggiuntivo aumenta dal 2 all'8%, e con oltre 5 sigari aumenta fino al 17%. Stesso trend per le singole cause di mortalità, dove il consumo di sigaro ha una incidenza alternata a seconda del "target" fisiologico. Notiamo una elevata incidenza sui tumori oro-laringo-faringei che varia da più del doppio, a 6 volte tanto, anche con consumi moderati, considerato però che l'incidenza media di questi tipi di tumore è nell'ordine dello 0,3%, il rischio rimane comunque sotto al 2% in termini assoluti. la crescita esponenziale all'aumentare del numero di sigari fumati è però in queste due categorie molto importante.
Vale la pena spendere due parole in più per queste categorie che sono le più colpite dal maggior rischio potenziale. In generale l'insorgenza di neoplasie oro-laringo-faringeo sembra correlata al fumo e al consumo di alcool, ed in particolare all'associazione degli stessi, quindi è buona regola evitare di fumare abbinando costantemente superalcoolici, preferendo bevande a ridotto tenore etilico o addirittura analcooliche. 
Sorprendente il risultato sui tumori polmonari e sulle malattie cardiovascolari, sempre riferite al consumo moderato, dove il rischio in alcuni casi è addirittura più basso rispetto al campione neutro di popolazione (va detto che differenze dell'ordine di pochi punti sono forse inferiori al potenziale errore statistico del campione). Sui tumori polmonari e in generale sui tumori e le malattie alle vie respiratorie profonde, e al sistema endocrino, una incidenza si nota, come ovvio, tra i fumatori "primari" di sigaro, e gli ex fumatori di sigarette, più propensi ad aspirare parte del fumo, le differenze relative possono essere anche importanti (ad esempio sui tumori al pancreas si raddoppia il rischio inalando il fumo, si quintuplica il rischio di tumore laringeo, si triplica, come ovvio, quello di cancro polmonare), tuttavia si ragiona sempre in termini relativi, rispetto all'insorgenza delle malattie nel campione standard di popolazione. Moderati anche i rischi, sempre sotto ad 1-2 sigari al giorno, per gli altri problemi di salute.
In definitiva, lo studio conferma che il fumo, anche se moderato, aumenta sempre il rischio per la salute, ma che fumare moderatamente e correttamente (senza inalare) mantiene questo rischio sotto una soglia tutto sommato accettabile. In altre parole, parafrasando il buon Douglas Mortimer: Fumate poco, ma fumate bene! laddove per bene in questo caso non si intende solo come qualità ma anche come tecnica.

 tabella 1. incidenza delle diverse malattie, in termini di potenziale mortalità, fatto 100 il tasso di mortalità medio per ciascuna malattia, in riferimento ad un campione standard di popolazione, rispetto al campione di fumatori, in ragione del numero di sigari fumati al giorno e della propensione ad inalare. Per ciascun dato il range è il minimo e massimo rilevato in diversi studi. il dato per inalazione è il massimo riscontrato, e viene riportato nell'ultima colonna. I dati, anche all'interno della stessa riga, possono provenire da studi diversi con o senza altri fattori di rischio e scarti statistici applicati.









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