28 giugno 2017

Benedettino NdB una storia "macchiata" di gusto

Il titolo del post potrà apparirvi strano, ma la storia che ha portato a questo sigaro è fatta anche di macchie, il motivo vi sarà chiaro tra poche righe. Si tratta del primo blended del Consorzio tabacchicoltori Montegrappa, costituito da "selezioni apicali" (dichiarato dall'azienda) di foglie di Nostrano, miscelate a foglie dominicane di varietà avanense. Un ritorno alle origini, tutto sommato, poichè la varietà oramai addomesticata nella valle del Brenta ha origine proprio dal ceppo avanense, e viene in certa misura ibridata anche oggi con varietà di derivazione geografica del caribe (es. Avanone). Si tratta del primo sigaro Nostrano che viene rifermentato una volta rollato, pratica adottata da altri produttori italiani, ma su un tabacco decisamente più spesso come il kentucky. La rifermentazione su un tabacco come il Nostrano richiede molte più attenzioni per evidare di danneggiare la fascia, e di conseguenza il sigaro, ma al di la dei danni fisici, una foglia tutto sommato liscia e regolare, sottoposta a una rifermentazione che modifica il colore e la textrue del tabacco, può essere soggetta a modificazioni cromatiche anche non regolarissime in termini visivi. Ed è da qui che nasce la storia "macchiata" del Benedettino. I primi test che abbiamo potuto fumare, in realtà sin dal lancio del Fondatore in Giara, erano in effetti caratterizzati da una marezzatura irregolare della fascia, che non inficiava però ne la combustione ne il gusto del prodotto che anzi, grazie sia al blend che, probabilmente, alla rifermentazione, risultava estremamente complesso e fine, rispetto alla gamma di allora di NdB (mancava, ad esempio il Sestiere nel benchmark). Il processo rifermentativo è poi stato affinato per conferire
maggiore uniformità ed inscurire la fascia in maniera regolare.

Un progetto quindi che nasce da lontano, anche perchè i tabacchi, ancor prima di concepire il sigaro, sono invecchiati dai 3 ai 5 anni, e la maturità si percepisce tutta in termini di equilibrio e finezza. Sulle caratteristiche organolettiche complessive il prodotto non ha nulla da invidiare al sestiere, che pure abbiamo identificato su questo blog come il prodotto che ha delineato la maturità del marchio dal punto di vista qualitativo.
Se l'analisi organolettica complessiva (evoluzione, persistenza, complessità, equilibrio, finezza e intensità) risulta paragonabile al Sestiere, con alcuni punti in cui domina leggermente il Benedettino, come la complessità, l'intensità, l'evoluzione e la persistenza, negli altri domina leggermente il Sestiere. Cambia però il registro organolettico nelle sue componenti descrittive. A crudo l'intenistà aromatica è più blanda, rispetto agli altri sigari della gamma, forse anche per via del maggior invecchiamento e della rifermentazione post rollaggio, che innalzando la temperatura lascia evaporare una serie di aromi leggeri, che si evidenziano in altri sigari prodotti dal Consorzio.
In fumata esprime toni di fieno e di tostato, sorprendenti per certi versi questi ultimi, poichè compaiono già in fase inziale. C'è un aroma terroso di fondo associato a tratti a una nota di frutta secca a guscio. A livello gustativo si alternano il dolce e l'amaro che esprimono il carattere del tabacco caraibico e autoctono, da metà in poi compare una piccantezza leggera, associata a note più speziate al naso. Presenti ma non intensamente, la sapidità e l'acidità. La forza, rispetto al resto della gamma di formato simile, è più intensa, ma senza spingersi oltre al livello medio, confermando la connotazione del brand.
In definitiva un ottimo prodotto, che conferma la maturità aziendale, che differenzia sostanzialmente il registro organolettico pur mantenendo una liaison d'insieme con la filosofia del marchio. Ancora una volta, quindi, un plauso a NdB che continua nella serie positiva. Il sigaro viene venduto a 5 euro al pezzo in confezione da 6 sigari (30 euro alla confezione). Un euro di differenza quindi, rispetto al Sestiere, giustificato dalla parziale miscela con tabacchi d'importazione e dal maggior investimento in invecchiamento del prodotto.

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