07 febbraio 2015

Intervista a Massimo Zerbo, Consorzio Tabacchicoltori Montegrappa (Nostrano del Brenta)

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Massimo Zerbo, in rappresentanza del Consorzio Tabacchicoltori Montegrappa, che produce i sigari, ormai noti al mercato italiano "Antico Sigaro Nostrano del Brenta.
Massimo sarà presto al Cigar Club di PESCARA, dove il 24 febbraio si terrà un evento con il Nostrano del Brenta, in cui si approfondiranno i diversi aspetti di questo sigaro, a breve sul blog tutti i dettagli della serata! 

Simone Fazio per Cigar Blog (CB) - Ciao Massimo, innanzitutto ti ringrazio a titolo personale e a nome di tutto lo staff del blog per aver accettato di rilasciarci un’intervista. Per prima cosa vorrei chiederti, di ripercorrere un po le tappe che ti hanno portato a rivestire il ruolo odierno nel Consorzio che rappresenti.
Massimo Zerbo (MZ) – Innanzitutto ricambio i ringraziamenti per la vostra disponibilità ad ospitarci a nome mio e di tutto il consorzio e nel contempo vi faccio i miei complimenti per la professionalità dimostrata nel gestione del vostro Blog.
Io e il mio collega Giuseppe Zuccolo siamo arrivati in consorzio nel 2009 in qualità di
consulenti  finanziari. Il nostro mandato e stato quello di  agevolare il consorzio nella stesura dei business plan necessari ad attivare dei nuovi finanziamenti atti a completare il progetto Antico Sigaro Nostrano Del Brenta. Sin da subito ci siamo imbattuti in un mondo fino quel tempo a noi sconosciuto,  talmente affasciante e coinvolgente al punto tale che, svolto con successo il lavoro di consulenza e reperiti i finanziamenti  necessari, ci fu proposto di rimanere e di svolgere il ruolo che ad oggi ricopriamo.
Quel giorno fu il più bel giorno della mia carriera professionale.

CB – Svelaci la storia del Consorzio Tabacchicoltori Montegrappa, e di come questa realtà abbia resistito agli anni di crisi del settore sino ad arrivare alla produzione odierna di Nostrano del Brenta.
MZ –il consorzio è nato 75 anni sotto forma di cooperativa agricola a finalità mutualistica ed è formato, ad oggi, da 60 imprese agricole che coltivano tabacco non solo Nostrano del Brenta.
Il consorzio ritirava  il tabacco coltivato lo lavorava all’interno dei propri stabilimenti per poi rivenderlo.
Tutto questo è stato fatto sino ad una decina di anni fa poi, quando  iniziarono le prime avvisaglie di crisi, a causa del venir meno  degli aiuti al mondo agricolo a partire dal Tabacco, da parte della comunità europea,  il coltivare tabacco cominciò ad essere  diseconomico.
Fu in quel momento che il consorzio decise che, per salvaguardare la filiera del tabacco coltivato dai soci, decise di dar nuova vita al tabacco NOSTRANO DEL BRENTA costruendo da se IL SIGARO al fine di dare quel valore aggiunto e smarcarsi dalla logica capestro delle multinazionali.

CB –  Non è un mistero, poichè è stato scritto in diverse occasioni e da diversi appassionati, che il sigaro di tabacco Nostrano del Brenta non sia mai scomparso del tutto, io stesso ho avuto modo di fumarlo in più di un’occasione prima dell’iscrizione ufficiale a listino degli ultimi anni. Vorremmo chiederti, ovviamente nel limite di quanto ti è concesso riportare, come si configurava questa realtà? Era una piccola produzione di nicchia di qualche agricoltore, o c’era già una sorta di struttura, non dico organizzativa, ma comunque di coordinamento, mirata a mantenere vivo un prodotto storico del territorio?
MZ –Il tabacco NOSTRANO DEL BRENTA è sempre stato coltivato sin dal tardo 500 nella Valle del Brenta e per moltissimi anni fu l’unica coltivazione pratica dagli abitanti della vallata, una volta veniva coltivato nei suggestivi terrazzamenti che dominano la valle stessa, fazzoletti di terra rubati alla roccia.
Sin da subito iniziò la costruzione del sigaro, chiaramente il tutto fatto clandestinamente, va da se che i sigari di quel tempo erano delle foglie arrotolate senza badare alla qualità della foglia stessa, questo però ha contribuito alla nascita di una leggenda, che leggenda poi non è, del piffero del brenta (nome usato dai contrabbandieri ).
Solamente nel 1763, dopo quasi due secoli di lotte, i rappresentanti della Repubblica Serenissima concedendo il privilegio agli agricoltori di coltivare il tabacco NOSTRANO DEL BRENTA e la costruzione del sigaro antenato di quello che oggi è il DOGE.
Poi nei secoli a venire la coltivazione del tabacco subì una regolamentazione da prima dagli Austriaci poi dal governo Italiano che favori il ritorno alla clandestinità del sigaro. I sigari Nostrani del Brenta ufficialmente non esistevano più  ma li fumava tutto il Veneto, grazie ad una rete di contrabbandieri che da Bassano raggiungeva, di mano in mano, gli angoli più remoti della regione.
Successivamente , a seguito della nascita del consorzio, si sono ravvivati saperi e tradizioni e si è  ridato vigore alle coltivazioni di NOSTRANO DEL BRENTA, creando un disciplinare e  individuando una zona tipica di coltivazione del tabacco, selezionando, con una serie di incroci, il tabacco di un tempo.

CB – Un altro aspetto abbastanza dibattuto tra gli appassionati è l’origine e la classificazione botanica del tabacco Nostrano del Brenta, puoi dirci come sia stata ottenuta in passato la varietà, dove si colloca botanicamente, e quali sono le caratteristiche tipiche del tabacco, rispetto alle due grandi famiglie di cultivar che siamo abituati a fumare (Avanensi per i sigari caraibici, e Kentucky per la maggior parte dei sigari italiani) ?
MZ – La piante del tabacco, come evidenziato pocanzi,  fecero la loro comparsa nel tardo 500. A quel tempo insisteva, all’imbocco della Valle del Brenta, più precisamente in Campese (frazione di Bassano del Grappa) un convento di monaci Benedettini che di ritorno dalle evangelizzazioni in Sud America portarono  con se i primi semi di tabacco che successivamente divenne l’unica coltivazione della vallata.
Quei semi erano di tabacco Avana quindi il Tabacco Nostrano del Brenta è classificabile Avanensi.
Chiaramente nei secoli la pianta si è adattata alle condizioni climatiche della vallata che non è propriamente un clima Caraibico, al punto tale che ad oggi il Tabacco Nostrano del Brenta è stato riconosciuto dalla Comunità Europea come  una varietà autoctona Veneta.
Questa iscrizione ha portato alla nascita di un disciplinare di coltivazione delineando con estrema precisione la zona di coltivazione dello stesso. Il Tabacco NOSTRANO DEL BRENTA è curato ad aria come i tabacchi sud Americani a differenza del kentucky che è curato a fuoco.

CB –  I sigari del gruppo che rappresenti hanno caratteristiche molto specifiche diverse dal resto dell’offerta di mercato, strizzano l’occhio ai “toscanofili” per formato, ma allettano anche il palato dei fumatori di sigari di tipo avana. Quali sono le caratteristiche principali dei vostri sigari? E quali i canoni di conservazione e di fruizione (accensione, ritmo di fumata, etc.) per gustarli al meglio?
MZ – L’ANTICO SIGARO NOSTRANO DEL BRENTA è costruito totalmente a mano con fascia e
sottofascia, come i sigari Sud Americani, e la forma bi troncoconica è la classica forma del sigaro fatto a mano dove la pupa, a differenza dei sigari Sua Americani, non è passata sotto la pressa.
L’Antico Sigaro Del Brenta, come logica conseguenza derivante dalle origini del seme, soddisfa maggiormente i palati dei fumatori di sigari  tipo Avana. L’antico Sigaro Del Brenta richiede gli stessi canoni di accensione e ritmo di fumata classici dei sigari Sud Americani, vanno conservati in Humidor.

CB –  Potresti descriverci a grandi linee il processo produttivo che porta all’ottenimento di un sigaro Nostrano del Brenta, in particolare soffermandoti sugli aspetti di filiera diversi rispetto ad altri sigari prodotti in Italia?
MZ – Ti ringrazio per la domanda in quanto mi da il modo di evidenziare quello che ad oggi è indiscutibilmente un nostro punto di forza. Il consorzio cura dal seme fino alla Cenere.
In primis i tecnici selezionano i semi, successivamente il consorzio offre alle aziende agricole socie il supporto agronomico in campo ed infine ritira  tutto il NOSTRANO DEL BRENTA coltivato, chiaramente suddiviso per gradi, colore della foglia e integrità della stessa.
Il tabacco viene debitamente stagionato all’interno del consorzio per poi essere avviato alla lavorazione , lavorazione che ricomprende anche una fermentazione meccanica, una volta questo aspetto era effettuato in “MASSE” (vedi il rosone impresso nelle confezioni dei nostri Sigari).
Il risultato della lavorazione della foglia e un battuto che poi sarà usato come ripieno nei sigari.
Nella costruzione del sigaro noi usiamo tre annualità diverse di tabacco, per stabilizzare la produzione nel tempo, senza ripercussioni sulla qualità in caso di annate meno favorevoli. 


CB – Progetti per il futuro? Avete in programma di espandere la gamma di sigari oggi disponibile? Se si in che modo?
MZ – Per il prossimo futuro il consorzio ha in programma di uscire con una nuova gamma di sigari.
I nuovi sigari avranno una forma tutta nostra sicuramente non ammezzabili e con dimensioni “robuste”.
Ad oggi è in uscita IL DUCALE, sigaro che tra le sue caratteristiche ha una lunga stagionatura delle foglie impiegate (oltre tre anni), inoltre le foglie impiegate per la fascia e la sottofascia sono sottoposte ad un doppio passaggio nella cella di fermentazione. Il risultato è un gusto più deciso, con note marcate di nocciola, profumi lievi e sentori rotondi. Sottolineo che tutti i sigari, anche i nuovi formati, saranno costruiti totalmente a  mano, sempre con fascia e sotto fascia

CB – Hai qualche aspetto che ritieni importante aggiungere a quanto detto in questa intervista?
MZ – L’aspetto più rilevante che va sottolineato è che il progetto NOSTRANO DEL BRENTA è teso a riscoprire una cultura centenaria, fatta di sacrifici, e con un alto  senso di  appartenenza ad un territorio, che ha nei confronti del tabacco un debito di riconoscenza elevato.
La coltivazione del tabacco nella valle del Brenta è stata per lunghissimi anni l’unica fonte di sostentamento per tutta la comunità Valligiana. Mi preme evidenziare che tutte le sigaraie provengono dalla Vallata e il saper far sigari è stato tramandato da generazione in generazione.

CB – Ti ringrazio di nuovo a nome di tutto lo staff, per aver accettato di concederci questa intervista, sperando di incontrarci presto in occasione di qualche evento fumoso.  
MZ – Grazie a voi per lo spazio dedicato All’ANTICO SIGARO NOSTRANO DEL BRENTA e quando desiderate   noi saremo ben lieti di incontrarvi. Mi permetto di rubarvi ancora dello spazio per evidenziarvi un aspetto che vi farà piacere,  il consorzio  è uso  far assaggiare sigari, oltre a quelli già emessi sul mercato,  che non sono sul mercato al fine di coinvolgere i nostri fumatori nella scelta delle nuove miscele piuttosto che nei nuovi formati.


Un abbraccio

Massimo Zerbo

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