09 ottobre 2014

La Estancia afferma la nuova concezione di sigaro Cuba-Caribe


Una Rondine non fa primavera, ma quando le "rondini" cominciano ad essere un buon numero si può ragionevolmente pensare ad un cambiamento nell'aria. In questo caso non parliamo di volatili e di clima ma di sigari e tendenze, e La Estancia, nuovo sigaro blended Nicaragua-Cuba, conferma l'ottimo risultato già apprezzato nei sigari La Ley nati con spirito simile. Si potrebbe pensare che si tratti di sigari affini, in realtà sono sensibilmente diversi, anche se entrambi i marchi raggiungono, ciascuno per motivi peculiari, livelli qualitativi molto elevati.
La Estancia nasce per idea dei fratelli Meerapfel, con l'intento di
utilizzare le ampie scorte di tabacco cubano a loro disposizione (la famiglia Meerapfel è da decenni attiva nella coltivazione di tabacco in Cameroon, e nel brokeraggio di tabacchi tra Nicaragua, Honduras, Repubblica Dominicana e Cuba) nella creazione di un blend che esprima il Gotha del tabacco mondiale oggi rappresentato dal nuovo che avanza (Nicaragua) e dal caposaldo di sempre (Cuba). All'inizio si vociferava sulla possibilità che ci fosse tabacco cubano molto invecchiato, ma tendo a non credere a questa ipotesi, per ragioni che spiegherò di seguito, e sono propenso a pensare che il dichiarare la presenza di tabacco vintage abbia lo stesso scopo della non dichiarazione ufficiale, nei sigari La Ley, della provenienza di una delle foglie di tripa, ovvero il poter entrare  per un verso o per l'altro nel mercato USA, dove, lo ricordiamo, non può accedere alcun prodotto cubano postembargo, ne prodotti ottenuti altrove con materia prima cubana. Quel che è certo è che in questo sigaro come nei La Ley c'è tabacco cubano, e si sente.
Il sigaro, con profumi a crudo relativamente mild, a parte un tono balsamico più spiccato, cela un'esplosione aromatica e gustativa in fumata, assolutamente non presagibile all'analisi da spento. La partenza è relativamente anonima, con i primi 3-4 puff abbastanza evanescenti con una vaga nota eterea e un amaro non invasivo ma dominante che sembra confermare le sensazioni a crudo. Si penserebbe (ed anche chi vi scrive l'ha pensato) ad un difetto o a scarsa qualità dei tabacchi utilizzati, e sarebbe così se il sigaro si fermasse su questo "asset" organolettico, ma nel giro di qualche boccata e nemmeno mezzo centimetro di cenere formata sul braciere, la paletta gusto olfattiva esplode in maniera eclatante. Quella partenza in sordina, che asciuga leggermente il palato in realtà vista col senno di poi è quasi una piacevole preparazione, che richiama all'ordine il palato, eliminando qualsiasi possibile "interferenza" dovuta magari a un caffè appena preso, o ad un pasto appena consumato, e prepara i sensi alla fumata di tutto rispetto che segue. 
Corpo ed equilibrio sono le parole chiave, e il punto di forza della Corona (vitola che descrivo in questo post) di La Estancia, gli aromi sono quelli caratteristici legnosi e di cuoio nicaraguensi, intersecati dalle note terrose e dalla cremosità "palatale" cubana. Ed è proprio la cremosità che mi porta ad escludere tabacco cubano troppo giovane ma anche molto invecchiato, è infatti un carattere tipico del cubano in pieno picco di fruibilità. Anche i sapori sono magistralmente bilanciati e intensi in bocca, con l'amaro gradevole del Nicaragua, bilanciato dalla dolcezza e sapidità del tabacco della Isla, nella seconda metà della fumata si affaccia anche il piccante; chiude la paletta una lievissima acidità di fondo, perfetta nel contesto gustativo, che mi ha permesso di fumare il sigaro per intero senza sentire la minima necessità di bere, nemmeno un sorso d'acqua. La forza cresce lungo tutta la fumata passando da livelli medi iniziali a quelli più intensi sul finale.
La complessità è buona, ma su questo punto vince La Ley (forse anche per via della presenza di tabacco di 3 diversi paesi), ottima finezza e discreta evoluzione, medio-lunga la persistenza. 
Spero vivamente che la tendenza del blending cuba-caribe (e mi si consenta di coniare un nuovo termine, appoggiando in particolare il concetto di Nicubano) venga accolta dal mercato, e faccia da trend-setter per l'affermazione di questo tipo di miscela in altri marchi del caribe, e perchè no, anche di Cuba.

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