Che i sigari di Didier Houvenagel siano eccellenti non è certo una novità, abbiamo parlato più volte della marca Nicarao, che viene da più parti annoverata tra i sigari di alta gamma, pur avendo prezzi assolutamente ragionevoli in relazione al formato e al livello qualitativo.
Parliamo oggi di un'altra piacevole scoperta proveniente dalle stesse manifatture: la Mareva (103x44) del marchio La Ley, recentemente riesumato (era un vecchio brand cubano) da Didier, in collaborazione con
Fernandez, la cui tabacalera ha sfornato diversi sigari di qualità negli ultimi anni.
Il sigaro è un blended, avvolto in una bellissima capa colorado, luminosa ed oleosa, prodotto con tabacchi provenienti da diversi paesi, a prevalenza nicaraguense (per capa, capote e una delle foglie di tripa), con aggiunta di foglie honduregne e di "un terzo enigmatico paese" come dichiarato dalle manifatture.
Vecchio marchio cubano ed "enigmatico paese" di provenienza delle foglie, associati a quelle che sono state le sensazioni in fumata, in testa a chi vi scrive si traducono
in una parola riecheggiante: Cuba.
Non ci è dato sapere se il sigaro contenga effettivamente foglie cubane, o se la terza foglia incognita sia selezionata per conferire al blend la paletta che esprime, quel che è certo è che la mareva di La Ley è il più cubano dei sigari non cubani che io abbia mai fumato in vita mia, ed il carattere della Isla si esprime nella migliore accezione possibile.
Per essere più chiari, non si tratta di un sigaro uguale ad un Habano, ma ne esprime alcune note aromatiche salienti, che sono ovviamente affiancate dalle note tipiche del nicaragua. Già a partire dai sentori a crudo, note intense di spezie, cuoio e stalla ricordano a tratti le migliori ligas cubane di qualche anno fa, e sono affiancate da sentori di cacao e legno più riconducibili a prodotti nicaraguensi. All'accensione, sin dai primi puff, il sigaro rivela una complessità aromatica assolutamente fuori dal comune. Le note legnose tipiche del nicaragua, si intersecano alla perfezione con quelle terrose di stampo cubano, e in più toni speziati, di cuoio, di frutta secca, di cacao e tostati, a tratti balsamici, si alternano lungo il corso della fumata, che a dispetto del formato si rivela soddisfacente anche per evoluzione. Ottima la persistenza, finissima la qualità organolettica e sorprendente l'equilibrio, nonostante la varietà d'aromi percepiti. Medio-alta ma mai invasiva la forza nicotinica.
Se il naso resta stupito da questo sigaro, anche il palato non è meno stimolato, anche in bocca infatti coesistono sapido, dolce, amaro e acido, gli ultimi due assolutamente non sgradevoli ma volutamente calibrati per soddisfare il gusto senza stancarlo. Una vaga piccantezza a fine fumata completa il quadro delle sensazioni palatali.
L'equilibrio gustativo dei sigari di Didier è qualcosa di proverbiale, con questa mareva non ho mai sentito l'esigenza di un sorso d'acqua o qualsiasi altro abbinamento, benchè il sigaro per la sua struttura organolettica si presti ad essere gustato con molteplici prodotti; ma l'aspetto fondamentale è che il sigaro basta a se stesso, così come accade ad esempio col Don Rafa, che mi trovo non di rado a fumare stand-alone, e che mi invita al massimo a sorseggiare un po' d'acqua a metà fumata (non male per un formato 177x54).
E' stata tralasciata completamente la questione relativa alla costruzione e alla meccanica di fumata, perchè non c'è nulla da aggiungere a quanto già noto per i sigari di Didier, nessuna anomalia da segnalare, tutto perfetto come sempre.
Un sigaro eccellente, solo apparentemente caro in relazione al formato (attualmente a listino italiano 8,50 euro), ma assolutamente in linea con quello che può offrire in termini qualitativi. Punteggio finale 93/100.
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