16 luglio 2011

La qualità è questione di gusti... o quasi ....

Capita, durante certe serate di degustazione sigari, che vi siano pareri contrastanti sulla qualità del prodotto che si sta fumando tutti assieme. Al di la della variabilità intrinseca dei sigari, naturalmente presente in un prodotto fatto a mano, e con materia prima non perfettamente omogenena, esistono delle caratteristiche qualitative unicamente legate al gusto personale di ciascun fumatore, ma vi sono alcuni aspetti che definiscono la qualità in maniera più oggettiva, e il giudizio medio dei fumatori su questi aspetti, specialmente se ripetuto nel tempo per lo stesso sigaro, ne definisce la qualità e la costanza produttiva.
Ma quali sono i tratti qualitativi oggettivi di un sigaro? e quali quelli soggettivi? Parliamo in generale di soggettività quando scendiamo nel dettaglio descrittivo delle caratteristiche organolettiche, ovvero quando individuiamo e descriviamo i sapori, gli aromi e la forza nicotinica che percepiamo, in linea di principio un aroma di cuoio non è migliore di una nota di caffè tostato, così come un sigaro forte non è sempre migliore di un sigaro più leggero. La predilezione verso una o più note gusto-olfattive o verso livelli più o meno spinti di forza nicotinica è infatti molto legata al gusto personale.
Le caratteristiche che delineano più oggettivamente la qualità di un sigaro si iniziano a valutare già prima di accenderlo, si valuta l'aspetto della capa (i.e. la foglia esterna), ma soprattutto la qualità di costruzione e la regolarità di riempimento del cannone di tabacco, già questa prima valutazione ci da un'indicazione di massima sull'abilità del torcedor che ha prodotto il sigaro.
Altre valutazioni oggettive della qualità costruttiva sono la regolarità del tiraggio, che deve essere non troppo scarso ne eccessivo, e la regolarità di combustione, se il braciere una volta eliminata la cenere si presenta appuntito con la punta ben centrata, significa che il ligero, che è la foglia che brucia più lentamente, è stato inserito con cura al centro della tripa, se invece procede in maniera inclinata e la punta è su un lato la costruzione è probabilmente poco accurata. Molti attribuiscono alle caratteristiche qualitative anche la compattezza della cenere, in realtà questo aspetto è legato solo in parte a una buona manifattura, la friabilità della cenere infatti è anche sintomo di ricchezza del tabacco, quindi non sempre se la cenere è friabile e poco compatta il sigaro è costruito male.
Si è anticipato come i singoli sapori e aromi, e la forza nicotinica non siano di per se indicatori assoluti di qualità, ma la percezione d'insieme delle caratteristiche organolettiche ci può dare un dato più oggettivo. Valutando ad esempio la complessità e l'equilibrio di un sigaro, ovvero il numero di aromi e sapori che percepiamo contemporaneamente e se questi aromi sono ben armonizzati oppure ce ne sono alcuni che dominano su altri, possiamo definire la ricchezza aromatica dei tabacchi e il loro grado di maturazione, prima e dopo la torcida; un'altra caratteristica di fondamentale importanza è l'evoluzione, sia in forza che gusto-olfattiva, cioè il cambiamento delle sensazioni organolettiche durante il corso della fumata. Un sigaro che ha scarsa evoluzione si definisce piatto, poichè dopo alcuni puff i sensi si assuefanno alle caratteristiche del fumo e le percepiamo in maniera sempre meno importante nel corso della fumata, un sigaro con buona evoluzione al contrario rinnova la percezione gusto-olfattiva lungo tutta la fumata rendendola più apprezzabile. Una buona evoluzione denota, oltre che una buona qualità dei tabacchi, anche un'ottima cura nella disposizione delle foglie all'interno della tripa.
L'ultimo, importantissimo indicatore per definire la qualità di un sigaro è la persistenza, ovvero la durata delle sensazioni organolettiche del fumo, sia dopo il singolo puff che a fine fumata, più un sigaro è persistente, più i tabacchi che lo compongono sono di buona qualità. Inoltre la persistenza è uno dei principali criteri per la scelta dell'abbinamento eventuale da proporre con un sigaro, occorre infatti prediligere prodotti con persistenza simile, altrimenti si avrebbe uno sbilanciamento dell'abbinamento verso il sigaro o verso il prodotto abbinato.
In apparenza quindi i singoli aromi e sapori non hanno alcuna importanza nel definire la qualità di un sigaro, in realtà questo è vero solo in parte, alcuni sentori, come l'odore di muffa nel sigaro a crudo, o il sentore erbaceo o l'amaro molto marcato in fumata, denotano difetti di conservazione o di invecchiamento del sigaro o del tabacco.
In conclusione, non è necessario compilare schede di degustazione più o meno complicate per avere un'idea della qualità di un sigaro, fate attenzione ai pochi aspetti fondamentali appena descritti, creandovi un vostro metro di giudizio, basato anche sulla vostra esperienza, capirete meglio e più velocemente cosa vi piace e cosa no.

1 commento:

  1. i post del nostro zap, sono "perle" preziosissime per il blog, spero che tanti amici apprezzino la passione e la competenza!

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