Tutto è iniziato il 18 aprile scorso, quando sono montate le proteste contro la riforma pensionistica proposta da Ortega, presidente del paese. Le "shock forces" nicaraguensi, usate dal presidente per la repressione delle proteste hanno sortito l'effetto contrario, 3 persone sono morte durante gli scontri il 19 aprile, e il maggior risalto mediatico rispetto al passato, dato dalla più alta veicolazione di informazioni su internet, ha innescato una spirale di eventi che ha portato ad oggi a centinaia di morti (a seconda delle fonti se ne stimano tra i 2 ed i 300) e proulngati ed estenuanti scontri, blocchi stradali, scioperi e proteste diffuse. Il target ora è molto più alto rispetto a quello iniziale, si richiede un passo indietro di Ortega, e una significativa riforma democratica del paese. Questo ovviamente provoca un arroccamento al potere dell'establishment e una ulteriore spirale negativa di protesta. Si stimano danni generalizzati all'economia, con quasi 100 mila posti di lavoro persi per il solo anno in corso, per un paese con una forza lavoro di poco meno di 3 milioni di persone, si tratta di una perdita ingente soprattutto se si considera in termini relativi, in una realtà che nonostante la povertà, ha dei tassi si disoccupazione tutto sommato ridotti.
L'escalation si è percepita anche nel mondo dei sigari, i primi annunci verso fine aprile, inizio maggio, parlavano di un impatto nullo sulla produzione, ma già da oltre un mese si parla di significativi rallentamenti e più di recente addirittura di stop prolungati della produzione. L'ultima notizia che non fa ben sperare, è la cancellazione, annunciata 4 giorni fa, del festiva Puro Sabor, previsto a gennaio 2019. Il che fa purtroppo presagire che la soluzione del problema non è dietro l'angolo. Tutto il settore industriale, che rappresenta circa il 25% del PIL e il 20% della domanda di lavoro, è in forte crisi; in ginocchio anche il turismo che è stato nell'ultimo quindicennio uno dei motori trainanti del settore dei servizi (il più consistente in termini di PIL e forza lavoro), per via degli inviti a non visitare il Nicaragua, da parte di molti paesi del continente americano e non solo.
Egoisticamente parlando, ovviamente auspichiamo una rapida risoluzione del problema per poter continuare a gioire dei fantastici prodotti di questo paese, tuttavia non possiamo non avere il più ampio auspicio di una soluzione positiva e favorevole alla democrazia e alla qualità della vita del popolo nicaraguense, ancor prima di badare al nostro interesse come consumatori.
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