23 aprile 2017

Stortignaccolo: recensione e "trucchetto" contro la cenere nera

Eccoci a parlare del sigaro che da qualche giorno domina la scena sui gruppi social fumosi: Lo stortignaccolo, ovvero il primo sigaro meccanizzato della Compagnia Toscana Sigari.
A dire il vero, il dibattito si è incentrato più sul colore scuro della cenere, che sugli aspetti qualitativi organolettici in fumata, tuttavia, non si può prescindere da una valutazione oggettiva della fumata, quindi, in questo post descriveremo prima il prodotto nel suo complesso, in fumata, e ci soffermeremo poi sulla cenere, per dare risposta ai tanti che si sono chiesti il motivo della sua colorazione "anomala".
Cominciamo col dire che lo stortignaccolo è allo stesso tempo diverso rispetto al resto della gamma CTS, ma anche identitario del marchio, per gli aspetti che descriveremo di seguito. Nella recensione prenderemo in considerazione il sigaro intero, mentre nella discussione sul colore della cenere parleremo anche del sigaro ammezzato, poichè essendo questo un prodotto rivolto ad un pubblico ampio, con un prezzo più basso rispetto al Tornabuoni (che per altro è  disponibile sia in versione intera che scorciata) è naturale che una parte dei fruitori possa fumarlo ammezzato.
La costruzione del sigaro si presenta regolare, la fascia, per ovvie ragioni è più tesa rispetto al long filler, il riempimento è regolare, così come il tiraggio, i profumi a crudo sono
quelli tipici del fire cured CTS, con note legnose e affumicate ben definite, e punte di fieno, legno e qualche nota speziata.
L'accensione rivela note più tenui, rispetto a quelle che siamo abituati ad aspettarci dal Tornabuoni, del resto il sigaro punta ad ampliare il pubblico CTS, e si rivolge anche a fumatori che non riescono a sostenere il corpo più intenso tipico del resto della gamma. Le note sono tuttavia tipiche ed identitarie del tabacco utilizzato, compaiono infatti l'amaro e la sapidità, corroborate da note dolci. L'incipit è un po'dry, per via dell'assenza di acidità, che però compare dopo una decina di puff, a ripristinare la salivazione. le note erbacee iniziali, lasciano presto il posto alle note legnose e terrose, lievi nel primo terzo di fumata, che si caratterizza per un ottimo equilibrio, la forza è medio-bassa.
la parte centrale è quella che apre di più la paletta aromatica, anche grazie all'intensità meno marcata rispetto agli altri sigari del brand. Compaiono toni speziati, e lievi accenni di cuoio, la struttura gustativa non varia in sostanza rispetto al primo terzo, ma si intensifica, mantenendo i sensi stimolati e mai assuefatti.
In fase finale scompaiono gli aromi più lievi, in favore di note tostate più importanti, la forza cresce diventando di media intensità, si rafforzano le note amare, senza però appannare il resto della gamma gustativa, che permane sullo sfondo a confermare l'equilibrio di questo prodotto.
La nitidezza e la genuinità della struttura organolettica sono gli elementi di continuità che identificano l'azienda, pur con caratteristiche diverse rispetto al resto della gamma infatti, la prima sensazione di chi fuma sigari CTS è una sensazione di "pulizia" e "semplicità", nota a chi fumava kentucky di qualche decennio fa. Semplicità che in questo caso non significa poca complessità, il sigaro non è banale, anzi, nel suo contesto, di meccanizzato short filler, la varietà gusto-olfattiva è oltre la media. il sigaro in definitva, nella sua fascia di prezzo può dirsi promosso, e risulta competitivo.
abbiamo volutamente tralasciato le considerazioni sulla cenere, perchè le approfondiremo di seguito in questo post. Molti hanno evidenziato una cenere scura e friabile, che in effetti si è manifestata, pur incidendo minimamente sul gusto, tuttavia, anche l'occhio vuole la sua parte e una brutta cenere "sminuisce" seppur solamente a livello visivo, la qualità del prodotto.
In senso più ampio, il colore della cenere in un sigaro può dipendere da più fattori: il tipo di terreno, ed in particolare la sua composizione minerale, soprattutto per alcuni macro- e meso-elementi nutritivi, come il magnesio e il potassio ed il loro rapporto; la fermentazione del tabacco, che se incompleta o mal condotta da luogo a cenere più scura e combustione meno regolare, e l'umidità del sigaro che, se eccessiva, riduce la regolarità di combustione, dando nuovamente luogo a cenere più scura e irregolare (per approfondimenti su questi aspetti generali leggete questo post).
Il problema principale di questo sigaro, è l'umidità, si tratta di un prodotto fatto a macchina ma senza l'ausilio di bobine, quindi il tabacco utilizzato è più umido in lavorazione, al fine di renderlo più elastico ed evitare rotture della fascia. Inoltre anche i tempi di invecchiamento del sigaro, successivi alla rollatura, sono più contratti rispetto al long filler. L'umidità è in realtà un problema importante per tutto il kentucky di qualità, che da un lato beneficia come tutti i sigari della conservazione in ambiente umido, ma dall'altro ha bisogno di una umidità di fruizione più bassa (ulteriori approfondimenti in questo post). Se non avete la possibilità di conservare i sigari a diverse umidità, consigliamo di conservare quelli CTS e Amazon ad umidità inferiori al 60%, idealmente tra 50 e 55%. Quindi, già il semplice abbassamento dell'umidità di conservazione consente una eliminazione dell'umidità in eccesso che pure è presente in questo sigaro (se possiamo permetterci un consiglio all'azienda produttrice, è quello di ridurre l'umidità del prodotto prima della cellophanatura e della commercializzazione). Tuttavia, per ovviare almeno in parte al problema della cenere scura, il consiglio che diamo ai nostri lettori, è quello di accendere il sigaro, non in maniera radiale, come normalmente si fa, ma scaldando lentamente, senza lambire il piede con la fiamma, il piede del sigaro, partendo dal centro, in particolare sul sigaro ammezzato. In questo modo andremo a scaldare e asciugare in particolare la parte centrale, che è quella più umida nei sigari commercializzati. La domanda spontanea può essere: ma se il problema della cenere scura è nella fascia, perchè dovremmo asciugare il centro del ripieno? la risposta è semplice ma poco intuitiva: il sigaro mentre brucia fa evaporare l'acqua contenuta nel tabacco, con una fascia di qualità, naturale, e priva di additivi, la foglia esterna è molto igroscopica, e si umidifica molto rapidamente, se oltre all'umidità già presente facciamo evaporare molta acqua in fumata andremo a iperumidificare la fascia, riducendone la combustibilità e dando origine a cenere più scura. Per questo una asciugatura del sigaro dal centro è assolutamente consigliabile. Nella foto di apertura vedete a confronto due ammezzati accesi con la  tecnica "centrale" (sigaro a sinistra) e "radiale" (sigaro a destra).
L'obiezione, pienamente legittima, sollevata dai fumatori, è sul fatto che un sigaro rivolto a un pubblico eterogeneo che comprende anche neofiti, non debba richiedere particolari accorgimenti per dare il meglio di se. Siamo pienamente in linea con questa osservazione, ed è per questo che riteniamo che una asciugatura più efficace del prodotto prima della commercializzazione porrebbe il prodotto al riparo da critiche, tuttavia se è vero che una cenere nera non è molto bella da vedere, è altrettanto vero che dal punto di vista gustativo, il prodotto è pienamente fruibile dal pubblico a cui è destinato.
Nel video che segue, postato in anteprima sulla pagina facebook dell'Apuano, illustro le due tecniche di accensione.



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