07 aprile 2017

Club Imola: NdB Giara Fondatore, un anno e mezzo dopo, l'evoluzione e l'effetto della giara

Giara Nostrano del Brenta, collezione
del Fondatore  e poggiasigari Slow Smoke
Santerno, realizzato su richiesta
da Elisabetta Signorelli
Il 20 marzo scorso, è stata la serata dell'assemblea annuale dei soci Slow Smoke Santerno, ma non è stata una assemblea qualunque, si tratta infatti del decimo anno di attività del club, che festeggeremo il 1 luglio di quest'anno (seguiranno dettagli su Cigar Blog). Per questa occasione abbiamo aperto la giara del Fondatore di Nostrano del Brenta, e il club ha omaggiato i suoi soci con un poggiasigari per il decennale del club, realizzato su richiesta da Elisabetta Signorelli, ormai nota nel mondo degli aficionados, per le sue realizzazioni in metallo (e non solo), di accessori legati al fumo lento. Il poggiasigari, realizzato in acciaio, riporta il logo del club e la scritta slow smoke santerno.
Ma veniamo al sigaro, ed in particolare al come lo abbiamo trovato cambiato, rispetto alla fumata di circa un anno e mezzo fa, quando la giara uscì sul mercato (quasi tutti i soci presenti alla serata conoscevano il prodotto, avendolo fumato in precedenza, sia da giara che nella sua riedizione in produzione regolare).
Non vogliamo ripetere una descrizione del prodotto, che è restato, anche nell'invecchiamento, fedele a se stesso in termini organolettici, e che abbiamo già descritto su questo blog (vedere articoli di riferimento qui e qui), tuttavia vogliamo sottolineare come il sigaro, a detta di tutti, sia cambiato in questi mesi, in particolare sull'evoluzione che esprime in fumata.
E' da premettere, e il motivo sarà chiaro tra poche righe, che la giara intera è stata acquistata appena uscita sul mercato, ed i sigari sono stati conservati sempre alle medesime condizioni, nel walkin di chi vi scrive, e per tutto il tempo all'interno della loro giara originale.
Come avevamo sottolineato all'uscita del prodotto sul mercato, il sigaro presentava
un ingresso in fumata piuttosto evanescente, che poi si rafforzava, riportando la fumata su un registro decisamente più appagante, che ci ha fatto valutare il sigaro comunque molto positivamente (col senno di poi, all'uscita del Sestiere, del Clandestino e dell'imminente uscita del Benedettino, abbiamo avuto modo di dire a ragion veduta che il Fondatore ha rappresentato il punto di svolta, dell'azienda, verso una ricerca più marcata della qualità e della differenziazione di gamma).

Giara, in confronto con la nuova limitata NDB, a destra i portasigari
pronti da distribuire ai soci
E l'evoluzione è proprio la caratteristica fondamentale che è variata in questo sigaro, che come dicevamo, in termini di qualità gusto-olfattiva è rimasto fedele a se stesso, tuttavia la conservazione in giara (di cui abbiamo svelato i vantaggi in questo post), nel suo ambiente totalmente protetto e chiuso rispetto all'esterno, ha reso possibile una ridistribuzione aromatica e gustativa  più uniforme lungo tutto il sigaro, che ha palesato sin dai primi puff una intensità più presente, rispetto al prodotto appena uscito sul mercato. Questo fenomeno si verifica durante l'invecchiamento in tutti i sigari, tuttavia, spesso va di pari passo con una attenuazione complessiva del corpo e dell'intensità aromatica. Questo non avviene se si utilizza una giara o si sigillano i sigari con cellophane o, con le dovute cautele, con una macchina per il sottovuoto.
Per contro, se prendiamo il concetto di evoluzione nella sua accezione più "pura" il sigaro è stato in questo caso penalizzato dall'amalgama organolettica che si è creata. Se l'evoluzione è il grado di cambiamento del sigaro dalla sua accensione al momento in cui lo abbandoniamo, sicuramente ha un evoluzione maggiore un sigaro che parte povero di aromi, e arriva a fine fumata con intensità medio alta, rispetto ad uno che parte già su livelli medi, e arriva in fondo in maniera analoga al precedente.
Il sigaro è quindi nel complesso peggiorato? no! ed è qui che entra in gioco la relativizzazione del concetto di evoluzione, tanto dibattuto tra gli esperti di degustazione:
Se l'evoluzione descrive il grado di cambiamento di un prodotto, occorre anche aggiungere a tale concetto altri due parametri fondamentali. In primis la "direzione" del cambiamento; se un sigaro parte con toni aromatici lievi e gradevoli e finisce con toni forti ma estremamente sgradevoli, sicuramente ha avuto una marcata evoluzione, ma fortemente negativa, e non possiamo assegnare a questo prodotto un alto punteggio sull'evoluzione, solo in virtù di quanto è cambiato, senza tenere conto del come.
il secondo, ma non meno importante parametro, è il grado iniziale di intensità, ed è il tipico esempio del sigaro in questione: è meglio fumare un sigaro che per 1/3 da scarsi stimoli al naso ed al palato, per poi chiudere "in bellezza" con una escalation organolettica importante? o è meglio un grado di cambiamento un po' meno marcato (ma comunque presente) che però ci da fin da subito una fumata mediamente più appagante? senza dubbio la risposta è la seconda, a patto però che l'intensità iniziale non sia eccessivamente alta, e tale da appiattire completamente l'evoluzione.


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