03 maggio 2016

Sigari di kentucky: come conservare quelli di alta qualità?

Fortunatamente negli ultimi anni si sono affacciati sul mercato diversi sigari italiani, prodotti con kentucky fire cured di ottima qualità. Tuttavia, più o meno parallelamente, sono sorte le diatribe tra fumatori, su chi preferisce fumare questi sigari tendenzialmente secchi, e chi invece predilige una umidificazione più importante.
E' opinione diffusa che anche il Kentucky, come il tabacco caraibico, benefici dell'umidificazione, ma ancor di più dell'invecchiamento in ambiente umido, ne è conferma anche il processo di rifermentazione ad alta umidità messo a punto dal nostro blog qualche tempo fa. Esiste ancora una fascia di fumatori "old style" che predilige fumare il sigaro italiano secco, tuttavia, la totale assenza di umidità, ha diversi svantaggi, non solo in termini organolettici, ma anche per la salute, rendendo mediamente più caldo il braciere, e di conseguenza anche il fumo.
Tuttavia, il Kentucky di alta qualità sembra non
conciliarsi troppo bene con l'umidificazione elevata, si pensi ad esempio ai problemi di tiraggio dei primi Nerone di Amazon (ora fortunatamente largamente risolti), che non erano unicamente legati ad un problema di manifattura, ma anche al comportamento stesso del tabacco qualitativamente superiore in relazione allo scambio di umidità con l'esterno. Tant'è che i sigari "L'Italiano", di modulo identico e rollati nelle stesse manifatture, non presentavano altrettanti difetti. Gli stessi problemi si sono palesati in maniera più o meno altalenante in diverse produzioni, si pensi ai primi Mastro Tornabuoni, o alle due edizioni di extravecchio (in cui il deciso, verosimilmente rollato con tabacchi più "ricchi" presentava sostanzialmente più problemi di combustione rispetto al delicato).

Gli stessi produttori di sigari kentucky di alta qualità, consigliano in via cautelativa, dei range di umidità in conservazione, più bassi rispetto agli standard cui siamo abituati per la conservazione dei caraibici, proprio per evitare di incorrere nei problemi sopra citati, Amazon, ad esempio, consiglia livelli di umidità prossimi al 55%, mentre CTS indica come ottimale, un range del 60-65% di UR.
Sicuramente questi canoni di conservazione riducono in parte le problematiche di combustione, e in minor misura anche quelle di tiraggio, ma come conciliare il beneficio della conservazione ed invecchiamento in ambiente umido, con l'esigenza di fumare sigari leggermente più "dry"?
La risposta è semplice, ma richiede un po' di cura e di pianificazione delle fumate. Chi vi scrive è solito conservare i sigari di kentucky ai due "estremi" del walk in, dedico infatti lo scaffale più basso, in cui l'umidità stratifica (nonostante un sistema di ventilazione e rimescolamento di aria che si attiva per 15 minuti ogni 3 ore), e risulta un po' più alta rispetto alla media. Lo scaffale più in alto (mdiamente meno umido) è invece dedicato alla conservazione del kentucky di minor qualità.
I sigari di alta qualità sono quindi conservati ad una umidità che potenzialmente può dare problemi di tiraggio, è per questo che occorre pianificare in parte le fumate. I sigari devono essere infatti tirati fuori uno o due giorni prima, per permettere al tabacco di perdere l'umidità in eccesso.
Una possibile alternativa è quella di trasferirli nello scaffale in alto (o in un humidor a UR più bassa , o ancora un vaso di vetro che abbia un minimo di "sfiato" verso l'esterno, per chi non dispone di un walk-in) in modo che siano fruibili nell'arco di 8-10 giorni, rendendo più flessibile la nostra pianificazione.
Il tutto è un po' macchinoso, ovviamente, ma stiamo parlando delle eccellenze della nostra produzione nazionale, che ci possono regalare fumate più appaganti, se solo dedichiamo loro un po' di attenzione in più.

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