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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

24 maggio 2016

Perchè Cuba perderà la grande occasione post embargo...

È di questi giorni un interessantissimo articolo di Micke Tripple, firma del Wall Street Journal, che ci presenta una sua personale lettura dell'attuale momento dell'economia dell'Isla orbitante intorno al mondo del tabacco e del sigaro, lettura corredata dai dati ufficiali forniti dal governo Cubano. Il giornalista proiettando questi dati al futuro prossimo, immagina uno scenario post embargo e fa intendere chiaramente i suoi dubbi sulla reale possibilità cubana di sfruttare un momento così epocale...

Estrapoliamo le tre tabelle a nostro avviso più importanti del reportage di Tripple, per capire perché a suo e nostro avviso, quella che si prepara ad affrontare la fine dell'embargo e l'apertura del mercato (di sigari ) più grande al mondo, quello americano, è un industria piena di contraddizioni e di falsi miti, che leggendo queste statistiche, impietosamente vengono a galla.
La prima tabella mostra il consumo/esportazione di sigari cubani nel mondo nel periodo che va dal 2006 al 2014.
Che Cuba non fosse da tempo al primo posto per numero di sigari esportati era cosa risaputa,
se per questo non è neppure al secondo...ma che il consumo dei sigari a detta dei più, migliori al mondo, avesse subito un così netto calo, con punte oltre 50% forse in pochi lo avrebbero immaginato.
Anzi in un momento storico, dove è in netto calo il numero di fumatori di bionde a favore dell'aumento degli amanti del fumo lento, questo numero stupisce. 

D'altronde noi stessi che frequentiamo quest'ambiente da qualche tempo, non abbiamo mai avuto una sensazione così netta, anzi soprattutto in paesi come il nostro, dove 10/15 anni fa la diffusione commerciale degli habanos era quasi nulla, il dato dovrebbe essere in chiara controntendenza, ma è ovvio che il trend globale, anche se standardizzato bene negli ultimi anni, è nettamente negativo nel decennio e forse parte della risposta la troviamo giá nella seconda tabella.
La seconda tabella riporta gli introiti, in dollari, provenienti dalla vendita dei sigari cubani nel mondo.
In tanti si chiederanno...ma come, il numero di pezzi esportati è in netto calo e invece i guadagni sono in costante aumento? Secondo noi, in questa risposta c'è la spiegazione anche dei dati della prima tabella: Habanos ha fatto una chiara scelta di nicchia.
Si è chiaramente deciso di dare un segnale di esclusività al manufatto cubano, elimando il 95% dei machine made, discontinuando buona parte dei sigari/moduli più amati dagli aficionados di lungo corso ( i vari lonsdale, laguito, etc) vitolas che richiedevano una grande tecnica di torcida e una selezione importante di materia prima, preferendo come ben sappiamo, formati con un rapporto cepo/largo estremo, dove la quantita di tabacco utilizzata è ridotta come l'esperienza di chi li realizza.
Si è inoltre attuata una grandissima strategia di marketing, martellando il consumatore con decine di serie speciali e limitate (giare, regionali, cdh, limitate, anejados, special release...e chi più ne ha più ne metta!) puntando spesso più sulla ricercatezza del prodotto che sull'effettiva qualità dello stesso, chiarmente pensando che i "nuovi" consumatori, quelli provenienti dal sud-est del mondo, fossero proprio da questa esclusività attirati.
Questo ha dato due risultati vitali per habanos:
- l'aumento del costo di prodotti esclusivi in maniera spropositata
- il sopperimento in maniera importante ad una delle grande problematiche dell'isla, la carenza della materia prima, le foglie di tabacco
E qui ci viene in aiuto la terza tabella:
I terreni coltivati a tabacco sono drasticamente in diminuzione.
La terza tabella è l'indizio conclusivo di questa analisi.
Nonostante il governo cubano e TabaCuba stiano pensando ad azioni atte ad incrementare la produzione(come l'aumento del costo del tabacco curato), buona parte degli agricoltori cubani, hanno da tempo abbandonato la coltivazione delle piante di tabacco, un tipo di coltura faticosa e spesso soggetta ad innumerevoli variabile influenti sul valore finale del prodotto e soprattutto poco retribuita dal governo. In un stato dove il salario medio mensile è di 25 dollari pro-capite, in molti hanno virato verso tipologie diverse di prodotto, più consone alle esigenze della comunità o del proprio nucleo, ecco allora una grave povertà di foglie adeguate a realizzare l'eccellente prodotto finale che conosciamo.

Ritornando in chiusura sul titolo sicuramente ad effetto di questo articolo dopo aver liberamente analizzato dei dati oggettivi che sono in libera circolazione sul web, chiudiamo lasciando uno spunto a tutti i lettori: sarà pronta l'Isla ad entrare nel mercato più ambito al mondo, quello statunitense, un mercato medio-borghese, dove in oltre cinquant'anni intere generazioni hanno saputo crescere e adattarsi "darwinianamente" a vivere questa passione senza "l'oro cubano" e nel quale le stesse aziende caraibiche del tabacco hanno contribuito con miriadi di prodotti per tutte le tasche e gusti?
A voi la risposta se vorrete condividerla con noi nei commenti.
Buone fumate a tutti!








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