E’ con immenso piacere che scrivo queste prime
righe su CigarBlog, onorato e lusingato allo stesso tempo dall’opportunità che
mi è stata concessa. Vi scrivo mentre sono scomodamente seduto su un treno, di ritorno nella mia amata Verona. Ahimè, non posso fumare,
ma un buon sigaro allieterebbe sicuramente questo viaggio di un’ora scarsa. Mi
presento meglio: mi chiamo Vittorio, ho 23 anni, sono al quinto
anno di Giurisprudenza Europea e Transnazionale all’università di Trento, e mi
sono appassionato di sigari molti anni fa, nonostante la mia tenera età. Persi
mio padre molto giovane, avevo 14 anni, ma prima di andarsene, ricordo che, un
pomeriggio di primavera, scopri che avevo fumato una sigaretta. Ero
terrorizzato, pensavo al peggio. Lui odiava le sigarette, avevano portato via
suo padre con un tumore anni prima, e non voleva che nessuno fumasse. Ricordo
però, che quelle quattro o cinque volte l’anno, nelle occasioni speciali, o in
quei giorni che il calendario colora di rosso, amava fumarsi un buon sigaro. E,
visto la rarità delle fumate, era generalmente un
Cohiba, quasi sempre un Esplendidos. Quel pomeriggio, mi stupì, perché prese dalla credenza degli alcolici uno dei suoi amati Esplendidos, lo tagliò con un Opinel, lo accese e mi disse, in dialetto: “T’ho, fuma questo, così te pasa la voja de fumar”. Ecco, in quel momento, al mio primo puff, dato che non ero ancora abituato ad aspirare neanche le sigarette, mi innamorai. Quel gusto, quella mole densa di fumo in bocca, quel manufatto spettacolare tra le mie mani, mi fecero capire che il mondo del fumo non è solo la sigaretta, anzi, che c’era un mondo, più elevato, più elitario, che in pochi potevano capire: avevo mosso il mio primo passo nel mondo del fumo lento. Pochi mesi dopo se ne andò, e spulciando tra i suoi oggetti, trovai numerosi sigaretti olandesi, alcuni toscani, una Savinelli Punto Oro, e gli adorati Avana. Ahimè, oggi dovrei ammonire mio padre, poiché era tutto conservato fuori Humidor, in un mobile della sala, secco come il Sahara. Cominciai cosi, per gioco, per idolatria di mio padre, per curiosità. Ero piccolo, non potevo comprare sigari, non avevo nemmeno il budget per potermelo permettere. Con il passare degli anni, mi avvicinai sempre con più consapevolezza a questo mondo, e dai 17 anni diventò la mia prima grande passione. La fortuna di avere un tabaccaio specialista a 20 metri da casa, ha consolidato il tutto. Oggi, dopo circa 6 anni di fumo lento, posso senza alcun dubbio affermare che è proprio il mio mondo, che quelle 5 foglie arrotolate tra di loro, riescono ancora a farmi gioire, sorridere, e anche piangere. Dunque, amici lettori, avrete capito che quando leggerete il mio nome tra gli autori, non andrete a leggere articoli di degustazioni, tecnicismi, ma storie, personali o no, sul nostro mondo. Certo, questo non vorrà dire che mi limiterò a questo, ne tantomeno che non potrei scrivere di degustazioni. Semplicemente, preferisco coinvolgervi in altri modi. Mi immagino voi, mentre fumate ciò che più vi aggrada, leggere queste mie parole, e, in un certo senso, avermi di fronte, in carne ( molta carne) e ossa, a parlarvi di persona. Alla fine, il Compartir è proprio questo no?
Bendaz
Cohiba, quasi sempre un Esplendidos. Quel pomeriggio, mi stupì, perché prese dalla credenza degli alcolici uno dei suoi amati Esplendidos, lo tagliò con un Opinel, lo accese e mi disse, in dialetto: “T’ho, fuma questo, così te pasa la voja de fumar”. Ecco, in quel momento, al mio primo puff, dato che non ero ancora abituato ad aspirare neanche le sigarette, mi innamorai. Quel gusto, quella mole densa di fumo in bocca, quel manufatto spettacolare tra le mie mani, mi fecero capire che il mondo del fumo non è solo la sigaretta, anzi, che c’era un mondo, più elevato, più elitario, che in pochi potevano capire: avevo mosso il mio primo passo nel mondo del fumo lento. Pochi mesi dopo se ne andò, e spulciando tra i suoi oggetti, trovai numerosi sigaretti olandesi, alcuni toscani, una Savinelli Punto Oro, e gli adorati Avana. Ahimè, oggi dovrei ammonire mio padre, poiché era tutto conservato fuori Humidor, in un mobile della sala, secco come il Sahara. Cominciai cosi, per gioco, per idolatria di mio padre, per curiosità. Ero piccolo, non potevo comprare sigari, non avevo nemmeno il budget per potermelo permettere. Con il passare degli anni, mi avvicinai sempre con più consapevolezza a questo mondo, e dai 17 anni diventò la mia prima grande passione. La fortuna di avere un tabaccaio specialista a 20 metri da casa, ha consolidato il tutto. Oggi, dopo circa 6 anni di fumo lento, posso senza alcun dubbio affermare che è proprio il mio mondo, che quelle 5 foglie arrotolate tra di loro, riescono ancora a farmi gioire, sorridere, e anche piangere. Dunque, amici lettori, avrete capito che quando leggerete il mio nome tra gli autori, non andrete a leggere articoli di degustazioni, tecnicismi, ma storie, personali o no, sul nostro mondo. Certo, questo non vorrà dire che mi limiterò a questo, ne tantomeno che non potrei scrivere di degustazioni. Semplicemente, preferisco coinvolgervi in altri modi. Mi immagino voi, mentre fumate ciò che più vi aggrada, leggere queste mie parole, e, in un certo senso, avermi di fronte, in carne ( molta carne) e ossa, a parlarvi di persona. Alla fine, il Compartir è proprio questo no?
Bendaz
Benvenuto vitto
RispondiEliminaGrazie Ettore
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaFinalmente :D
RispondiEliminaBenvenuto Bendaz nella famiglia Cigar Blog!
RispondiEliminaDivertiti! Scrivere di tabacco come ti proponi di fare tu é, a mio parere, il modo migiore, di certo il piú piacevole...
RispondiEliminaUna gran bella storia per cominciare, Bendaz. Grazie di averla condivisa. Sarà un piacere seguirti.
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RispondiEliminaBenvenuto!!!
RispondiEliminaL'approccio evocativo dei racconti è emozionale, si deve avere gran sensibilità per saper in 3 righe descrivere una storia! APG
Ciao Bendaz!
RispondiEliminaSpero sia il primo di una lunga serie di articoli.
Damiano Rossi