Il 16
novembre il gruppo Facebook “Sicilia fumo lento e dintorni” ha organizzato un
evento virtuale, in cui gli utenti invitati hanno potuto porre delle domande a
Claudio Sgroi, Master Blender, Direttore Tecnico e Socio della Mombacho Cigars
SA. Un nuovo ed interessante modo per proporre domande agli “attori” del
mercato. Di seguito vi proponiamo un estratto delle domande e risposte. Come di
consueto, cigar blog non ha in alcun modo modificato i contenuti, nel rispetto
di espressione sia degli utenti che hanno posto domande che di Claudio Sgroi
nel rispondere. Inseriamo alcune note della redazione, per contestualizzare
alcune domande, siccome si tratta di un estratto da una lista più ampia di argomenti
e ci sono riferimenti incrociati.
Domanda: Si è parlato (in domande precedenti -ndr-) di eterogeneità del terroir,
di superfici disponibili, etc. che sicuramente sono stati tra i fattori di
sviluppo quali-quantitativo del Nicaragua negli ultimi anni. Si è parlato
altresì di selezione varietale, perpetrata con metodi tradizionali. La domanda
è qual è la relazione tra le due cose? ovvero, il successo del Nicaragua è
indubbiamente passato per entrambi i fattori, tant'è che oggi è forse il paese
con la più ampia selezione di tabacchi da sigaro. Quale ritieni sia stato il
fattore che più ha contribuito ad uno sviluppo così rapido ed efficace della
"scoperta" di nuovi terreni e dell'adattamento varietale sugli
stessi? e perché gli altri paesi sono invece più limitati in tal senso?
Risposta:
Purtroppo non se ne parla tanto ma la Rep. Dominicana è
il paese con la più' vasta e completa esperienza di ibridazioni, incroci e semi
disponibili. Il successo del Nicaragua è dovuto dall'importazione dei semi,
quella del tabacco è una coltura giovane, non c'era un patrimonio vasto dal
quale attingere. In più' come detto la versatilità' e la varietà' dei terreni
hanno fatto in modo o per meglio dire, offrono le condizionino ideali per molte
varietà'.
Domanda: L’altro giorno si parlava (sul gruppo facebook -ndr-) dell'affinamento e dell'evoluzione dei sigari
in humidor (contestualizzo la domanda riferendomi a sigari sia Cuba che Extra).
Lasciando da parte i sigari di basso livello e prendendo in considerazione solo
la Fascia medio-alta/alta, gli stessi vengono costruiti tenendo presente i
tempi di maturazione ed evoluzione dei tabacchi, dunque mi verrebbe da dire,
non vengono immessi nel mercato già pronti all'uso? e se così fosse, lasciarli
in humidor a "maturare" a cosa può servire? ci sono casi in cui gli
stessi produttori consigliano un riposo in humidor e se sì perché succede
questo?
Risposta:
In principio quando un sigaro viene costruito in
fabbrica questo deve riposare in “escaparate” o “humidor” o “aging room” per un
certo periodo. Questo lasso di tempo è dettato da numerosi fattori.
Invecchiamento dei tabacchi: se fai un sigaro con tabacchi giovani, devi
lasciare riposare più a lungo il sigaro in modo che questo continui a spurgare
l’eccesso di ammoniaca che le foglie potrebbero contenere. Temperatura e umidità:
se lavori le foglie di tripa con un’umidità relativamente alta il sigaro impiegherà
più tempo per seccarsi ed essere fumabile, la temperatura velocizza o rallenta
questo processo, più fa caldo più le foglie sudano e spurgano, più fa freddo più
lentamente avviene il processo di affinamento. La media di aging room, parlo
per il Nicaragua è di 2-3 mesi, pochissimi arrivano fino a 4, spesso puoi
trovare un sigaro che è ancora umido, quindi SI! Dovresti lasciare il sigaro a
riposare ulteriormente in un humidor in modo che secchi abbastanza per
eliminare l’eccesso di umidità ed avere un sigaro che tecnicamente è fumabile.
Tutti i sigari che produco hanno un invecchiamento di almeno sei mesi, in modo
tale che, a prescindere dell’età dei tabacchi, i sigari sono tecnicamente
perfetti da fumare subito senza ulteriori invecchiamenti o riposi vari. Oltre i
4 mesi in aging room non si passa solo attraverso un processo tecnico di
seccare i sigari e avere una simbiosi fra i tabacchi ma si spinge il processo
fino ad avere un affinamento del sigaro, dopo sei mesi di invecchiamento quando
fumi un sigaro non dirai mai “è giovane ha bisogno di stare in humidor”, fra
l’altro per me questa è la scusa più banale per non dire che il sigaro che si
sta fumando non è buono! Se un produttore dice, comprate i miei sigari e
metteteli in humidor per un anno prima di fumarli è perché’ sa di aver commesso
un errore, un vero master blender non si sognerebbe mai di mandare un sigaro
che lui stesso pensa non sia tecnicamente consono alla fumata, a prescindere
dal gusto personale o dalla preferenza di Vitola o Liga.
Domanda: una domanda sulla minore propensione dei Nicaraguensi, ma più in
generale dei non cubani, a micro fermentare (in maniera visibile) in scatola.
Ovviamente Cuba cavalca il fenomeno dicendo che la micro fermentazione è
positiva e che i cubani fermentano di più in quanto più ricchi. Personalmente
però mi sono fatto un’altra idea, che si collega con quanto detto da Claudio
(in domande precedenti -ndr-), ovvero che i cubani micro fermentino in maniera
(passatemi il termine) più tumultuosa, ovvero più visibile, perché i tabacchi
non sono fermentati a dovere prima della torcida. Questo ovviamente nel sigaro
che fermenta è positivo in quanto lo migliora rispetto a se stesso, prima di
questo fenomeno, ma non ci chiediamo come sarebbe lo stesso sigaro se la
fermentazione fosse compiutamente condotta pre-rollaggio. Quello che chiedo a
Claudio è se effettivamente anche secondo lui i nicaraguensi (ovviamente mi
riferisco a marchi di qualità) micro fermentano in maniera meno manifesta per
via del fatto che la fermentazione viene condotta con più criterio a monte
della costruzione del sigaro, o se invece è una questione di diversa qualità
dei tabacchi o un mix di entrambe le cose.
Risposta:
Mi astengo da giudizi o altri commenti sui cubani, li
conosco meno che i nicaraguensi, i dominicani e gli onduregni. Secondo mi
piacerebbe sfatare il mito, per me è solo mito, della così chiamata solo dagli
italiani "micro fermentazione". Diamo a Cesare quel che è di Cesare,
si parla di invecchiamento non di fermentazioni micro o macro, i processi sono
completamenti diversi, le temperature e le umidità' anche, quindi non parlerei
in questi termini. Il concetto è dei più' semplici: se usi tabacco ben
fermentato e ben invecchiato il sigaro da tutto subito dopo un periodo di
invecchiamento, se non è il caso devi aspettare un affinamento, che se non si
rispettano certi parametri di temperatura e umidità non avviene. (Cigar Blog
evidenzia che il concetto di microfermentazione è noto anche in altri paesi, e che sono
presenti studi in merito condotti in italia e non solo, il concetto espresso da
Claudio è comunque valido nella sostanza -ndr-).
Domanda: Spesso noi utenti finali ci dimentichiamo che dietro un gran Sigaro
c’è sempre un gran Tabacco lavorato in modo certosino, di certo voi produttori
non lo dimenticate, senza un Tabacco di qualità si può impiegare tutta la
propria maestria nella cura e confezionamento, ma il risultato non sarà
all’altezza. Il Tabacco, che potrà sembrare strano per chi non gli ha mai
dedicato attenzione, appartiene alla famiglia delle Solanacee (Praticamente la
stessa Fam. di Patate, Melanzane, Pomodori, Peperoni) ma ovviamente genere
Nicotiniana. E’ una pianta a ciclo annuale, ma se sottoposta a climi caldi ho
letto che può ri-vegetare in seguito alla raccolta, e qui la prima domanda da
ignorante: Esiste ai fini della raccolta del Tabacco per sigari la pratica
della ri-vegetazione del fusto, oppure il secondo ciclo fogliare genererebbe
foglie con scarse proprietà organolettiche? Poi a parte una fase importante
della crescita della pianta che è la cimatura, leggo che come la vite anche il
tabacco necessita della scacchiatura (eliminazione gemme infruttifere), voi la
eseguite a mano o utilizzate i prodotti chimici “anti-germoglio”? Alcuni di
questi contengono principi attivi che sono stati spesso oggetto di attenzioni
da parte del Parlamento Europeo ed etichettati come cancerogeni (tipo quelli
con il Clorprofam), ci assicuri che queste porcherie non vengono utilizzate sul
vostro tabacco da Sigari? Continuo con un’altra fase cruciale: la
Fermentazione, avviene in modo assolutamente naturale senza uso di additivi
enzimatici? A tal proposito non ho mai capito se fascia e sottofascia subiscono
fermentazioni diverse o uguali, e fino a quante volte è conveniente far
fermentare i tabacchi. Sto per finire: Fascia Sottofascia e Ripieno vengono
sempre orientati? Mi sono dilungato troppo lo so, ma ho preferito riassumere
tutto qui perché credo che gli argomenti siano collegabili, Grazie
Risposta: Tradizionalmente si fa un raccolto all’anno, oggi qualche produttore
ne fa due ma mai usando lo stesso fusto o una rivegetazione. La pianta del
tabacco è molto sensibile, in tre mesi duplica il suo peso più di 1500 volte,
il metabolismo è così particolare, articolato e stressato che è dubbia la
raccolta con lo stesso fusto. Fra l’altro viene tolto il fiore, poi vengono
tolti rami secondari che crescono dopo aver tagliato il fiore, vengono raccolte
tutte le foglie, praticamente si dovrebbe usare uno zombi per cercare di far
crescere foglie di tabacco. Non sono un agronomo ma questa pratica non viene
usata. Le gemme vengono tagliate a mano, nessun processo chimico o industriale
o uso di macchine per questo passaggio in piantagione per eliminare queste
gemme che in pratica tolgono elementi nutrivi alle foglie. La chimica esiste ma
si ferma all’uso di pesticidi, anti parassitari e fertilizzanti, e voi direte
azz…….la pianta di tabacco è molto sensibile e fragile, se non vengono usati
non si potrà mai avere un raccolto di qualità.
Con l’esperienza si sono dosate
e migliorate le pratiche e le quantità di chimici usati, ma non posso
nascondere che questi vengono usati. Fascia, sottofascia, o tripa, sempre è
tabacco. La cura si fa nei ranchos dove le foglie seccano e diventano marroni o
nere, poi la fermentazione. Questo è un processo completamente naturale dove
gli unici additivi sono: umidità delle foglie, temperatura e “savoir
faire”………..non so neanche che siano gli additivi enzimatici. Qualcuno fa sempre
il furbetto e magari le foglie di fascia le mette a bollire per farle diventare
scure e fare un maduro, chi le bagna in acqua con pigmenti sempre per
inscurirle, o magari si usano stanze dove la temperatura e umidità sono alzate
con macchinari. Io rimango tradizionale, e in generale questi processi
rimangono artigianali e quindi manuali. (Questa affermazione è stata lasciata
nella sua forma così come espressa da Claudio, non c’è alcun riferimento a
marchi specifici, Cigar blog declina ogni responsabilità derivante dall’
eventuale uso improprio e decontestualizzato
di questa informazione -ndr-)
Domanda: a mio parere la fortuna e l'incremento di vendite degli ultimi anni
dei sigari nicaraguensi e honduregni è dovuto anche ai prezzi di vendita molto
concorrenziali. Ultimamente vedo nel mercato sigari di questa provenienza con
prezzi spesso ben al di sopra dei pari Vitola cubani. Non si rischia di perdere
i confronto e bruciare opportunità nonostante al qualità offerta sia
elevatissima? Moltissima gente di mia conoscenza, se intenzionata a spendere 12
euro per un sigaro, va dritta a prodotti cubani senza nemmeno prendere in
considerazione un pari prezzo del Nicaragua.
Risposta:
Quello dei prezzi è sempre un argomento arduo da
affrontare, mi viene in mente la classica frase “ ma sto sigaro vale il prezzo
di vendita?” In linea generale i marchi nicaraguensi continuano ad essere molto
concorrenziali, come dici, il rapporto qualità prezzo è ottimo ma, citandoti
nuovamente, qualcuno comincia a presentarsi nel mercato a prezzi alti. Come
produttore conosco costi di produzione e prezzi di acquisto tabacchi, un sigaro
venduto a 50 euro non so se li valga tutti, ma è certo che il Nicaragua
comunque rimane contenuto rispetto ad altri paesi o marchi dove ormai vige la
legge del marketing o del raro. Io penso che la qualità dei nostri sigari è
quella che fino ad oggi ha veramente aiutato a diventare famosi i sigari
nicaraguensi. Sinceramente non posso darti una spiegazione del perché’ certi
sigari costano 20 euro, sarà la qualità, il nome, il marketing, la politica di
prezzi della marca, o forse tutti questi insieme.
Domanda: Descrivimi se puoi in tre termini le qualità che deve avere un sigaro
per poter essere definito top di gamma
Risposta:
Aroma, equilibrio e persistenza! Questa è la mia filosofia
di blending! Un sigaro per entusiasmarmi o darmi emozioni deve avere queste 3 peculiarità,
ovvero: l’aroma deve essere intenso e complesso, piacevole e unico. Se non c’è
equilibrio fra forza aromatica e forza fisiologica puoi usare i migliori
tabacchi del mondo ma quella Liga non sarà emozionante. Poi in ultimo, che è
anche la cosa più difficile, la persistenza o after taste o lunghezza
aromatica. Un sigaro che dopo un’ora dalla fumata senti ancora gli aromi,
quello per me è un gran sigaro, se uno di questi tre manca o non è mantenuto
allo stesso livello il sigaro non sarà memorabile. Mi sforzo giorno dopo giorno
a mantenere queste tre colonne portanti nei blend che faccio.
Domanda: Cosa influenza maggiormente la persistenza di un sigaro? Si può sapere
già in fase di blending se un sigaro sarà più o meno persistente? Se si come?
Risposta:
Certo! La maggiore influenza è la qualità' del seme
combinata con le tecniche di coltivazione, cura, fermentazione e
invecchiamento, il tutto da persistenza. Fumando un blend lo si riconosce con
quella stimolazione sulla lingua che sembra che questa sia tappezzata dal
sapore, un po' complicato da capire e spiegare ma si sente.
Domanda: Dati alla mano il Nicaragua ha una superficie disponibile superiore a
Cuba, naturalmente senza che questo abbia o meno particolari risvolti, ma mi
chiedo se tra le coltivazioni Nica esistono particolari "cru". Inoltre
perché, considerato che si vanno sempre più affermando, non esista una D.O.
Nicaragua, ma vengono semplicemente accomunati a tutti gli extra cuba.
Risposta:
Questo rientra molto nel marketing! Il Nicaragua ha
tanti cru, tante regioni di produzione, tanti coltivatori, potremmo fare una
edizione limitata al giorno ma non si fa, non si sta seguendo la onda
commerciale dei sigari “solo cubani”. Qui si cerca molto di più la costanza
produttiva che lo scoop commerciale, parlo come produttore di sigari. Come
Mombacho Cigars S.A. sono stato invitato ad far parte della “Camara
Nicaraguense Tabacaleros”. Ho già avuto diverse riunioni con il comite’ ed il
governo e mi sono portato avanti promuovendo certe cose: la costituzione di un
istituto del tabacco nicaraguense, la collaborazione con il mistero del turismo
per la promozione dei sigari nicaraguensi a livello istituzionale ed
internazionale e per ultimo la stesura di un protocollo per poter dare ai
sigari nicaraguensi una etichetta DOC………ci stiamo lavorando!
Domanda: La produzione del tabacco segue le fasi naturali, ultima fase è la
raccolta e le fasi che seguono di fermentazione ecc.ecc. Si possono definire
per annata? ovvero le foglie vengono conservate per annate distinte? Io ho le
mie convinzioni personali che mi sono state anche queste confutate in un
contraddittorio, io rimango della mia convinzione fino a prova contraria,
ovvero che sia il sigaro come le sue foglie sono millesimati con tutto ciò che
ne consegue. La mini trattazione invece è riferita ai vari gradi o viso delle
foglie, ovvero avete tecnicamente una catalogazione per riconoscere oltre che
le tipologie vedi ligero, seco, volado, capote e capas delle sotto-tipologie
differenziate per gradi o viso, ce ne puoi parlare
Risposta:
Hai 100% ragione! Il raccolto è una volta l’anno, con
piante fatte appositamente ogni anno, con cure necessarie che di anno in anno
posso cambiare, madre natura mette sempre lo zampino e di anno in anno il
tabacco può essere diverso. Ogni tabacco di un raccolto, concordo con te, è un
millesimato, o vintage, o cru, o chiamiamolo come vogliamo. Su ogni balla di
tabacco che ho in magazzino c’è sempre l’etichetta che dice da dove viene, che
tipo di tabacco è ma soprattutto l’anno di semina e raccolto. In questo caso
parlo del lavoro mio in fabbrica di selezione: ci sono tre categorie generali
seco, viso e ligero. In tutti e tre facciamo una distinzione di formato e di
“textura”, ovvero dalla stessa balla di viso ci sono foglie un po’ più grandi e
un po’ più piccole, stesso vale per seco e ligero. Quindi tiriamo fuori, in
spagnolo: seco tamaño 15/16 mediano, seco tamaño 18 grande. Da una paca di
ligero si può incontrare una foglia più fine quindi la mandiamo nel viso,
insomma facciamo un lavoro certosino foglia per foglia per selezionare in base
a formato, “textura”, corte.
Domanda: Come fate a dare continuità e costanza nel tempo ad una linea?
Risposta:
Gli acquisti e le ispezioni nel tabacco, e poi non ci
sono segreti, si fuma si rifugga e si continua a fumare. Certo qui dopo tempo
di usare gli stessi tabacchi qui sta si conoscono bene, però nel tabacco ogni
giorno è un giorno diverso, quindi tanta pazienza, costanza e attenzione.
Domanda: Quando si propone un sigaro in una vasta gamma di formati, quanto è
importante tener conto dei diversi tabacchi contenuti e quantità contenuti al
suo interno! Ovviamente non voglio andare sul banale, è ovvio che un formato
toro avrà una quantità maggiore di tabacco rispetto ad un robusto, ma basta
solo questo? O bisogna completamente cambiare la formula per non ottenere un
sigaro stucchevole e noioso nei formati più grandi (toro,diadema ecc.) e un
sigaro senza evoluzione in quelli più piccoli (robusto corona)? Mi è capitato
di recente di avere un confronto con un altro appassionato di sigari, e come di
consueto mi sento dire che i sigari Nicaraguensi, non hanno evoluzioni spiccate
come i cugini cubani, specie nei formati più grandi! E' solo una blocco mentale
o una specie di "tifo" verso i cubani?
Risposta:
Io riformulo il blend ogni volta che faccio un
formato. Uso gli stessi tabacchi ma ne uso in quantità diverse. Per esempio un
robusto può avere un po’ più di ligero di un corona etc……..quello
dell’evoluzione è una scusa sciocca e banale. Questo lo dice chi non fuma
nicaraguensi, o per meglio dire fuma solo di una provenienza. Non esistono
sigari piatti, esistono evoluzioni contenute. Nei miei blend se non c’è
evoluzione questo non viene considerato da mettere in produzione. Fra l’altro
anche i cubani stanno cambiando e anche tanto, l’evoluzione non è più quella di
una volta, quindi non vedo perché’ fare di un’erba un fascio……..il prossimo che
ti dice che non compra nicaraguensi perché’ non hanno evoluzione cerca di
vendergli il cubano più caro che hai dicendo che hai letto su una rivista che
ha una evoluzione unica ;)
Domanda: Devi lanciare una nuova linea di sigari, ma puoi scegliere di
utilizzare un solo formato, quale scegli? e perché?
Risposta:
Corona Larga 6 x 46! Il rapporto fra diametro e
lunghezza fa in modo che si possano usare foglie intere di una certa misura
senza spezzare tanto le foglie. La concentrazione di fumo è più elevata avendo
meno diametro, la durata di fumata, l’eleganza di questo formato fra le dita,
il peso del sigaro……insomma il mio formato preferito.
Domanda: Vorrei conoscere quali sono i presupposti, le idee, le preparazioni
(in senso molto ampio), le valutazioni e le scelte che vi portano alla
produzione di una nuova linea di sigari, di un nuovo sigaro o di un edizione
speciale.
Risposta:
Mi ci vorrebbe una settimana per
rispondere..........e' lo stesso processo che i genitori hanno prima di avere
il primo figlio, idee, conversazioni, prove, riprove, preparazioni, blend e
riblend e riblend........processo molto complicato, senza dimenticare cosa
chiedono i mercati, che formati vanno bene nel mercato e per quel blend, la possibilità
di comprare i tabacchi di anno in anno, per i Liga maestro ci abbiamo messo un
anno e mezzo.....
Domanda: Nel mondo dei tabacchi è entrata la ormai onnipresente modifica
genetica in laboratorio? In parole povere ci sono tabacchi OGM?
Risposta:
Che io sappia non esiste un tabacco OGM! Ma
attenzione, in certi paesi, si incrociano molto i semi di tabacchi diversi o di
diversa provenienza per ottenere delle piante più resistenti alle malattie e ai
parassiti o magari delle fasce cha abbiano più elasticità’. Questo avviene in
modo artigianale, senza alcun uso della modificazione genetica in laboratorio.
Esempio: un’annata le piante che hanno i fiori migliori, che si vedono sane e
intatte, da quelle vengono estratti semi che faranno una pianta l’anno successivo
dove il fiore verrà impollinato con una pianta che fa foglie più grandi.
Insomma anche questa è genetica ma qui non si parla della pecora Dolly o delle
modificazione genetiche della Monsanto.
Domanda: I sigari nicaraguensi vengono etichettati come speziati rispetto a
sigari di altre origini, perché e quanto influisce il terroir sulla tipicità di
origine?
Risposta:
Il Nicaragua ha una versatilità
che catalogherei unica! Esteli e Condega hanno terra nera, Jalapa ha una terra
100% rossa, altre regioni presentano caratteristiche diverse e penso a Pueblo
Nuevo, Ometepe, San Rafael, Santiago. Se si aggiunge la diversità di semi che
si usano: habano, habano-criollo, criollo 98, criollo 99, per citare i più
famosi, posso dire che è riduttivo dire che i sigari nicaraguensi sono piccanti
e forti. Esiste una varieta’ di marchi e vitolas che spaziano dal sigaro più
forte e piccante al più soave e dolce, non fermatevi a un sentito dire……
Domanda: Le domande che io rivolgo all'amico
Claudio che tratta anch'esso vitolas non cubane essendo Nicaraguensi, sono le
seguenti: la prima, ovviamente se è quanti trattamenti anti Lasioderma serricorne
subiscono i vostri manufatti. La seconda, non una domanda ma un tuo punto di
vista in merito alle tempistiche in relazione a quanto sopra, circa
l'immissione nel mercato di tali sigari.
Risposta:
Sinceramente non mi occupo
personalmente di sigari cubani, quindi non so cosa facciano li o cosa faccia
Diadema, però vedo, senza offendere, che hanno problemi di controllo del
lasioderma. Quello che posso dire è che Il lasioderma ha un ciclo di vita, oggi
si conoscono benissimo i prodotti in commercio per il controllo di parassiti o
per meglio dire prodotti atti alle disinfestazioni. Il tutto si riduce, cosa
che magari non crederai, a pochi step da fare per evitare il lasioderma: le
balle di tabacco devono passare una “fumigacion” ciclicamente. I sigari dopo la
produzione e prima dell’invecchiamento devo passare una “fumigacion”, dopo un
certo periodo di riposo i sigari devo essere congelati a meno 20 gradi
centigradi per 4 giorni e come per magia il gioco è fatto, senza trucco e senza
inganno! Io faccio questo e non ho avuto problemi di sorta. Criogenica, tecnica
qui e tecnica li, sinceramente tutte buffonate. Se questo si fa bene non ci
sono problemi, certo se salto un passaggio o dimentico le quantità di prodotto
da usare nella “fumigacion” tutto salta, è una catena semplice da seguire!
Domanda: Qualche anticipazione sul Liga Maestro Toro
2015 in uscita a fine anno
Risposta:
Abbiamo lavorato, con
Stefano Bertini della BLS che è importatore esclusivo dei Liga e Mombacho,
nonché’ papà con me del progetto Liga Maestro, per proporre la linea con nuovi
formati cercando di mantenere lo stello carattere e profilo aromatico. Ci sono
stati dei piccoli cambi nella Liga che hanno migliorato la costruzione e la
combustione, molto presto I sigari verranno distribuiti in Italia, per il 2016
abbiamo confezionato un Churchill 5 ¾ x 50, Toro 6 x 52, Corona Larga 6 x 46 e
un Robusto 5 x 54, il primo batch è stato prodotto nel giugno 2015 rispettando
il mio principio di invecchiare i sigari almeno sei mesi prima di essere messi
in scatola. Ammetto che il percorso dei Liga Maestro è stato lungo, ma il
successo è stato tale che questi stessi formati verranno distribuiti anche
negli Stati Uniti, Canada e Cina subito dopo l’introduzione in Italia.
Tempistica? Aspettiamo che la burocrazia italiana dia luce verde.
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