04 agosto 2015

Riflessioni sul fumo della pipa

Scrivere intorno alla pipa in un sito dedicato prevalentemente agli amanti del sigaro mi pone di fronte a due stati d'animo per certi aspetti opposti; da un lato, una forma di imbarazzo che mi impone, giocoforza, una qualche cautela retorica per evitare di dovermi esporre in eccessive idolatrie a cui tutto sommato non sono uso indugiare; dall'altro lato, tuttavia, questo mi consente di guardare con maggiore distanza critica e maggiore rispetto al fumo della pipa senza essere condizionato da forme di fanatismo che spesso non aiutano gli altri ad approdare ad alcuna comprensione. E' con questo spirito che inizio la collaborazione con Cigar Blog, sapendo di trovarmi a interagire con una utenza diversa da quella alla quale un appassionato fumatore di pipa come me è abituato. Inizio questo percorso con una riflessione generale senza entrare nei dettagli tecnici di cui ci occuperemo in seguito.



Non si può capire nulla del fumo della pipa se non si comprende
fino in fondo lo strumento che è alla base di questa forma di edonismo. Ogni riflessione riguardante trinciati, tipologie di tabacco, miscele, criteri di miscelazione e quant'altro risulterebbe monca se non arrivassimo a riconoscere innanzitutto il fascino di un oggetto così antico e allo stesso tempo incapace di essere vetusto, fornito della dote migliore che alcune cose possono testimoniare, ossia quella di non cedere, nonostante tutto, alle facili mode di un mercato sempre più spersonalizzante. La pipa, invece, intesa come strumento, dice tutto di un fumatore, molto più di quanto non si creda. E' innanzitutto un accessorio del visto a tutti gli effetti e funge da elemento didascalico alla personalità, se lo si sa leggere. La valorizzazione estetica dell'oggetto, le forme, l'ergonomia, il bilanciamento sono gli elementi centrali che distinguono il fumo della pipa da ogni altro tipo di fumo. Dirò semplicemente che chi vuol avvicinarsi alla pipa lo deve fare con assenza di pregiudizi sapendo che non può essere confusa con nient'altro, poiché la pipa comporta un approccio particolarissimo e talora molto complesso. Ed è questa complessità, con tutte le conseguenze del caso, a demotivare molti di coloro che desiderano avvicinarsi a questo strumento. Bruciature della lingua, condense e gorgoglii sono le più note cause di lamentela dei cosiddetti neofiti perché è l'interazione con il legno a non essere sempre gestita in maniera adeguata, a differenza di quello che avviene con il sigaro che non ha alcuna mediazione. Il rimedio a tutto questo non può essere una serie di regole (che pure esistono e di cui parleremo altrove) ma soltanto l'esperienza, non solo perché ci fa apprendere ma soprattutto perché ci apre e ci motiva al piacere di questo modo di fumare il tabacco. Le regole ci irrigidiscono e tendono a farci diventare puri teorici alienandoci e allontanandoci dall'esperienza stessa. Visitando alcuni siti tematici, si ha l'impressione che ultimamente la pipa sia più parlata che non fumata, più teorizzata che non esperita, e tutto ciò ha come controcanto il fatto che sia relegata a quei momenti di relax che sono sempre più scarsi. Da qui nasce l'esigenza del fumatore moderno ad apprendere in maniera accelerata, perché non ha più pazienza. Il tempo per imparare si è contratto nella fretta, nel godimento immediato. Ed è proprio questo che non va preteso dalla pipa e dal lento fumo in generale. Il fumatore di pipa, come immagino anche quello di sigaro, sa molto bene che la ritualità e la preparazione al fumo predispongono il valore aggiunto a questo particolare piacere, liberato da concetti ormai metabolizzati dall'immaginario collettivo come tabagismo, vizio, malattia... La pipa, per chi la fuma e la apprezza, è uno stile preciso che allieta le giornate.
Termino così questo cappello molto introduttivo. Nei prossimi appuntamenti ci dedicheremo ad aspetti più tecnici e più dettagliati. 



Giuseppe Cerbino