Mi introduco in questo primo articolo dell'autore Antonio Pigino, alias cigar club Apuano, pseudonimo col quale da questo momento in poi alcuni ragazzi dell'ormai celebre gruppo facebook, condivideranno con noi di Cigar Blog alcuni articoli. Questa ulteriore collaborazione sancisce un sodalizio tra Blog e Apuano, cementato dall'amicizia e dal piacere di stare insieme a fumare sigari. Non mi dilungo oltre e vi lascio ai contenuti dell'articolo (introduzione by Zap).
Parafrasando la più grande trasmissione di successo condotta da Iva Zanicchi (ebbene sì, è stata
una delle trasmissioni più riuscite della TV italiana con oltre 3000 puntate trasmesse), vorrei
affrontare il tema spinoso del ‘prezzo giusto di un sigaro’.
Naturalmente vi sono migliaia di fattori che vanno a definire il costo finale: si passa
dalla tipologia di tabacco, alla cura, alla sua rarità, alla maturazione fino alle immancabili
tasse o accise; tutti questi fattori vanno ad influenzare
il prezzo finale del nostro amato sigaro e sono
la croce che ogni fumatore dovrà sopportare per soddisfare il proprio piacere e la propria passione.
Molti hanno già affrontato questo argomento e quindi sarà già stato sviscerato a fondo, non è
mio interesse disquisire su fattori tecnici ed oggettivi, bensì ero interessato ad analizzare il
valore soggettivo che un fumatore da al proprio sigaro: perché, diciamolo chiaramente, quando
un sigaro ci piace e vogliamo a tutti i costi fumarlo, siamo disposti a quel sacrificio in più per
acquistarlo, tenerlo fra le dita e giocarci con l’attenzione più scrupolosa, accenderlo e toglierci
quella soddisfazione.
In fondo quella del fumatore di sigari nasce come passione prima ancora di divenire vizio e
l’appassionato di sigari non ammetterà mai il proprio vizio anzi, cercherà sempre una
giustificazione per celare dietro alla propria passione anche spese pazze o follie vere e proprie.
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Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore F. Nietzsche |
Già me lo immagino il nostro aficionado entrare nel tempio delle meraviglie, aggirarsi fra
armadi climatizzati o stanze appositamente create per gli amati rotoli di tabacco, in cui il profumo
della cedrella odorosa e dei puros si mischiano creando un aroma unico: eccolo, subito il
curioso ‘esploratore’ scova in un angolino una scatola che cercava da tempo, una rarissima
edizione regionale limitata delle isole fiji che per qualche oscuro e arcano mistero è finita lì; subito
l’amico sigarofilo chiederà al sacerdote del tempio (il tabacchino -ndr) notizie su quella mistica
scatola e quest’ultimo ne tesserà le lodi fino a convincerlo (come se ce ne fosse stato bisogno)
ad acquistare gli ultimi 3 manufatti al misero costo di 33 euro cadauno. Naturalmente il fedele non
si scomporrà, al massimo a pane e acqua fino al mese prossimo, ma quei sigari li acquisterà e
lesto come un gatto che ha trovato una salsiccia correrà a riporli nel proprio humidor, il cui costo in alcuni casi non copre neppure l’acquisto di uno solo di quei sigari.
Ecco, adesso nella mente del nostro eroe il tarlo della frenesia e dell’ingordigia prendono il
sopravvento, voleva tenere quei sigari per delle occasioni importanti, ma non resiste: a pensarci
bene oggi bisogna festeggiare, è il tremilatrecentotrentatreesimo giorno del calendario upupa
della tribù Ipipi e visto che i sigari sono 3 e costano 33 euro, si deve sacrificarne uno per
l’avvenimento speciale.
Come un cerimoniere giapponese, il nostro ‘amateur de cigare’ prepara accendino, posacenere
e un bel bicchiere di rhum agricolo made in china che tiene nascosto in uno stipetto del mobile
della nonna: sul balcone, al terzo piano di un quartiere popolare di una grossa città, con un
romantico contorno di afa e zanzare, iniziano i festeggiamenti; a crudo tipici sentori di sigaro
d’alta fattura, si accende bene e la cenere iniziale ha davvero un bel colore, l’unico piccolo
fastidio è un tiraggio un po’ costretto, ma passerà si ripete nella mente il fumatore: invece no, non
passa, anzi, peggiora ed il sigaro si spegne. Poco male, magari è solo un po’ umido, lo riaccende
ma il gusto non è più limpido come prima, invece il tiraggio sì, sempre pessimo: la scena si
ripeterà più e più volte finché l’amato feticcio volerà dal balcone per finire in testa ad un passante
nerboruto che minaccerà il nostro povero ‘cigar smoker’ di far entrare quel sigaro dove una volta
la sua compianta madre infilava le supposte.
Spero la storia vi sia piaciuta e non si stata noiosa: questa mi è servita proprio per portare alla
luce il mio punto di vista sul prezzo giusto di un sigaro, che non è sempre una questione di
denaro, ma ritengo sia soprattutto una questione di tempo. Il denaro al giorno d’oggi, ha valore in base al tempo che dedichiamo per ottenerlo e il valore di un sigaro è direttamente proporzionale
al tempo ‘felice’ che questo ci regala. Naturalmente il mio ragionamento si basa sulla convinzione
che il ‘fumatore lento’ sia una rara specie di vizioso che cerca di incanalare i propri peccati in
attimi di piacere e rilassamento, ed è proprio la mancanza di queste componenti essenziali che
farà imprecare il nostro personaggio, il fatto di non aver potuto trasformare in realtà quei piaceri
che aveva solo immaginato e che erano a portata di jet flame.
Pensateci bene: molti di voi, se non tutti, avranno avuto a che fare con un esemplare sfortunato,
fosse questo molto costoso o molto cheap non importa, ma alla fine avranno detto quasi
sicuramente ‘Soldi e tempo buttati’.
Mi avvicino alla conclusione con una frase letta su una pagina di facebook: ‘È un ragionamento
sottile, ma il fumatore si lamenta del costo di un sigaro solo se non ne è soddisfatto..cioè solo se
quello che si aspettava dal sigaro non è ciò che ottiene.’
Bene cari amici che avete avuto la pazienza di leggermi fino a questo punto, vi saluto col motto
del Cigar Club Apuano : ‘C.C.Apuano, conta la ciccia, non il contorno’ e per gli amici Veg
‘C.C.Apuano, conta il tofu, non la galletta di riso’.
Antonino Pigino
P.S.: il prezzo giusto del sigaro è quello che c’è a listino, se qualche furbetto vuole vendervi un
sigaro ad un prezzo maggiore per qualche astrusa ragione o semplicemente perché lo ritiene un
pezzo pregiato, c’è sempre la finanza..
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