Bianco.
Modigliani lo usava poco. Prediligeva altri colori, neutri, meno brillanti. Il
bianco lo riservava a
pochi elementi
delle sue opere, in particolare ai soggetti e ai riflessi. Il bianco, in
realtà, non è nemmeno un colore. Non è sicuramente ciò che più gli si addice,
ma è quello che gli è stato assegnato dalle Manifatture Sigaro Toscano, nel
dedicargli un terzo della bandiera italiana.
Il
Modigliani venne introdotto sul mercato dello stortignaccolo nel 2010,
confezionato nella Manifattura di Lucca, ed ha una stagionatura di almeno 6
mesi. Estraendolo dalla sua scatola, la prima cosa che si nota è la lunghezza (150 mm), sensibilmente
minore, di circa 5 millimetri – rispetto ad un Garibaldi o ad un Soldati – e si
discosta di ben un centimetro, ad esempio, dall’EV, come è risultato dalle
misurazioni effettuate da chi scrive.
Nell’assaporare
il suo fumo, ci si aspetta di essere trasportati lontano, ma in realtà il
viaggio dura veramente poco. Risulta essere dolciastro, forse troppo, ed è per
questo che lo consiglierei senz’altro a chi si vuole avvicinare al mondo del
sigaro italiano, ma non a chi vuole fumare un prodotto raffinato.
L’aspetto è
ovviamente quello nodoso tipico dei sigari a base Kentucky non pressato, e
anche se il Modigliani si rivela eccessivamente magro, al tatto risulta
piacevolmente untuoso.
Analizzandolo
a crudo, ci si accorge di aromi soavi, oltre che di cuoio persistente, con
alcuni elementi che ricordano il sottobosco, l’erba, e un accenno di speziato.
Sciaguratamente, i problemi sorgono quando si procede all’accensione: il Modigliani
è caratterizzato da un buon tiraggio, non eccessivamente aperto, ma che non
richiede nemmeno la veemenza polmonare a cui, ad esempio, obbliga un EV Deciso.
Tuttavia, la combustione è particolarmente irregolare, e necessita di vari
aggiustamenti, nonostante sia raro un suo spegnimento.
Si potrebbe
definirlo un sigaro costante, non solo perché mantiene gli stessi sentori e gli
stessi aromi lungo il corso di tutta la fumata, eccessivamente monocromatica,
ma anche perché le impressioni a crudo, in buona parte, vengono riconfermate in
fase dinamica, e cioè di fumata. Oltre agli aromi sopra citati, sebbene quello
di cuoio tenda a sopprimere i suoi simili, si aggiunge quello di torrefazione,
molto etereo.
E’
inspiegabile come un sigaro relativamente dolce, paragonabile a mio avviso solo
ad un Soldati, abbia delle punte di amaro tali da far dimenticare tutto ciò che
di positivo si era mostrato essere. Non è un amaro piacevole, ma pesante e
fastidioso, quasi di bruciato. Si deve sottolineare che queste punte si
rivelano in concomitanza delle imperfezioni (non troppe, fortunatamente)
situate lungo tutto il sigaro.
Se mi è
concessa anche una riflessione sul rapporto qualità-prezzo, credo che un
leggero disequilibrio ci sia, nonostante non sia troppo sbilanciato (come ad
esempio poteva essere un Toscano Opera). Ma questa fumata dolce e non troppo
impegnativa, nonostante tutto, ritengo sia ottimamente indicata per i neofiti.
Riassumendo,
il Toscano Modigliani è un sigaro leggero, adatto a tutti, soprattutto a chi non
vuole fumare amaro. Tuttavia, l’amaro si presenta, specie sotto forma di
irregolarità, che accese ed inspirate stravolgono completamente un sapore di
per sé delicato.
La fumata
risulta abbastanza piatta, rovinata anche dalla necessità di perfezionare il braciere
ogni 10-15 puff.
Ritengo che
l’allontanamento da questo sigaro da parte del neofita, col passare del tempo e
dell’esperienza, non sia un atto di forza, ma un processo fisiologico,
praticamente per osmosi di altri sigari, maggiormente completi e sorprendenti.
Sono invece
abbastanza sicuro che un fumatore esperto lo provi, in quanto credo che ogni
scatola meriti di essere fumata, ma con ogni probabilità la prima scatola sarà
anche l’unica. E probabilmente è giusto così.
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