16 luglio 2015

Chiacchierata sulla vetta del mondo. Intervista al campione iridato.


Viris Vecchi con la pipa che fu di Gino Cervi
Viris Vecchi è un fumatore di pipa e di sigari. Fin qui tutto bene, fatta eccezione per un particolare: è campione del mondo di fumo lento, nella categoria “pipa”.

Nel 1977, a Montreux, con appena 3 grammi di tabacco, due fiammiferi, e i suoi arnesi da battaglia, è riuscito ad trionfare per la seconda volta a livello continentale, stabilendo un record di fumata ininterrotta di 3 ore, 50 minuti e 51 secondi. Due anni più tardi, a Roma, diventerà campione del mondo.
Nel suo palmares figurano 8 titoli per club, 7 titoli italiani, 3 europei, un mondiale in singolo ed uno a squadre.

Oggi, appesa definitivamente la pipa al chiodo, si rivela ai lettori di Cigar Blog, spiegandoci i suoi segreti. L'intervista viene riportata senza modifiche, nella più assoluta libertà di parola.


Luca Dominianni per Cigar Blog (C.B.). – Buongiorno Viris. Come ti sei approcciato al mondo del fumo lento?
Viris Vecchi (V.V.) – E’ un ricordo un po’ lontano. Mio nonno fumava la pipa e il sigaro, e ciò mi affascinava. Cominciai presto la mia avventura nel mondo del tabacco, e dopo qualche sigaretta, decisi di farmi coinvolgere nelle sue stesse passioni. La svolta avvenne quando Galeazzo Montanari (ex-proprietario della Tabaccheria Montanari, storica istituzione del fumo lento modenese, ora gestita da Giuliano Lugli – ndr) cominciò ad organizzare eventi rivolti esclusivamente ai fumatori di pipa, per farci conoscere tra di noi. Il mio impegno serio in questa arte cominciò in quel momento.
C.B. – Tu sei da sempre molto critico nei confronti di MST. Perché?
V.V. – I sigari che stanno facendo, più in questi anni che in altri, sono contraddistinti da una qualità non impeccabile. Anche l’invecchiamento non è all’altezza di una storia bicentenaria, e le miscele non sono innovative. I sigari che sono usciti in commercio negli ultimi anni non rimarranno impressi nella mente del fumatore.
C.B. – Tu sei convinto che ci sia stato “decadimento” nella produzione di sigari toscani. Da cosa è dipeso?
V.V. – Penso che ciò derivi da gestioni poco oculate, specialmente dai continui cambi di casacca di una decina di anni fa. Ultimamente, ritengo che le MST siano inarrivabili a livello di marketing, ma indubbiamente preferisco la qualità del sigaro alle manovre pubblicitarie. Si è diventati, a mio parere, poco attenti alla clientela e troppo alle vendite. Eppure le Manifatture sono adesso al vertice proprio per la fiducia che nel tempo è stata conferita dagli amanti toscanofili. Ricordiamoci, però, che 20 anni fa la qualità non era comunque eccellente, e i difetti non sono sorti nell’ultima decade: anche negli Anni Settanta vi erano problemi importanti, ma diciamo che sono andati ad aumentare recentemente.
L.D. – Secondo te qual è stato il loro errore più grande?
V.V. – L’introduzione in commercio di troppi sigari a basso costo. Quando un sigaro costa poco, è evidente che siano stati effettuati processi di lavorazione più brevi, e questo va ad inficiare sulla bontà della fumata. E’ giusto, per carità, che esistano prodotti adatti alle esigenze e alle tasche di tutti, ma sono indispensabili anche quelli raffinati, che prevedono ovviamente un costo maggiore. Ma ancora non mi spiego come nei sigari di fascia più alta si siano verificati cambiamenti in senso negativo, a mio avviso, come la riduzione della pancia del Millennium. Quando si fuma un sigaro italiano da 10 euro, deve essere impeccabile.
Qui in compagnia di un quarto della sua collezione
L.D. – A cosa bisogna prestare massima attenzione?
V.V. – Alle nervature. Di frequente, mi accorgo che, sventrando i sigari, le nervature sono molto numerose, mentre il ripieno di qualità non arriva nemmeno ad essere lo stretto indispensabile. E’ per questo che “i sigari non sanno più di tabacco”, come si dice scherzosamente: si sente solo l’aroma duro e legnoso delle parti meno pregiate e meno zuccherine, che vanno a coprire tutto il resto.
L.D. – Cosa ne pensi delle nuove realtà che si stanno affacciando sul mondo del sigaro italiano, come MOSI, CST e Amazon?
V.V. – Penso molto bene dell’Amazon. Ho consumato centinaia di scatole di loro produzione, in particolar modo Arabesque e Nerone, due sigari stupefacenti, anche se hanno perso qualcosa nell’ultimo periodo. Il Manfredi non mi dice molto perché è stagionato meno e non brucia benissimo, così come l’Italiano e il Professore.
Prediligo comunque il sigaro lungo, perchè permette una migliore evoluzione degli aromi e una fumata fresca. Il sigaro corto è troppo caldo e pizzica sulla lingua, ma queste sono scelte, sia commerciali che non. Francamente, ammetto che un Nerone intero sarebbe eccessivo. Ma al di là delle discussioni tra ammezzato e maremmani, ciò che conta di più è la qualità del tabacco, e l’Amazon ne è un esempio perfetto.
Per quanto riguarda MOSI, niente di che, sono ancora giovani ma credo che non abbiano azzeccato alcune mosse. Da CST, invece, mi aspetto tanto, perché hanno tutte le carte in regola per poter sfondare.
C.B. – Che novità vorresti vedere sul mercato?
V.V. – Vorrei vedere un sigaro intero, fatto a mano, costituito da tabacco di qualità, indipendentemente dal prezzo. Il prezzo è importante, ma nel mio giudizio più spassionato, esso non compare mai.
Dovrebbe essere un sigaro affascinante, fermentato e stagionato il giusto, con una miscela entusiasmante, aromatica e varia.
C.B. – Come fumi un sigaro?
V.V. – Lo fumo esattamente come la pipa. Boccate deboli e frequenti, per mantenere il fumo fresco. In questo modo si spegne ogni 15-20 minuti, ma senza drammi si ravviva il braciere. Non credo agli ortodossi del fumo lento, che prevedono un puff profondo al minuto, per non farlo spegnere. In questo modo, il braciere diventa troppo caldo, e ciò ricade sul fumo che, bollente, distorce la rosa aromatica. Tante piccole boccatine. Sono un maniaco! (ride)
C.B. – C’è grande differenza tra sigaro e pipa. Hai mai fatto incontrare questi mondi?
V.V. – Sono un grande amante del toscano nella pipa. Ho fatto una marea di esperimenti nella mia vita, qualcuno mi è venuto bene, altri un po’ meno. Tutte le volte che prendevo in mano la mia Castello, pigiavo sempre un po’ di briciole di Antico, piuttosto che di Originale, assieme al tabacco da pipa. Volevo sempre aumentare un po’ la forza delle boccate, e adoravo sentire quel leggero pizzicore sulla punta della lingua, in accordo con la miscela in questione.
C.B. – Quali pensi siano le pipe migliori?
V.V. – Indubbiamente le Castello. Me ne sono innamorato da giovane e ne ho una nutrita collezione. Mi piacciono perché sono stagionate, invecchiate, bollite, schiumate sempre alla perfezione. Sono pipe trattate con uno scrupolo non da tutti. Dopo le Castello, quasi affiancate nella mia classifica immaginaria, si trovano le Dunhill.
Me ne sono piaciute altre, come La Torre, abbastanza particolari. Ho avuto anche delle Autograph e delle Giubileo, cioè le eccellenze della Savinelli, che sono ben fumabili, ma non arrivano agli alti livelli.
C.B. – Le Savinelli classiche invece no?
V.V. – In passato, mi scontrai con Achille Savinelli, dopo le dichiarazioni che rilasciai alla fine di una gara, in cui non esaltavo i suoi prodotti. Oggi come allora, ritengo che le Savinelli abbiano un grande nome, e che il prodotto sia migliorato molto da allora, ma ancora manca qualcosa. La strada intrapresa, però, è quella giusta.
C.B. – Quali sono i consigli che daresti ai giovani, me compreso, per apprezzare appieno il mondo del fumo lento?
V.V. – Abbandonare il prima possibile le sigarette. Fumare dei sigari lunghi e, se si è alle prime armi, accertarsi che non siano troppo forti, e di avere lo stomaco pieno. Con l’abitudine, questi bisogni verranno meno, ma al principio sono accorgimenti fondamentali. Secondo me un Modigliani, tanto per dire un nome, sarebbe indicato per cominciare, proprio per la sua leggerezza e gli aromi un po’ più delicati e fruttati di altri.
E da lì bisogna cominciare a provare, farsi i propri gusti e dare ascolto solo alle proprie e indiscutibili sensazioni.
C.B. – Grazie per l’intervista.
V.V. – Grazie a voi. Buone fumate a tutti.

7 commenti:

  1. Un'intervista interessante e non scontata. Si puó essere d'accordo o meno con le opinioni di Viris (concordo con le sue valutazioni riguardo a mst e Amazon, meno con quelle riguardo al Mosi, per nulla con il suo plauso alle odierne Castello), ma é senz'altro utile leggerle e confrontarsi col suo pensiero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per quanto riguarda le castello, non ha mai parlato di quelle odierne, anche se le considera molto buone.
      Invece, per l'argomento MOSI si riferisce alla idea poco felice di entrare in commercio inizialmente solo con toscanelli e aromatizzati. Serve piùn coraggio.
      Saluti

      Elimina
    2. Quand'é cosí, beh, il discorso é condivisibile: le Castello sono sempre buone, é vero, ma negli ultimi anni mi paiono molto meno curate di un tempo. Per quanto concerne il MOSI, beh, vedremo col Superiore...
      Resta il mio plauso per la bella intervista.

      Elimina