30 giugno 2015

Intervista ad Aniello Buonincontro, con un occhio ai Cigarnauti.


Cigar Blog pubblica oggi una interessantissima intervista ad Aniello Buonincontro, di Cigars & Tobacco, azienda leader nell’importazione di sigari centroamericani, come di consueto l’intervista viene riportata senza modificare il contenuto, nella massima libertà di espressione. A titolo personale condivido parecchie delle posizioni espresse da Aniello, e tornerò nei prossimi giorni a discutere ed ampliare alcuni aspetti con articoli di approfondimento che avevo già in cantiere da un po’ di tempo.

Simone Fazio per Cigar Blog (CB) - Caro Aniello, Anzitutto grazie per aver accettato di concedere un intervista a Cigar Blog, in primis una domanda di carattere personale, Vuoi descriverci il tuo percorso da fumatore ed appassionato di sigari?
Aniello Buonincontro, Cigars and Tobacco (AB) –
Ricordo molto bene il mio primo sigaro, il luogo e la data.

Era il 26 Maggio del 2006,  mi trovavo in Austria, a Steyr. All’epoca lavoravo come Ingegnere per un’azienda aeronautica. Avevo appena approvato una commessa presso un Fornitore e per celebrare acquistai un sigaro per il dopo cena.
Era un dominicano. Mi piacque talmente tanto che al ritorno in Italia iniziai a cercare sigari simili. In breve tempo trovai una buona tabaccheria e mi misi in contatto con un club di appassionati che si trovava vicino dove abitavo all’epoca. Fui indirizzato verso i sigari cubani, sia dal tabaccaio che dai membri del club. All’epoca fumare qualcosa che non fosse cubano veniva fatto pesare e, da novizio, seguivo i consigli, anche per evitare di essere isolato. Un problema diffuso, purtroppo.
Ma alcuni colleghi, sapendo della mia passione, dai loro viaggi in USA ritornavano sempre con graditi regali. Conobbi gli Oliva V, i Padron ed i Fuente e tante altre marche.
Nel 2011 cambiai lavoro e città. Andai a vivere nelle Marche. Mi avvicinai ad amici che condividevano la mia passione e che avevano, in fatto di sigari, orizzonti più ampi e nessun pregiudizio. Trovai anche una tabaccheria ben fornita ed iniziai ad esplorare per bene il mondo dei caraibici.
Una sera mi fu chiesto di presentare un sigaro durante un evento organizzato da un noto club della zona. Era l’Hermoso della linea Nicarao Especial. Lì incontrai Mario Lubinski che, dopo un annetto, mi chiese se volevo prendermi cura della sua Cigars & Tobacco.
Ebbi la possibilità di trasformare in lavoro la mia passione. Accettai e la mia passione unita alla decennale conoscenza del mondo del tabacco di Mario ha innescato un fenomeno che, con il contributo di molti appassionati, sta imprimendo una svolta al mondo dei sigari in Italia.
Con il mio ingresso in C&T iniziò, per me, una fase di crescita. Il contatto con i produttori di sigari è risultato fondamentale. Molte le domande che hanno trovato una risposta, tantissimi i miti sfatati. Ma avevo bisogno d’altro per il mio lavoro. In soccorso mi venne, inconsapevolmente, l’AIS, con il corso per Sommelier. Questo corso insieme ad altri seminari mirati  mi ha fatto comprendere cos’è la degustazione, nozioni che unite alle informazioni cui ho accesso per il lavoro, mi ha dato la possibilità di comprendere cosa sia degustare un sigaro. Un percorso di apprendimento che spero non terminerà mai. Anche l’attività di scelta dei sigari da importare è un ottimo esercizio, come lo sono i blind test che effettuo come membro di un panel.

CB – Ovviamente per chiarezza verso i nostri lettori devo specificare che la nostra conoscenza come aficionados parte da prima che tu fossi “in forze” al gruppo Lubinski e che io iniziassi a scrivere per Cigar Blog, quindi so che il tuo è un percorso che parte da appassionato e approda nel business. Solitamente avviene il contrario, ci vuoi dire come il tuo approccio da aficionado influisce sulla tua professione attuale?
AB – I sigari sono tutt’ora una passione, sentimento che lascio fluire sempre, senza contenerlo. Anche quando con Mario valutiamo se un sigaro può essere importato, ad esempio, non posso far a meno che pensare da appassionato. Nello scegliere la qualità non si scende a compromessi. Quando capita un sigaro con caratteristiche oggettive che non eccellono occorre chiedersi se un appassionato meriti di trovare quel sigaro in tabaccheria.  La cosa giusta è mettersi nei suoi panni. Ma tutto quello che faccio oggi è anche il risultato dell’esperienza accumulata in altri lavori, non solo come appassionato. L’aver lavorato in contesti nei quali la qualità del prodotto è fondamentale mi ha portato a rivedere il concetto stesso di qualità del sigaro, sia quando lo scelgo per poterlo importare, sia quando lo propongo ad una tabaccheria.
Parlo spesso di “fumabilità” e “costanza produttiva”, due aspetti che ultimamente hanno ampliato il significato del termine Qualità
La “fumabilità”, ad esempio. Per me un sigaro quando viene immesso sul mercato, salvo i pochi giorni che gli consentono di recuperare lo stress del viaggio, deve essere subito fumabile senza attendere anni. Chi sa fare i sigari per davvero è in grado di fornire prodotti immediatamente fruibili. Questione di fermenzationi corrette, invecchiamento ed escaparate,  ma queste son cose ben note. Credo che un appassionato cerchi questo, almeno io, da appassionato, la penso così. È una questione di rispetto verso chi acquista un prodotto.

CB – Il gruppo per cui lavori è sempre stato leader nell’importazione di sigari dell’area del caribe, eccettuando i cubani, tuttavia se penso alla gamma di prodotti disponibile in passato sul nostro mercato, mi vengono in mente solo i brand storici e blasonati di alto livello, e marchi più vicini al “mass market” ad eccezione di poche referenze. Penso che sia sotto gli occhi di tutti invece la differenziazione della scelta di cui possiamo beneficiare da quando hai messo mano al listino. Anche in quest’ottica la mano dell’appassionato si sente, e credo “paghi” anche dal punto di vista del mercato. Puoi dirci (se la policy aziendale te lo permette) quanto questo abbia influito sulle vendite? E quanto è stata importante la dinamicità dei paesi produttori (uno su tutti il Nicaragua) nell’evoluzione dell’offerta degli ultimi anni
AB- Importiamo molti sigari. Caratteristiche diverse per qualità, forza, modulo, tempo di fumata e prezzo. Non è possibile definire un profilo unico di chi fuma sigari. Ognuno ha esigenze e gusti diversi. Ampliando la gamma abbiamo solo fatto in modo che ogni fumatore potesse trovare, tra quelli disponibili, i sigari che fanno per lui. Non è detto che gli debbano piacere tutti.
Ogni sigaro che proponiamo deve essere eccellente nella sua fascia di prezzo, fermo restando che non debbano esserci difetti, tipo acidità dovuta ad una povera fermentazione dei tabacchi o manifattura scadente del prodotto.
Ampliare la gamma è stata una scelta vincente. Ogni appassionato ha ora la possibilità di scegliere, senza senza doversi accontentare. Inoltre, in tutti i mercati, quando si ha possibilità di scegliere il consumatore acquista consapevolezza e i produttori sono obbligati ad aumentare il livello del servizio proposto.
Chi fuma si è reso conto che la qualità nei nostri sigari c’è sempre, sia quando si spendono pochi euro per i Mustique o i Rosalones sia quando si sceglie un Diadema di Nicarao per una grande fumata.  Per i numeri, beh, da buon napoletano sono decisamente scaramantico, lasciami tacere, ma quando è iniziata quest'avventura, né io né Mario  ci aspettavamo i risultati che stiamo avendo.

CB - Come vedi il mercato italiano negli ultimi anni rispetto a 10-15 anni fa? Pensi che ci sia una maggiore attenzione da parte del consumatore?
AB – Il discorso potrebbe essere inquadrato in un contesto più ampio, visto che sono molti i fattori da considerare. Chiedo scusa se mi dilungo, ma credo sia un aspetto che valga la pena approfondire.
Dieci anni fa in Europa parlare di sigari significava parlare di cubani e marginalmente di Dominicani. Le informazioni che circolavano erano solo di quel mondo. Col tempo sono apparsi nuovi prodotti e il Nicaragua ha ricoperto un ruolo sempre più importante nello scenario sigarofilo europeo. Il lavoro di ricerca che stanno svolgendo ha portato ad ottenere tipologie di tabacchi molto interessanti e i risultati qualitativi sono sotto gli occhi di tutti.
Il consumatore tedesco è stato il primo, in Europa, ad averlo capito e circa 5 anni fa, in Germania, la vendita dei sigari che chiamo extraordinary è aumentata notevolmente e ora sono i più venduti nel paese. L’attenzione alla qualità oggettiva del prodotto è aumentata notevolmente ed il consumatore tedesco ha preferito questa caratteristica, piuttosto che seguire una tradizione che presenta una forte rottura con la realtà dei fatti.
In Italia è iniziato da poco un processo di risveglio e sempre più fumatori scelgono i sigari facendosi guidare solo dal proprio gusto. Questo si verifica soprattutto tra i fumatori giovani, che hanno iniziato a fumare quando la possibilità di poter scegliere non era più monopolizzata. Ma l’approccio è cambiato anche per parecchi fumatori di lungo corso, che non hanno bisogno dell’approvazione di altre persone per stare bene.
C’è da dire che anche le informazioni a disposizione del consumatore sono aumentate e la possibilità di comunicare con appassionati stranieri tramite social network sta creando una rete molto più ampia che aiuta a de-provincializzare l’appassionato italiano e aiutarlo a liberarsi dalle pastoie culturali e falsi miti.
Siamo solo all’inizio di una nuova era, il tutto a vantaggio degli appassionati che avranno la possibilità di scegliere cosa fumare. Sono convinto che il processo abbia superato il punto di non ritorno.

CB – Ora una domanda che tocca il mio gusto da vicino, come i nostri lettori sanno ho un debole per i sigari lunghi e sottili, e ho accolto con molto entusiasmo l’iniziativa di importare sigari lanceros di ottime marche come Oliva, My Father, Don Pepin, e JDN Antano. Al di la del mio gusto però, la scelta è in controtendenza rispetto alla decimazione di questi formati da parte di habanos e non solo, in favore di sigari corti di diametro generoso. Dal tuo punto di vista, “numeri” alla mano, vuoi dirci come il mercato italiano ha accolto i Lanceros? È possibile affermare che il caribe, ed in particolare il Nicaragua, possa fare da trend setter per alcune tipologie di prodotto?
AB – La passione per i sigari di cepo piccolo è anche mia, e non siam soli, te lo assicuro. Qualcuno pensava che gli appassionati italiani non amassero più i lanceros? Credo che per convincere del contrario chi la pensava così sia bastato inserire sul mercato dei lancero ben costruiti, con ottimo tabacco, e prezzo onesto.
In Nicaragua ci sono ottimi terreni, eccellenti Master Blender e manodopera ben addestrata. Ci sono tutte le condizioni per produrre sigari di buona qualità.
Ovvio che la corsa a proporre novità porta a produrre sigari dai blend e dimensioni avveniristici, ma il fattore che porterà il Nicaragua a divenire, se già non lo fosse, leader di mercato è il livello qualitativo alto dei sigari proposti.
Ma non è tutto oro quel che viene dal Nicaragua, motivo per il quale l’attività di selezione che compiamo è fondamentale. Questo perché molti produttori, senza alcun talento, si sono messi in scia e propongono sigari di dubbia qualità.
Quello dei lancero è davvero un ottimo esempio per far capire quanto la passione aiuti a prender decisioni giuste, anche quando tutti scommetterebbero contro.

CB – Un tuo parere sull’onda del successo del recente evento dei “Cigarnauti” a Dozza, Come hai vissuto l’evento? Che feedback hai ricevuto (se ne hai ricevuti) dagli amici presenti all’evento? E cosa ti porti dietro da questo evento?
AB – Quello di Dozza è stato un evento interessante sotto diversi aspetti, con grandi sorprese. Un evento dove l’appassionato - che volge la sua attenzione al sigaro in sé e non al mondo fittizio che gli si può costruire intorno, fatto di trame di vano lusso – ha trovato quel che in cuor suo cercava: Cultura e Amicizia vera. Il fenomeno comunque è in crescita. Ho partecipato ad altre serate che andavano in questa direzione e sono sicuro che il futuro riserbi molte sorprese.
L’entusiasmo tra i partecipanti all’evento di Dozza è stato considerevole. Credo che quelle stesse persone si incontreranno per rifumare insieme, e spero il numero dei partecipanti possa aumentare. Mi ripeto, ma il fumatore vero ha bisogno di un gruppo che diffonda vera Cultura.

CB – Vuoi aggiungere qualcosa che ritieni importante rispetto a quanto ci siamo detti o al mondo del sigaro in genere?
AB – Si, certo. Ma voglio farlo da semplice appassionato. Chi mi ha incontrato a Dozza avrà notato che amo parlare di sigari ad ampio raggio e anche durante il seminario sulla degustazione non ho parlato affatto dei miei sigari.
Questo perché sono convinto che un buon sigaro, come un buon libro, non debba essere spinto per essere venduto, ma è anche vero che per far capire che un Dostoevskij o uno Shakespeare sono dei grandi scrittori non basta saper leggere.
Beh, questo paragone farà storcere qualche naso, ma non credo che esistano rivoluzioni pacifiche ed indolori.
Ritornando alla risposta. Oltre a trasferire le mie conoscenze, che è un po’ come voler insegnare a leggere i grandi autori, cerco di trasmettere un messaggio semplice che, temo, possa comprendere appieno solo chi è appassionato di sigari come me.
Credo occorra avvicinarsi al sigaro senza lasciarsi ammaliare dai canti delle tante sirene che stazionano lungo il tragitto. Molte sono, a dire il vero, stonate e facili da individuare come false guide. Ma altre possono condurre nella direzione sbagliata.
Occorre rimanere concentrati sul sigaro, per scegliere un prodotto il cui prezzo sia in linea con la qualità dello stesso. Il valore di un libro non può essere giustificato dalla qualità della carta scelta o dai colori in copertina, ma da quello che c’è scritto. Così il valore di un sigaro deve essere cercato nella qualità che si percepisce in fumata – legata alla qualità del tabacco utilizzato - e non nei miti e leggende creatisi intorno al prodotto, tenute su da attività di marketing mirate.
In breve tempo si possono acquistare le capacità di scegliere un buon sigaro, sia che debba essere compagno per una fumata solitaria o per una serata da trascorrere con amici.

CB - Ti ringrazio nuovamente per l’intervista a nome di tutto lo staff.

2 commenti:

  1. Ho conosciuto Aniello a Napoli, quest'inverno. Mi ha fatto un'ottima impressione: l'aver fatto di una passione una professione non gli ha fatto perdere l'entusiasmo. E questo conta parecchio, in tutti i campi!

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