Se un merito va ascritto agli autori di questo blog è
senz’altro quello di aver saputo costruire una piazza virtuale in cui lo
scambio di opinioni è capace di far scaturire interessanti discussioni, nuove
prospettive, sperimentazioni di ogni sorta.
Illuminante in questo senso è stato, almeno per il
sottoscritto, l’ultimo eccellente articolo pubblicato dal caro amico Ettore il
quale ha avuto il coraggio (mi si passi la pomposità del termine), in un mondo
troppo spesso ingessato su canoni preconfezionati, di sperimentare nuovi
accostamenti e di condividerli con gli altri. Il suo ardire è stato premiato da
un momento decisamente appagante e ha indotto, non pochi secondo me, a proporre
alla propria comitiva di amici, con la scusa che non ci sono mai stati e che è
pieno
di belle figliole, quel nuovo lounge bar, solo perché si sa ben fornito di vodka, così da ripetere l’esperimento. Bravo Ettore! Hai centrato in pieno quello che credo essere uno degli obiettivi principali del blog.
di belle figliole, quel nuovo lounge bar, solo perché si sa ben fornito di vodka, così da ripetere l’esperimento. Bravo Ettore! Hai centrato in pieno quello che credo essere uno degli obiettivi principali del blog.
Ma come nasce un abbinamento? Esistono alcune tecniche per
testare la validità di uno o più abbinamenti a priori, e sicuramente la lunga
esperienza che gli appassionati del fumo lento hanno acquisito nel corso degli anni ci fornisce tanti spunti. Basandoci,
infatti, sull’accostamento aromatico, oppure sul
lavoro di illustri predecessori che hanno goduto della possibilità di fumare
migliaia di sigari e di bere altrettante bevande, privilegio che, purtroppo,
non è concesso a tutti, siamo in grado di stabilire con quale distillato, quale
caffè o quale cocktail accompagnare al meglio il nostro amico fumoso. Quindi
basterebbe consultare una buona guida e prepararsi all’abbinamento consigliato in
maniera da giungere a lunghi passi verso una sicura riuscita risparmiandosi,
così, un sacco di inconvenienti e di rompicapo. Ma a questo punto, con il
facile successo in tasca, siamo sicuri di aver apprezzato davvero a pieno le
scelte che altri hanno fatto per noi? Siamo sicuri di avere quelle competenze e
quelle capacità “organolettiche” che ci danno davvero la certezza di
corroborare l’accostamento? In taluni casi, certamente si, in altri, e non se
ne abbia a male nessuno, siamo portati a compiacersi della scelta “solo” perché
qualcuno, sicuramente più bravo di noi, ha stabilito che così sia. A questo aggiungerei
un’altra considerazione: dato per scontato che alcuni sigari sono abbinabili
solo con talune bevande, cosa ci impedisce di sperimentare nuovi abbinamenti
per tutti gli altri? Siamo forse tutti a conoscenza del gusto di tutti i sigari
e di tutte le bevande? Siamo forse tutti in possesso delle conoscenze e delle
capacità tali da consentirci di sapere in anticipo se un abbinamento sia
azzeccato o meno? Io molto tranquillamente ammetto di non esserne sicuramente
all’altezza. Anche Ettore ha avuto il coraggio di passare dalla parte degli
“eretici” e il gioco ha dato buoni frutti.
Io nel mio piccolo, essendo costretto in casa da una
fastidiosa influenza, ho voluto annoiare il tedio seguendo il suo esempio. Non
potendo uscire, come detto, mi son dovuto arrangiare con quello che passava il
convento, ma meglio così altrimenti cosa ci sarebbe di rischioso? Per cui mi
sono accostato alla mia cantinetta portaliquori e vi ho scorto una bottiglia
tra le altre. Sembrava proprio fare al caso mio. La suddetta bottiglia
conteneva, e contiene tutt’ora, dell’ottima grappa bianca prodotta nelle
proprie distillerie di Povoletto in provincia di Udine da Bepi Tosolini, uno
dei migliori mastri distillatori della penisola. Nella fattispecie si tratta di
una grappa che, prodotta dalla distillazione di vinacce di uve miste friulane
(Merlot, Cabernet,Chardonnay e Pinot), pur non collocandosi nella linea “Most”,
grappa che viene ricavata dalla distillazione di mosto di uve monovitigno, top
di casa Tosolini, risulta essere un prodotto di alta gamma. Prodotta nel 2012
in occasione del centenario delle distillerie è una grappa che, dopo esser
stata affinata in fusti di frassino, ci si presenta in un colore cristallino.
In bocca risulta essere decisa e fortemente aromatica con spiccata tendenza al
floreale. Sicuramente un buon prodotto.
A questo punto mancava solo il sigaro. Allora come spesso mi
succede quando non ho voglie o esigenze particolari e, ancor più per
assecondare l’esperimento, ad occhi chiusi ho introdotto la mano nella vetrinetta
umidificata e ho lasciato che fosse lei a scegliere per me, affidandomi al suo
istinto e alla buona sorte. La scelta è caduta su un “Regalias di H.Upmann”, un
petit coronas con ring 42 x 129 mm di largo. A crudo è un puro che si presenta
con una fascia leggermente ruvida, sulla quale spiccano diverse venature anche
se non troppo pronunciate e dei puntini neri, veramente fastidiosi alla vista,
di un colorado tendente al chiaro. Tastandolo ci accorgiamo che il riempimento
non è perfettamente regolare, in alcuni punti risulta addirittura eccessivo
tanto da farci temere qualche “nodo”, fortunatamente nel corso della fumata ci
accorgeremo che le nostre paure saranno fugate. Nonostante questo la
costruzione, presentando il sigaro un piede sufficientemente regolare e una
capa ben distesa, sembra essere di discreta fattura. Non si può dire lo stesso
purtroppo per quel che concerne gli odori. L’olfatto, infatti, non viene
appagato affatto dal lieve profumo che sprigiona e nel quale è difficile
scorgere appena il sentore del miele. Non troppo soddisfatto dell’analisi
effettuata a crudo mi accingo all’accensione con il timore di essere stato, per
questa volta, tradito dalla mano. Sorseggio qualche lacrima di grappa
all’inizio del primo terzo, così come farò per i successivi, e aspiro i primi
puoff. Purtroppo mi accorgo da subito che i miei timori non troveranno conforto
nella fumata. Infatti il sigaro risulta essere eccessivamente dry per
supportare gli aromi sprigionati dal distillato che risultano essere decisamente
preponderanti rispetto a quelli offerti dal puro. La paletta aromatica si
risolve per l’intera fumata in qualche nota floreale con un retrogusto di legno
umido e impercettibili note metalliche che mai riescono a sovrastare gli aromi
che arrivano dal bicchiere. Non potevo aspettarmi oggettivamente di più da un
sigaro che avevo già provato in altre occasioni al quale, capitatomi per caso
tra le mani, ho voluto, comunque, concedere un’occasione stravagante. Devo
ammettere che, vista la scarsa complessità e la forza medioleggera è un sigaro
meglio indicato per accompagnare qualcosa di frizzante e fresco all’ora
dell’aperitivo pomeridiano. La prossima volta invece con questa grappa credo
che accenderò un “Toscanaccio “ magari Originale. Chissà se due figli della
stessa terra si intendano meglio.
Vabbè! Pazienza. Stavolta è andata male, non sono stato
fortunato o attento come l’amico Ettore. Mi consolo col fatto che comunque sia
andata è stata un’altra occasione per passare un po’ di tempo in compagnia di un
sigaro, di un bicchiere di buon distillato, di buona musica e soprattutto di me
stesso. Inoltre non potrò rimproverarmi di non averci provato.
Ad maiora.
Bravissimo Vincenzo, l'importante é provare, sperimentare e ampliare la nostra voglia di sapere. Anche perché come ben sappiamo il Mondo dei sigari sta cambiando e rompere alcuni "must" sicuramente porterà vantaggi e nuove prospettive sul mondo dei sigari
RispondiEliminaGrazie Ettore. Condivido quanto dici infatti ritengo che sia un nostro dovere, oltre che un grande piacere, avventurarci in sperimentazioni di ogni sorta anche per fornire ai lettori del blog nuovi e continui spunti di riflessione e di discussione.
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