Spinto da qualche amico fin troppo generoso nei miei
confronti e fin troppo indulgente rispetto alle mie capacità analitiche mi
accingo a scrivere la mia prima
“recensione”. È qui d’uopo fare qualche considerazione a premessa di ciò che
seguirà.
Non ritenendomi per
nulla all’altezza del compito che mi è stato affidato ci tengo a precisare che,
più che come una recensione, questa la concepisco come un insieme di
personalissime considerazioni su di un sigaro fumato, considerazioni che,
assolutamente non immuni a critiche e repliche di ogni sorta, mi auguro
fermamente, abbiano la capacità di far scaturire una chiacchierata tra amici
amanti del buon fumo. Vi prego, amici miei, di assecondare questo mio
desiderio. Mi aiuterete a crescere.
Il sigaro in questione è uno dei classici extracubani, il
Robusto di Dunhill (4,5x52). L’ho acquistato da un mio amico tabaccaio che lo
conservava nel walk-in del suo negozio da non meno di 4 o 5 anni. Lo stato
della conservazione non era dei migliori ma è stato sufficiente fargli
trascorrere un mese e mezzo circa nel mio humidor per riportarlo in condizioni
decenti per arrischiarsi nella fumata.
Già dal confezionamento, un astuccio in
cartoncino molto elegante nei classici colori amaranto grigio tipici di
Dunhill, si capisce che ci troviamo davanti a un prodotto sicuramente di
livello nonostante il costo sia contenuto. A crudo possiamo notare una fascia
colorado tendente al colorado maturo, bruno nei toni; la capa, al tatto
piuttosto setosa, presenta un colore sufficientemente uniforme eccezion fatta
per qualche lieve sfumatura tendente al colorado chiaro nella parte del piede,
con venature non troppo pronunciate. Il riempimento regolare denota una più che
discreta costruzione, solo qualche piccolissimo difetto della capa, ma dovuto
secondo me più ad una non perfettissima conservazione che a difetti di
costruzione veri e propri, gli impedisce di ricevere un voto migliore. Al naso
arrivano profumi di legno e di cuoio anche se quest’ultimo non troppo
pronunciato, si sente bene invece un odore che più che il fieno mi ricorda
l’erba secca.
Già dai primissimi pouff si denota una straordinaria
complessità di aromi che, a dispetto di una non evidente evoluzione, ci
accompagnerà per quasi tutta la fumata. L’apertura è decisamente tendente
all’acido ma senza scadere nello sgradevole, particolarmente piccante con note
spiccate di noce e frutta secca che si alternano in modo veramente
impressionante, soprattutto sul finire del primo terzo, con sentori floreali e
note legnose mentre si va ad affievolire il piccante. Qualche punta lievemente
amara ci accompagna verso il secondo terzo a metà del quale è possibile
percepire qualche nota fruttata intervallata da improvvisi lampi di caramello
mou mentre scompare quasi totalmente la nota piccante. Si siede un pochino sul
finire del secondo terzo tanto che qualche pouff risulta quasi neutro. Riprende
quota invece con l’ingresso nell’ultimo terzo dove incontriamo di nuovo il
caramello mou ma l’aroma, strano a dirsi, virando di più sul tostato non si può
propriamente definire dolce. Si siede di nuovo sul finale senza però diventare
amaro, scompare quasi completamente il piccante così come non si sente neppur
troppo l’inevitabile carico nicotinico; in quest’ultima fase ricorda quasi un
tabacco da pipa.
In conclusione un sigaro che merita decisamente di essere
fumato, considerando anche il buon rapporto qualità prezzo. Meno forte di
quanto mi sarei atteso. Stupisce l’eccezionale complessità degli aromi
percepiti che, a dispetto di un’evoluzione non troppo pronunciata, alternandosi dall’inizio alla fine e
accompagnati da un profumo di fondo del tutto esclusivo e difficilmente
inquadrabile in schemi predefiniti (ricorda solo vagamente la resina di pino),
come se fosse prodotto dalle mani di un abile maitre parfumer per questa particolare occasione, rende l’ora
e un quarto di fumata indiscutibilmente piacevole. Se volete però godervi del
tutto le piacevoli sensazioni che questo sigaro regala fate attenzione a non
accompagnarlo con qualcosa di troppo strutturato rischiereste, a mio avviso, di
coprirne la complessità e di perdervi qualche aroma per la strada.
Uniche note negative: una non perfetta combustione, ho avuto
necessità di pareggiare il braciere in un paio di occasioni e una cenere fin
troppo friabile.
Ad maiora.
Benvenuto Vincenzo!!! ottimo articolo
RispondiEliminaQuando gli autori sono di qualità assoluta come il nostro Vincenzo, il futuro del blog è assicurato!
RispondiEliminaBenvenuto!
Grazie ragazzi. E' per me un onore, oltre che un piacere, il poter scrivere in un blog dove si incontrano persone di grandissima competenza e capacità e dove lo scambio di impressioni è sempre molto interessante.
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