Se è proprio vero che solo i cretini non cambiano mai idea e
gli altri si salvano, beh, ho scampato il pericolo. Che brutti questi Ambasciator Italico! era intitolata la mia
recensione qualche mese fa. E ora non è che io mi voglia rimangiare proprio
tutto quello che scrissi allora, ma una parziale revisione è d’obbligo.
Credo che all’inizio questi ammezzati paghino il fatto di
non essere Toscani, e di essere considerati delle imitazioni dei Toscani. Per
non parlare del fatto che la maggior parte dei tabaccai ha l’abitudine di
tenere prodotti come questi fuori dalle vetrinette umidificate, con
l’inevitabile conseguenza di dare al consumatore (magari frettoloso e che li
vuole provare subito) un sigaro secco, con più pecche di quelle che ha in
effetti. Se lo si fuma anche dopo una permanenza in humidor di almeno un mese,
diventa una fumata tutt’altro che spregevole. Non che dopo il soggiorno in
humidor l’Ambasciator impari molto di più di quel che già sa di suo, ma
sicuramente esprime in fumata i suoi pregi con minore esitazione.
In ogni caso, alla vista questi sigari si presentano scuri,
ruvidi, con alcune imperfezioni (più o meno accentuate in un esemplare o
nell’altro della stessa scatola) che già segnalai nella recensione di ottobre.
Ma è anche vero che si tratta di ammezzati, venduti in sobrie scatole da 5
pezzi, ad un prezzo molto conveniente, se paragonato ai Toscanelli: 3 euro e 50
centesimi.
Quello che mi colpì mesi fa fu il riempimento: sono
ammezzati belli panciuti e pieni, e in parte questo credo possa farci sorvolare
sui difetti di una costruzione che rimane comunque poco più che discreta.
Erba e legno sono i profumi a crudo dell’Ambasciator,
profumi che un amante del Toscano potrà sicuramente apprezzare. Come pure la
compattezza di una cenere grigio chiara, cosa piuttosto sorprendente per un
ammezzato di questo prezzo, se si pensa a prodotti come l’Antica Tradizione (4
euro per 2 interi), la cui cenere friabilissima durante la fumata non farà
altro che spargersi addosso al fumatore. Il tiraggio è regolare e la
combustione tutto sommato buona.
Quel che più fa la differenza fra un Ambasciator secco e uno
ben umidificato credo risieda proprio alla voce “Esame gustativo”. Un esemplare
secco probabilmente non ci dirà molto: avremo la sensazione di fumare aria e
non riusciremo a definire nessun aroma. Un esemplare ben umidificato ci suonerà
asciutto al palato, con i consueti, seppur molto attuti, aromi del kentucky:
cuoio, cacao, tostato, nocciola, legno. Ma soprattutto sarà una fumata erbacea,
dalla forza media.
In definitiva si tratta di un ammezzato dal buon equilibrio,
non troppo complesso, che via via durante una fumata attenta saprà prima farci
distinguere i classici aromi del Toscano, e dopo ce li farà ricordare per la
sua media persistenza. Persistenza che, in esemplari non umidificati, potrebbe
ricordarci piuttosto le sigarette, e non è una bella cosa.
Come già scrissi a ottobre è un sigaro soprattutto per
principianti, che con una spesa modesta possono iniziare il loro percorso di
fumatori di sigari italiani senza passare per i vari aromatizzati e senza avere
i classici capogiri da botta nicotinica. Ma bisogna anche registrare che è un
sigaro per amatori, se pensiamo che molti fumatori di lungo corso hanno trovato
nell’Ambasciator piacevoli sentori che gli parevano appartenere a Toscani di molti
anni fa e non più in quelli di oggi.
Un sigaro adatto alla mattina come al pomeriggio e alla
sera, dal buon rapporto qualità/prezzo, che anche se all’inizio può deludere
molto (come nel mio caso) merita di sicuro una riabilitazione.
Certo, il MOSI dovrebbe
stare più attento alla costanza produttiva: è apparso sinistro ad alcuni
consumatori (me in primis) di trovare nelle stesse scatole esemplari dalla fattura davvero scadente accanto ad altri dignitosissimi. Infine non è
scontato che chiunque possegga un oggetto, spesso costoso, come l’humidor:
sigari secchi si sono fumati sempre e, spesso, con risultati migliori di quelli
ottenuti con l’Ambasciator.
STEFANO VITTORI
Nessun commento:
Posta un commento